Concerti Jazz a cura di Piero Odorici
David Hazeltine Pianoforte
Piero Odorici sax tenore e soprano
Paolo Benedettini Contrabbasso
Luca Santaniello Batteria
Hazeltine è uno dei pianisti che ha forgiato con successo il suo proprio stile. Le sue maggiori influenze si estendono da Art Tatum a Bud Powell, Buddy Montgomery, Barry Harris e Cedar Walton. David ha fatto il suo debutto professionale all'età tredici anni a Milwaukee e successivamente a Chicago e a Minneapolis, dove ha occasione di suonare con grandi jazzisti come Charles McPherson, Eddie Harris, Sonny Stitt, Pepper Adams e Chet Baker il quale lo invita a trasferirsi a New York. Stabilitosi nella Grande Mela nel 1992, David si inserisce subito nell’ambiente musicale costituendo un proprio trio con Louis Hayes alla batteria e Peter Washington al contrabbasso: da quel momento è richiestissimo anche come sideman e lavora con Freddie Hubbard, James moody, Faddis-Hampton-Heat Sextet, Carnegie Hall Big Band, Louis Hayes Quintet, Marlena Shaw (della quale è anche il pianista arrangiatore e direttore musicale). Nel 1996 registra il suo primo Cd come leader dal titolo Four Flights Up (featuring Slide Hampton,).
Ad oggi vanta più di cento incisioni sia come leader che come sideman.
Piero Odorici ha collaborato con musicisti di fama mondiale come Cedar Walton, George Cables, Eumir Deodato, Diane Schuur, Eddie Henderson,Jimmy Cobb, Lee Konitz, Joe Lovano, Steve Lacy, Dee Dee Bridgewater, Mingus Big Band, Joey Di Francesco, e innumerevoli altri. A New York nell’autunno 2012 firma un contratto con la prestigiosa etichetta discografica Savant e registra un Cd prodotto dal leggendario pianista Cedar Walton dal titolo Cedar Walton presents “Piero Odorici with the Cedar Walton Trio” distribuito dalla WEA Warner’s in tutto il mondo.
Aaron Parks Pianoforte
Greg Tuohey Chitarra
DJ Ginyard Contrabbasso
Tommy Crane Batteria
Aaron Parks, originario di Seattle, è un giovane pianista che ha già dato prova di un talento eccezionalmente precoce, segnalandosi negli USA sin dal 1999. Ha iniziato a prendere lezioni di piano all'età di dieci anni con Murl Allen Sanders, e ha fatto parte di diverse formazioni studentesche vincendo numerosi concorsi. Iscrittosi all'età di 16 anni alla Manhattan School of Music per studiare il piano sotto la guida di Kenny Barron, nel 2002 è entrato a far parte del quintetto di Terence Blanchard, esibendosi in tutto il mondo con quella formazione, e prendendo parte all'incisione di diverse colonne sonore realizzate da Blanchard per i film di Spike Lee. Parks dimostra una maturità musicale sorprendente per la sua età, e un talento naturale di alto livello, testimoniato dai numerosi premi, borse di studio e riconoscimenti che ha ricevuto negli USA, nonchè dai giudizi espressi dalla critica. Ha inciso quattro cd a proprio nome per la Keynote Records, e recentemente è stato nominato Cole Porter Fellow dalla American Pianists Association dopo aver vinto la quinta edizione della American Jazz Piano Competition svoltasi a Indianapolis. Aaron Parks ha registrato e suonato in tour con Kurt Rosenwinkel, John Ellis, Gretchen Parlato, Stefon Harris, Will Vinson, Lionel Loueke, Miguel Zenon, Mike Moreno, Eric Harland, Matt Penman, Ben Street, Lizz Wright, Lage Lund, Kendrick Scott, John Patitucci, Mark Turner, e molti altri.
Concerto Jazz a cura di Piero Odorici
Nico Soffiato chitarra
Zach Swanson contrabbasso
Riccardo la Foresta batteria
Il Limited Release trio, di cui i due membri principali Nico e Zach sono in tour in Italia da New York, propone un mix di standard, composizioni originali, brani di jazz contemporaneo e interpretazioni di pezzi rock e folk
Concerto Jazz a cura di Piero Odorici
Sara Jane Voce, Arrangiamenti e direzione
Andrea Taravelli Basso
Simone Migani Pianoforte
Pasquale Montuori Batteria
Aldo Capicchioni Violino
Lea Canini Violino
Aldo Zangheri Viola
Anselmo Pelliccioni Violoncello
Barbara Piperno Flauto
Daniele Torri Flauto
Giorgio Babbini Clarinetto
Il progetto vuole omaggiare 3 grandi compositori: Edu Lobo, Milton Nascimento e Guinga. Sara Jane, cantante di origine inglese, affronta un repertorio che delinea un vero viaggio nella musica Popolare Brasiliana, dallo Choro, alla bossa nova, al Samba. Ciò che ne risulta è un originale sound Jazz, che non snatura l’anima popolare del progetto ma, anzi, ne rivela una chiave forse meno considerata, ovvero quella della contaminazione, vero cuore vibrante di questa musica. La cultura musicale del Brasile è il risultato del suo melting pot sociale: una terra che ospita un popolo variegato trova altrettante sfumature nella sua musica.
Concerto Jazz a cura di Piero Odorici
Paolo Prosperini Chitarra
Alessandro Cosentino Violino
Laura Masi Chitarra
Francesco Angelini Pianoforte
Tommy Ruggero Percussioni
L’ispirazione per questi cinque musicisti bolognesi nasce da uno dei brani più celebri di Django Reinhardt, Minor Swing. Spinti dall’amore per il gipsy jazz, ma desiderosi di creare un loro proprio sound ibrido, decidono di riprendere i brani della tradizione manouche e provare a renderli loro, a contestualizzarli nella loro Bologna degli anni 2000. L’eterogeneità della band, che accomuna percorsi musicali differenti (dal rock al soul, dalla world music alla musica classica), è la chiave di volta per il processo di modernizzazione del genere. Il risultato infatti è una miscela esplosiva a base di rispetto per i grandi solisti del passato, con l’aggiunta di idee e arrangiamenti freschi e coraggiosi. Ascolterete standard propri della tradizione jazzistica e manouche, ma anche composizioni originali, dove si intuisce il desiderio di attualizzare la proposta musicale e di fondere tutte le conoscenze in gioco per plasmare una nuova idea musicale.
(Italia-Francia/1972) di Bernardo Bertolucci (129')
"Così Bertolucci e Brando hanno cambiato la faccia del cinema" (Pauline Kael). Il film infiammò gli anni Settanta e, pur recando ovunque il segno di quel tempo, ancora turba. A Parigi, due sconosciuti sperimentano l'amour à mort, quel Sesso a lettere maiuscole che molto apparteneva alla cultura francese (Bataille su tutti): fuori dall'appartamento di Passy sono un uomo solo e un po' sfatto, una ragazza annoiata e inerte. Contributi cruciali di Kim Arcalli, di Gato Barbieri, di Brando e Schneider. (pcris)
Copia restaurata da CSC-Cineteca Nazionale in collaborazione con Grimaldi Film Productions e Metro-Goldwyn-Mayer Studios
(La hora de los hornos, Argentina/1967) di Fernando E. Solanas (260')
"L'immagine di un popolo vivo che sta resistendo" (Fernando Birri), documentario-fiume sulla storia sociopolitica dell'Argentina e dell'intero Sudamerica, schiacciato dalla pesante eredità neocoloniale. Girato in clandestinità e montato in esilio, un'opera-saggio didattica e metaforica, perfetta sintesi di avanguardia politica e formale, uno dei maggiori esiti del cinema militante anni Sessanta. Diviso in tre parti (Neocolonialismo e violenza, Atto a favore della liberazione, Violenza e liberazione), è dedicato al ‘Che', caduto in Bolivia durante le riprese del film. (ac)
Selezione di cortometraggi (40')
Schermi e Lavagne chiude la stagione del Cineclub con una selezione dei corti realizzati nell'ambito dei suoi laboratori con le scuole e con i giovani filmmaker dei corsi a libera frequenza. Dopo la proiezione, merenda per tutti i bambini in piazzetta Pasolini.
(Morgan, a Suitable Case for Treatment, GB/1966) di Karel Reisz (97')
Pre-sessantotto tra Covent Garden, i salotti swinging, i parchi e i cimiteri di Londra. A portare scompiglio è un pittore d'animali scatenato, idealista, stalinista e dunque davvero matto: sconfitto dalla Storia, avviato a una deriva di tenere allucinazioni zoologiche, avrà la sua rivincita nel doppio colpo di scena (un sussurro che nessuno sente, una grande performance che nessuno vede) del più memorabile finale del free cinema. "Più che di rivolta, è un film di denuncia del fallimento delle speranze comuniste e dell'apparente eternità della borghesia britannica come ruling class" (Franco La Polla). (pcris)
(The Dragon Spell, Ucraina/2016) di Manuk Depoyan (85')
Tratto da una fiaba dello scrittore Anton Siyanika a sua volta ispirata al folklore nazionale, è il primo lungometraggio ucraino animato in 3D. Il piccolo Nicky sogna di diventare un cacciatore di draghi come il leggendario padre. Sbalzato in un mondo magico in compagnia di un pipistrello apprendista mago potrà mettere alla prova il suo desiderio di diventare un eroe. Originale ambientazione nel luminoso paesaggio rurale ucraino.
Animazione. Dai 6 anni in su
Selezione di cortometraggi (40')
Ultimo pomeriggio in Cinnoteca prima della pausa estiva in compagnia della celebre cagnolina a pois nata dalla fantasia di Altan e protagonista della guida La Pimpa e Il Cinema Ritrovato (Franco Cosimo Panini Editore 2017). Un'occasione per conoscere gli autori del libro, ammirare alcuni stupefacenti corti del cinema delle origini e darsi appuntamento a Il Cinema Ritrovato Kids 2018.
Dai 3 anni in su
(Italia/1978) di Ermanno Olmi (170')
"Cannes 1978, Palma d'Oro: L'albero degli zoccoli di Ermanno Olmi, affresco sui mezzadri bergamaschi di fine Ottocento, parlato nel dialetto locale. Rispettando alla lettera le memorie famigliari (spiega Olmi: ‘Erano tutti racconti che avevo udito da mia nonna, ma anche dalle persone che partecipavano ai filò [lavori di gruppo eseguiti la sera], le chiacchiere o di stalla o di sottoportico, racconti dove ognuno doveva trovare la propria morale e quindi elaborare la propria cultura'), e rifacendosi inoltre alle emozioni suscitate dalla lettura in giovane età dei Promessi sposi di Alessandro Manzoni, Olmi ha ricreato minuziosamente esteriorità e interiorità d'un universo scomparso" (Lorenzo Codelli).
Dopo la proiezione, assaggio di focaccia (con erbe o prosciutto di vacca) di Il Serraglio di Ospital Monacale e bicchiere di vino rosso di San Vito.
In collaborazione con Il Mercato Ritrovato
(USA/1967) di D.A. Pennebaker (95')
Il tour inglese del '65 di Dylan. In quello che è considerato l'atto di nascita del rockumentary, il cinema in presa diretta di Pennebaker cattura l'uomo dietro al folksinger, tra esibizioni e dietro le quinte. "Siamo trascinati dentro il film con immediata spontaneità, e torniamo a quegli anni con un'emozione poco controllabile. Ritroviamo un nostro idolo di gioventù, e senza mediazioni ‘entriamo' nel film con la partecipazione e con la sensazione di esserne attori anche noi. Siamo con Dylan e siamo anche, in qualche modo, Dylan" (Goffredo Fofi).
segue
PINK FLOYD LONDON '66-'67 (GB/1967) di Peter Whitehead (30')
Alle origini del mito. La band, allora dominata dalla carismatica figura di Syd Barrett, muove i suoi primi passi sulla scena underground londinese. Ripresi in uno studio di registrazione, eseguono l'inedita Nick's Boogie e una extended version di Interstellar Overdrive. Pieno clima sixties, tra psichedelia e improvvisazione, con un pizzico di spirito dadaista.
(Italia-Belgio/2016) di Pippo Delbono (85')
Pippo Delbono ricerca tra i rifugiati di un centro di accoglienza di Asti gli echi contemporanei della parola cristiana. "Con gli occhi feriti sono entrato in un campo di rifugiati. Senza difese, senza idee chiare, senza capire bene perché andavo lì. [...] E ho incontrato delle persone che portavano segni di grandi ferite, di grandi lotte, ma anche segni di grande vita. Ho trovato qualche cosa in loro che credo c'entri con la verità, la bellezza, l'arte, la fede. E forse con quel Vangelo in cui tanto credeva mia madre" (Pippo Delbono).
PARADISE NOW (USA/1969) di Marty Topp (46')
ORATORIO PER PRAGA (Oratorium pro Prahu, Cecoslovacchia/1968) di Jan Neˇ mec (26')
PARADISE NOW (USA/1969) di Marty Topp (46')
Dallo spettacolo Paradise Now, ripetutamente vietato per motivi d'ordine pubblico: "Il bellissimo film di Marty Topp rivela come le teorie del cambiamento rivoluzionario e l'esperienza della liberazione sessuale non siano percorsi separati verso la bella rivoluzione anarchica non violenta" (Judith Malina).
ORATORIO PER PRAGA (Oratorium pro Prahu, Cecoslovacchia/1968) di Jan Neˇ mec (26')
In Cecoslovacchia il '68 rappresenta il culmine e la fine di un sogno. Quel che doveva essere un documentario sulla primavera di Praga e ‘il socialismo dal volto umano' di Dubcˇ ek diventa, con l'irruzione dei carri armati sovietici, un vivido documento dei tempi della repressione e delle speranze deluse.
(La Chinoise, Francia/1967) di Jean-Luc Godard (90')
Il Godard più (godardianamente) politico. Film in odore di '68, capace di dare una lettura del ‘movimento' che da una distanza prospettica si mostra più azzeccata che mai. Critica ai dogmatismi dell'entourage marxista-leninista, alla politicizzazione di maniera degli studenti ‘borghesi', tutto con un anno d'anticipo sui movimenti sessantottini. Protagonisti la musa Wiazemsky e il truffautiano Léaud. "Quando si riguarda oggi La Chinoise, sbeffeggiato nel 1967 dalla sinistra, non si finisce di stupirsi della precisione con cui Godard ha colto i segni del tempo, che diventeranno manifesti per tutti negli anni seguenti" (Frieda Grafe).
(Italia/2018) di Andrea Chiloiro, Matteo Ragno, Riccardo Franchini, Giovanni Labriola (58')
Sono centinaia i paesi, le borgate e le frazioni abbandonate lungo tutta la dorsale appenninica. Questo documentario, tratto da un'esperienza di viaggio e di ricerca, prova a ricostruire i recenti processi di spopolamento. Dall'Emilia alla Calabria, dalla Campania all'Abruzzo, storie, luoghi e personaggi si intrecciano in un'unica voce appenninica, immaginando nuove prospettive e possibili nuovi radicamenti ad alta quota.
(Italia/2017) di Dario Albertini (97')
Un ragazzo di diciotto anni esce da un istituto per minori privi di sostegno familiare e per la prima volta assapora il gusto dolce-amaro della libertà; una madre chiusa in carcere vorrebbe tanto tornare indietro e ricominciare. Due personaggi strappati dalla realtà e trasportati dentro un film che è prima di tutto un pedinamento dell'uomo, delle sue speranze e delle sue piccole viltà. Ma è anche la storia di un'attesa, un giro a vuoto dell'anima, un racconto di formazione dentro un contesto periferico desolato e opprimente. "Il film nasce dopo aver girato La Repubblica dei Ragazzi. Nel documentario raccontavo di questa struttura nata nell'immediato dopoguerra con l'intento di aiutare giovani privi di sostegno familiare. Negli anni si è evoluta: oggi è una grande casa famiglia. Le riprese sono durate più di un anno e mezzo, tempo che mi ha permesso di vivere e osservare le varie fasi che questi ragazzi devono affrontare. Manuel è una specie di gigante buono che si trova improvvisamente catapultato in una realtà sconosciuta, chiamato a fare delle scelte più grandi di lui, non più protetto in una bolla. Ho lasciato molto spazio all'improvvisazione durante le riprese cercando il momento unico, ciò che accade magicamente in quel preciso istante tra finzione e realtà" (Dario Albertini).
(Francia/1977) di Chris Marker (180')
Cineasta, fotografo, viaggiatore, saggista-sperimentatore. Nel 1968 Chris Marker crea la cooperativa d'assalto Iskra e comincia ad attraversare il pianeta "percorrendolo come un universo di segni da decriptare" (Roger Odin): nel suo film più lungo, il segno è la rivoluzione, così come si è manifestata, tra ideali, insurrezioni e sconfitte, in diverse parti del mondo, nel decennio 1967- 77. Solo immagini d'archivio, montate, interrogate, connesse, disgregate e rimodellate. Una travolgente, militante attualità ricostruita, per cercare di capire "come riescano le persone a vivere in un mondo simile". (pcris)
(The Strawberry Statement, USA/1970) di Stuart Hagmann (103')
Sessantotto e dintorni sulla West Coast. L'occupazione di un campus californiano procede a scatti, non meno travagliata dell'educazione sentimentale dello studente Simon. Tra mozioni rivoluzionarie ed erotismo del ciclostile, i protagonisti di questo minuscolo classico d'epoca sono certamente "piccoli intellettuali confusionari" come scriveva Franco La Polla, che considerava il film un edulcorato tradimento "dello spirito e della lettera delle rivolte studentesche americane"; tuttavia "la brutale carica poliziesca finale contro gli studenti che scandiscono Give Peace a Chance può ancora accendere gli animi libertari" (Il Mereghetti). (pcris)