WHAT COMES NEXT: la nona edizione di roBOt festival, dal 5 al 8 ottobre 2016 a Bologna
La nona edizione di roBOt festival avrà luogo dal 5 al 8 ottobre, per la prima volta all'interno dell’ex Ospedale dei Bastardini e, gradito ritorno, al Cassero. Spazi in parte ritrovati, in parte mai utilizzati fino ad ora, riflettono la direzione intrapresa da RBT09: tra certezze e territori inesplorati.
Un nuovo inizio partendo da basi familiari. In informatica si usa il termine “reboot” per indicare la sequenza di riavvio del computer in seguito ad azioni che hanno compromesso la stabilità o le prestazioni della macchina (Wikipedia). La stessa espressione viene utilizzata in campo artistico, con un'accezione leggermente diversa: in letteratura come in altre forme di fiction (cinema, serie TV, fumetti), il reboot prevede un nuovo inizio.
Stessi nomi ai personaggi, cambia tutto il resto: le storie, il contesto, il corso degli eventi. Dopo RBT08 il sistema operativo ha avuto bisogno di un riavvio. Il precedente modello si è rivelato insostenibile: 18.000 presenze non sono bastate a garantire la sostenibilità della manifestazione. Il futuro, un'incognita allora impossibile da immaginare.
WHAT COMES NEXT è il tema di quest’edizione. Per ripartire è stato necessario riconsiderare la questione da una diversa angolatura: mettere in discussione l'intero apparato, ma senza dimenticare le fondamenta – cosa ci ha portato fino a qui, e come. C'è stato tempo per un salvataggio dati: RBT09 è sì un nuovo inizio, ma con gli elementi essenziali ancora in memoria. La passione e la ricerca del nuovo, nella musica e nelle arti. Per l’edizione numero 9 cambia il contesto - location, dimensioni - non il testo. Lo presentiamo ora. Nessun proclama, niente dichiarazioni ad effetto; lasciamo che siano musica e immagini a parlare. L'intento resta lo stesso: arrivare a un punto diverso da dove eravamo partiti, lavorando sulla qualità del tragitto.
Tutti gli artisti di ROBOT 2016 (in ordine alfabetico):
Aurora Halal // Beatrice Dillon // Cinzia Campolese // Dewey Dell/Massimo Pupillo // Dj Stingray 313 // Dwarfs Of East Agouza // Evil Twin // Fabrizio Mammarella // Hieroglyphic Being // Inner Lakes // Lumisokea // Memoryman // Mop Mop Electric Trio Ft. Wayne Snow // NAS1 // Nicola Ratti // Nudge // Paolo Iocca // Peggy Gou // Petit Singe // Presente + Andrea Masciadri // Primitive Art // Quiet Ensemble // Rabih Beaini + Vincent Moon // Route 8 // Sleep Concert: Rabih Beaini “Repetition of dreams” // Space Dimension Controller // The Analogue Cops // The Grasso Brothers // Verotika // Volkwerk Folletto // “Raving Iran” // 1024 architecture
#robotfestival #RBT09
roBOt Festival è un progetto di Shape, realizzato con il patrocinio e il sostegno di Comune di Bologna, Regione Emilia Romagna e Bologna Unesco City of Music.
Partner: Jägermeister, JUST EAT, Edwin
Content partner: Red Bull Music Academy
Music partner: Spotify
Media partner: Zero, Sentireascoltare
Emanuele Arciuli pianoforte | Bologna Festival. Il Nuovo l’Antico 2016
Shubertiade IV | Bologna Festival. Il Nuovo l’Antico 2016
Ian Bostridge – tenore
Alessio Allegrini – corno
Julius Drake – pianoforte
Robert Schumann
Liederkreis op.24
Franz Schubert
Auf dem Strom op.119 D.943 per voce, corno e pianoforte
Franz Schubert
Lieder da Schwanengesang D.957
Robert Schumann
Adagio e Allegro op.70 per corno e pianoforte
Benjamin Britten
The Heart of the Matter per voce, corno e pianoforte
presentazione del romanzo di Marco Capponi
Ne discutono con l'autore
Davide Rondoni, presidente della Fondazione Zucchelli
Umberto Marconi, I.N.F.N. E CERN
coordina Silvia Denti, editrice e poetessa
di Niccolò Morgan Gandolfi | inaugurazione mostra
L’opera, (dischi di feltro vegetale, corda di canapa e pittura acrilica 750 cm x 650 cm, 2013), realizzata cucendo a mano i vari dischi di feltro tra di loro, riporta in superficie, attraverso l’antica tecnica dello spolvero, la trama essenziale del mosaico della Cattedrale di Santa Maria Annunziata di Otranto realizzato tra il 1163 e il 1165 dal monaco Pantaleone. Figura centrale del pavimento musivo della Cattedrale di Otranto è appunto l’Albero della Vita, da cui l’opera di Niccolò M. Gandolfi prende nome.
coreografia di Angelin Preljocaj per quattro danzatori
Angelin Preljocaj è tra i massimi esponenti della danza contemporanea. Nasce in Francia nel 1957 da genitori albanesi, studia danza classica e quindi contemporanea in Francia e all’inizio degli anni Ottanta a New York con, tra gli altri, Merce Cunningham. Le sue creazioni sono entrate nel repertorio di prestigiose compagnie come il Ballet de l’Opéra National de Paris, il Teatro alla Scala di Milano e il New York City Ballet.
Dopo Empty Moves (part I) del 2004 e (part II) del 2007, Preljocaj prosegue l’esplorazione dell’opera Empty Words di John Cage. Lo spettacolo si nutre delle azioni e dei movimenti ispirati dalle parole e dai fonemi letti dallo stesso Cage al Teatro Lirico di Milano il 2 dicembre 1977. Durante la performance il pubblico iniziò a reagire con grida e rumori creando inconsapevolmente una linea supplementare alla partitura del compositore americano.
Preljocaj opera una riflessione sullo stato del corpo e gioca sulla costruzione e sulla decostruzione degli schemi coreografici: «la nozione di distanziamento – scrive –, di disgregazione del movimento e di una nuova articolazione della frase coreografica domina sul senso e sull’essenza dei movimenti».
coreografia Angelin Preljocaj
creazione sonora John Cage, Empty Words
per quattro danzatori
Ballet Preljocaj presentato in collaborazione con Fondazione Teatro Comunale di Bologna
venerdì 18 novembre ore 21
sabato 19 novembre ore 19:30
proiezione del lungometraggio di Carlotta Piccinini
Il film documenta un progetto di cooperazione allo sviluppo in aree del Magreb, raccontando le storie di donne che si battono per la propria emancipazione, con maturità di linguaggio e tecnica, coniugando alto valore estetico ed etico.
Incontri a cura di Otello Ciavatti e Enza Negroni in collaborazione con il Comitato Piazza Verdi e il Piccolo Bar Sublime.
Prima assoluta con Laura Marinoni e Danilo Nigrelli
Il Purgatorio è un luogo astratto – uno strano luogo da cui si può sì uscire, ma in cui si ritorna comunque – dove un uomo e una donna devono confrontarsi con le verità della loro vita e, attraverso le parole e i ricordi, tentare di redimersi da un tragico destino.
Una stanza bianca. Potrebbe essere un carcere, un manicomio, un luogo di tortura o il Purgatorio... Due personaggi: un uomo e una donna. Un dialogo serrato. Domande e risposte, quasi un interrogatorio. Ma chi è la vittima? E chi il carnefice?
Atti di orgoglio, vendette, crudeltà: Ariel Dorfman riprende il mito di Medea e gli ingredienti della tragedia classica e scrive una nuova opera teatrale sulla violenza e la crudeltà; forte e intensa come La morte e la fanciulla, da cui Roman Polanski trasse l'omonimo film di successo.
di Ariel Dorfman
traduzione Alessandra Serra
regia Carmelo Rifici
con Laura Marinoni, Danilo Nigrelli
Luganoinscena in collaborazione con LAC Lugano Arte e Cultura e Emilia Romagna Teatro Fondazione
prima assoluta
giovedì - venerdì ore 21
sabato ore 19:30
domenica ore 16
10 novembre, ore 20.15 APERITIVO WIKIARENA breve incontro di introduzione allo spettacolo nel bar Terrazza dell'Arena del Sole. Ingresso libero. Dalle ore 19 sarà possibile consumare un aperitivo.
di R.Barnes, J.Nguyen e O.Neergaard-Holm | Anteprima
Dopo la proiezione alla Mostra del Cinema di Venezia, arriva in anteprima a Bologna, per una sola sera, il documentario sulla vita del noto regista statunitense, una proiezione a sostegno della campagna di crowdfunding #IWant - il cinema che non c'è. La proiezione di "David Lynch: the art life" si terrà grazie alla collaborazione tra Kilowatt e Wanted Cinema che in questi anni stanno portando in città alcuni dei documentari più interessanti della scena indipendente internazionale come Nick Cave - 20.000 Day On Earth, Banksy Does New York, Fela Kuti, B-Movie, Mr Gaga.
David Lynch accompagna lo spettatore in un intimo e personale viaggio nel tempo, raccontando gli anni della sua formazione artistica, le sue esperienze e la sua poetica. Dall’infanzia nella tranquilla provincia Americana fino all’arrivo a Philadelphia, le tappe del percorso che ha portato Lynch a diventare uno dei più enigmatici e controversi registi del cinema contemporaneo. Originale miscela di immagini, musica ed estratti dai suoi primi film, DAVID LYNCH THE ART LIFE illumina gli oscuri meandri del suo mondo visionario, offrendo la possibilità di comprendere sia l’artista sia l’uomo.
È lo stesso Lynch ad ammettere: “Penso che ogni volta in cui creiamo qualcosa, un dipinto così come un film, si parta sempre con tante idee, ma è quasi sempre il nostro passato che le reinventa e le trasforma. Anche se si tratta di nuove idee, il nostro passato le influenza inevitabilmente”.
Il documentario ha avuto una genesi lunga e particolare, iniziata nel 2004 durante le riprese del film INLAND EMPIRE. Da allora, il trio formato da Rick Barnes, Jon Nguyen, Olivia Neergaard-Holm ha seguito Lynch nei suoi studi, nelle gallerie d’arte, nei laboratori di scultura e pittura: nei luoghi dove il regista americano da ormai diversi anni dà sfogo alla sua potente e affascinante carica artistica.
Nel febbraio del 2012 il progetto è stato ammesso sul famoso sito di crowdfunding kickstarter, con l’obbiettivo di raccogliere 30.000 dollari per continuare le riprese di un documentario che anno dopo anno stava diventando sempre più grande e impegnativo da gestire. I fan di Lynch su internet hanno risposto con entusiasmo, e dopo soli due mesi la cifra raggiunta era di quasi 180.000 euro.
DAVID LYNCH THE ART LIFE ritrae Lynch nel suo studio sulle colline sopra Hollywood, mentre racconta aneddoti dal proprio passato, come fossero scene da un suo film. Strani personaggi emergono come ombre dalle pieghe del tempo, ma solo per scomparire ancora di nuovo, lasciando un segno indelebile sull’artista e sullo spettatore.
DAVID LYNCH THE ART LIFE mette anche in luce le paure, le contraddizioni e gli sforzi che Lynch ha dovuto superare durante la propria carriera, incontrando le persone che hanno contribuito alla sua formazione. Appare così evidente che già da giovane Lynch vedesse il mondo in modo diverso, assimilandone le ombre e impiegando i propri sogni fino a creare gli affreschi visionari che hanno ipnotizzato il pubblico di tutto il mondo.
Questo film è dedicato alla più giovane figlia di Lynch ed è concepito come un diario privato da padre a figlia. Scostando il velo dall’icona, svela l’uomo David Lynch.
Un film finanziato dal crowdfunding per inaugurare la campagna crowdfunding di wantedcinema #IWant!
L'ingresso alla proiezione è gratuito e l'evento sostiene la campagna di crowdfunding #IWANT il cinema che non c'è per un progetto di spazio nato a Milano dedicato al cinema "alternativo", di ricerca e approfondimento.
Info: http://wantedcinema.eu
#crowdfunding #eppela #comunedimilano #IWant
con Giulia Mancini, Gaetano Mongelli, Gianpaolo Pasqualino, Zoe Pernici
Il giovane attore catanese Gianpaolo Pasqualino porta in scena lo spettacolo Come è profondo il mare, il cui titolo è tratto dall’omonima canzone di Lucio Dalla, e che avrà come interpreti gli allievi diplomati presso la "Civica Scuola di Teatro Paolo Grassi" di Milano.
Il testo nasce da un intenso periodo di scrittura durato quasi due anni, e iniziato con un lavoro di improvvisazione svolto con Antonio Latella su "Orgia" di Pasolini. La messinscena, partendo da una riflessione sull’autonomia creativa e il libero arbitrio, tenterà di indagare la reale natura dei conflitti scenici sfruttando l’improvvisazione, e la drammaturgia attiva e condivisa. Affidando il racconto al punto di vista di un “morto”, Hermes, il lavoro acquisirà anche un orizzonte onirico, pur nell’apparente realtà di un appartamento. Il protagonista Hermes, rivedendo i fatti della sua vita, potrà intervenire continuamente dalla regia per indirizzare secondo la sua volontà ciò che accade sul palcoscenico della sua memoria. Il tempo e lo spazio potranno dunque essere modificati, plasmati e deviati dagli interventi di Hermes, vero demiurgo della sua inesorabile condanna.
regia Gianpaolo Pasqualino
con Giulia Mancini, Gaetano Mongelli, Gianpaolo Pasqualino, Zoe Pernici
residenza ERT - Arena del Sole, con il sostegno di Regione Emilia Romagna, in collaborazione col Centro La Soffitta dell’Università di Bologna
di Dimitris Dimitriadis (traduzione Barbara Nativi e Dimitri Milopulos), diretto e interpretato da Francesca Ballico
Magmatico, bruciante, torrentizio Muoio come un paese racconta la cronaca di un assedio in un anno in cui le donne non riescono a partorire bambini. I nemici premono ai confini e il paese si rinserra, si chiude all'altro e implode. I valori vengono rovesciati, le istituzioni corrotte, gli ideali sviliti. L'idea stessa di nazione è svenduta al primo offerente. È la nave dei folli della tradizione medievale, il mondo a testa in giù. In un clima di cosciente, multiforme schizofrenia, un carnevale tra l'orgiastico e la gita scolastica, il paese si dirige verso la dissoluzione. Appare sul finale un monologo femminile, un'accusa contro la corruzione, la crudeltà, la barbarie in cui si riconoscono i tratti della dittatura dei Colonnelli. Un urlo della donna-nazione che in una metamorfosi assume in sé i mali e la forma del paese, la sua geografia. Una consunzione che prelude a una nuova vita.
Costruiremo un antro di visioni con relitti, tracce di battaglie in corso. Le musiche punteggeranno l'incedere magmatico della testo, il suo fluire bruciante. Vorremmo che parlasse di noi, dei sogni perturbanti, delle cadute. Giù, fino alle corde della commozione.
Il progetto comprende una tavola rotonda al Centro la Soffitta, giovedì 6 aprile h.16.00: Incontro con Dimitris Dimitriadis a cura di Laura Mariani. Intervengono Francesca Ballico, Caterina Gozzi, Dimitra Kondylaki, Gilda Tentorio e il Console Onorario Giorgia Lambraki.
Si parlerà di Muoio come un paese, dei suoi diversi allestimenti e traduzioni, dei rapporti tra il teatro di Dimitriadis, la Grecia e l'Europa. Una scrittura poetica, radicata nella tragedia e nel mito, che cerca nelle profondità della coscienza le antiche ragioni del nostro agire. (Laboratori delle Arti/Teatro, piazzetta Pasolini 5b, entrata via Azzo Gardino 65)
Muoio come un paese
di Dimitris Dimitriadis (traduzione Barbara Nativi e Dimitri Milopulos)
diretto e interpretato da Francesca Ballico
musiche Antonia Gozzi
scene Pastore e Bovina per Elica
organizzazione Maurizio Sangirardi, produzione Associazione Ca' Rossa
residenza ERT- Arena del Sole, in collaborazione con Centro la Soffitta dell'Università di Bologna
e con il patrocinio di Comune di Bologna, Regione Emilia-Romagna, Consolato Onorario di Grecia a Bologna.
con Paolo Musio, testo e regia Pascal Rambert
Regista, drammaturgo e coreografo francese, direttore del parigino Theatre de Gennevilliers, che dedica la sua intera programmazione alla drammaturgia contemporanea, Pascal Rambert è artista caro ad ERT per cui ha già diretto le versioni italiane di due spettacoli: Cloture de l’amour e Prova. Se quest’ultimo lavoro gli era già valso nel 2015 il premio Émile-Augier dell’Académie Française, nel 2016 Rambert ha ottenuto dalla prestigiosa istituzione francese anche il Prix du théatre per l’insieme della sua opera, confermandosi come uno degli artisti teatrali più talentuosi e apprezzati della scena contemporanea. Alle Moline Rambert presenta l'Arte del teatro che mostra un attore spiegare al suo cane in cosa consiste l’arte dell’essere attori. In un appassionato e torrentizio fluire di parole, l’attore sfoga la sua amarezza per un mestiere in cui non trova più la scintilla della creazione, per un teatro che avverte ormai malato, che è necessario riscoprire nei suoi aspetti più autentici: una voce, un corpo che ci guarda, un incontro umano che si realizza. Affidando il suo monologo all’ascolto silenzioso del “migliore amico dell’uomo”, l’attore di Rambert in realtà consegna a noi spettatori un’autentica dichiarazione d’amore per il teatro, arte che esige di essere goduta, che è sinonimo di vita e di passione, che nella dimensione privilegiata del “qui e ora” si nutre del respiro e del battito della contemporaneità.
Alle Moline Rambert presenta L'Arte del teatro, lavoro di cui è protagonista Paolo Musio: un monologo che indaga l'arte dell'essere attore.
da martedì a venerdì ore 20:30
sabato ore 20:00
domenica ore 16:30
Shubertiade III | Bologna Festival. Il Nuovo l’Antico 2016
Ian Bostridge – tenore
Julius Drake – pianoforte
Franz Schubert
Winterreise op.89 D.911
Dice Bostridge: “Tutti i grandi compositori di Lieder mi interessano, ma Schubert più degli altri, in parte per la reattività al testo che si esprime nella melodia come nell’armonia, in parte per l’intimità e la profondità della sua musica”. Nel ciclo memorabile scritto nel 1828, l’anno della morte del compositore, si esprime la poetica funeraria del Viandante, in una ansiosa circolarità espressiva che coincide con una inesorabile estinzione. Lo Schubert estremo che apre la strada al pensiero negativo del Romanticismo.
un progetto di e con Emiliano Brioschi
XY è la coppia eteromorfica di cromosomi sessuali che nella maggior parte dei mammiferi, incluso l’essere umano, definisce il maschio. XY è la storia di tre uomini: uno che è padre, uno che lo è stato, uno che a breve lo sarà. Il progetto nasce dall’incontro tra l’attore Emiliano Brioschi e gli autori Cristian Ceresoli, Renata Ciaravino e Giuseppe Massa, e si compone di tre scritture diverse, che vanno ad associarsi in modo da creare un unico paesaggio per presentare tre storie che tentano con grazia, ferocia e candore di relazionarsi con la paternità, o con ciò che come tale appare agli uomini oggi.
Tre spettacoli differenti – La pratica del dolore, Buddy Love, Valentina – tre scritture contemporanee interpretate da un attore, che comprendono la vocalità sincopata e pop dell’era moderna, e dove i registri si mescolano in un continuo smarcamento tra la lirica dei versi e la prosa del linguaggio quotidiano.
Today Produzione – con il sostegno di Mixité Festival Milano – in collaborazione con Emilia Romagna Teatro Fondazione
Festa delle birre artigianali: Suffragette City edition
La Tarma // Paolo Doesn't Play With Us vi ipnotizzerà.
Fedele al suo nome d’arte, La Tarma si insinuerà nelle nostre teste con le sue canzoni e scaverà, per dirci qualcosa che ci faccia pensare, ci emozioni e assilli: in altri termini ci tarmerà il cuore e il cervello.
La Tarma: voce, synth, drum machine
Giulia Meci: voce, chitarra acustica, ukulele, percussioni
Matu Maini: voce, ukulele, banjo, mandolino, chitarra acustica
Durante Bionda Naturale si terrà la mostra conclusiva dei lavori prodotti dal laboratorio artistico creativo Merrors - disegnare l’identità, powered by Giovani Cassero.
Ingresso gratuito senza tessera
Festa delle birre artigianali: Suffragette City edition
Strizza l’occhio alla Fitzgerald e Stratos, ma si apre alle sonorità elettro e dream pop di St Vincent, Stereolab e Broadcast. La sua scrittura evoca il simbolismo di Rimbaud, poi si fa lieve e giocosa, profuma d’Eau de Violette e di dadaismo, in una sensibilità che è femmina e che tiene per mano Merini e Spaziani.
Sara Loreni sarà ospite a Bionda Naturale, all'interno della rassegna Lady Stardust, per esibirsi nella splendida cornice del Cavaticcio.
Durante Bionda Naturale si terrà la mostra conclusiva dei lavori prodotti dal laboratorio artistico creativo Merrors - disegnare l’identità, powered by Giovani Cassero.
Ingresso gratuito senza tessera
Ian Bostridge presenta il suo volume | Bologna Festival. Il Nuovo l’Antico 2016
Intervengono con l’autore Maurizio Giani, Enzo Restagno.
Il ritratto di Ian Bostridge si completa con la presentazione del suo libro sulla Winterreise, che dimostra la profondità di pensiero del grande tenore. Risulta evidente come questo artista abbia anche larghe esperienze letterarie e filosofiche e sia interessato ai contesti culturali. È questo il suo terzo libro. Il dialogo è condotto da Enzo Restagno, che conosce il mondo viennese anche per aver studiato filosofia all’Università di Vienna.
Ritratto d’artista: Ian Bostridge - Schubertiade II
con Nicola Bortolotti, Roberta Cortese, Lorenzo Fontana, Alessandro Mor, Elena Russo Arman | prove
Il progetto di residenza artistica a cura dei registi Nicola Bortolotti e Lorenzo Fontana ci presenta due diversi fatti di sangue, al centro degli spettacoli Barbablù, speranza delle donne e L'avversario. Il primo lavoro è basato su un testo della drammaturga tedesca Dea Loher e racconta la folle storia di Heinrich Blaubart: giovane commesso che a seguito di una disavventura amorosa si trasforma in un efferato assassino di tutte le donne con cui ha una relazione. Il secondo spettacolo invece è tratto da una storia vera e porta in scena la drammatica vicenda di Jean-Claude Romand, l’uomo che il 9 gennaio 1993 a Prévessin-Moëns, nella Francia orientale, uccise moglie, figli e genitori, tentando poi invano di togliersi la vita.
L'avversario si basa sull’omonimo libro dello scrittore francese Emmanuel Carrère, che seguì il processo di Romand ed è entrò in contatto con lui per analizzare a fondo la sua vicenda. Con un’inedita commistione tra un dramma teatrale e una storia di ʿnon fictionʾ, il progetto artistico di Bortolotti e Fontana mette in campo il tema della follia omicida, portando dentro lo spazio della rappresentazione teatrale i risvolti più brutali della cronaca quotidiana. L’intento è esplorare la dimensione della violenza che scaturisce dal disagio, dal senso di inadeguatezza rispetto alla realtà esterna, o dall’incapacità di fare i conti con l'altro, con i suoi desideri e con quello che ci si aspetta da noi.
Progetto di residenza artistica a cura di Nicola Bortolotti e Lorenzo Fontana
con (in o. a.) Nicola Bortolotti, Roberta Cortese, Lorenzo Fontana, Alessandro Mor, Elena Russo Arman
in collaborazione con la Scuola di Scenografia dell’Accademia di Belle Arti di Bologna – Corso di Scenotecnica (prof. Nicola Bruschi)
Shubertiade I | Bologna Festival. Il Nuovo l’Antico 2016
Ian Bostridge - tenore
Julius Drake - pianoforte
Franz Shubert Die schone Mullerin op. 25 D. 795
Anche quest’anno, dopo il ciclo dedicato ad Isabelle Faust, Bologna Festival propone un ritratto d’artista, Ian Bostridge. È il tenore da camera oggi più reputato per la sottigliezza intimistica esaltata teatralmente. Presenta una crestomazia schubertiana con il raffinato pianista Julius Drake, due raccolte molto toccanti, La bella mugnaia e il Viaggio d’inverno, e una selezione del ciclo postumo Canto del cigno. Nel concerto conclusivo collabora con lo straordinario cornista Alessio Allegrini nello struggente lirismo di Britten.
progetto di residenza artistica a cura di Roberto Scappin e Paola Vannoni
Il nucleo centrale del progetto è il laboratorio denominato Santa pazienza: dì qualcosa di sinistro, una proposta di residenza che vuole essere un’alcova aperta alla drammaturgia contemporanea, uno spazio in cui l’intimità del pensiero viene messa in relazione con altre intimità, per generare quell’orgasmo creativo che si esprime in una scrittura dirompente, capace di offrire nuova credibilità all’agire scenico del terzo millennio.
La residenza prevede incursioni dell’autore e interprete Roberto Mercadini, fecondo creatore di monologhi dagli affondi imprevedibili su personaggi e episodi della nostra storia, con la naturale propensione a instaurare un’immediata empatia con lo spettatore.
La prima settimana saranno presentati al mattino due spettacoli per gli Istituti superiori: Dobbiamo un gallo ad Asclepio: monologo sull’origine della filosofia (11 gennaio) e Come educare alla tempesta: Vita e mente di Giuseppe Mazzini (12 gennaio); nella seconda settimana invece son previsti due spettacoli serali: Se fossi la tua ombra mi allungherei a mezzogiorno – Storia perfetta dell’errore (19 gennaio) e Fuoco nero su fuoco bianco - Un viaggio nella Bibbia ebraica (20 gennaio). Inoltre, la prima settimana si potrà assistere a tre repliche serali di sPazzi di vita (13, 14 e 15 gennaio), l’ultima produzione di Quotidiana.com realizzata in coproduzione con Fondazione Orizzonti d’Arte di Chiusi sul tema della follia. Lo spettacolo darà lo spunto a un incontro-dibattito sulla relazione tra teatro e follia, affrontato con il contributo di figure del settore.
Infine, prima della presentazione dello spettacolo frutto della residenza bolognese (22 gennaio), sarà messo in scena Santa pazienza: dì qualcosa di sinistro (21 gennaio), l’esito performativo della prima edizione del laboratorio realizzata in Toscana.