mostra
Ex Africa semper aliquid novi, così scriveva Plinio il Vecchio nella sua Naturalis Historia, e da qui parte la nostra mostra per raccontare come si intreccino vicende africane ed europee dall’antichità a oggi attraverso “storie” d’arte, di identità, di viaggi e di incontri partendo dalle cronache dei viaggi e dei primi contatti tra europei e africani.
Un’esposizione articolata in più sezioni: dalla qualità formale espressa in opere di grande e piccola dimensione, agli oggetti antichi dei celebri regni africani insieme alle maschere, allefigure rituali e di potere. Sono inoltre proposte le nuove frontiere della ricerca sull’arte africana: l’antichità di quelle manifestazioni e l’identificazione di alcune “mani dei maestri” e con una sezione di indagine sull’estetica diversa del vodu, un’arte accumulativa impregnata di sacralità nel suo persistente divenire con opere che vengono esposte in Italia per la prima volta.
Una mostra curata da Ezio Bassani e Gigi Pezzoli, con il contributo di studiosi italiani e stranieri, e in memoria dello stesso Bassani, scomparso improvvisamente durante i lavori del progetto e figura alla quale si deve la diffusione della conoscenza dell’arte africana nel nostro Paese.
Non una mostra etnografica bensì una grande esposizione che supera la dicotomia generalista/specialistica, puntando a raccontare storie d’arte, di identità, di potere, di sacralità, di incontri e dialoghi.
Ex Africa è resa possibile grazie alla collaborazione di alcuni dei più importanti musei e collezioni internazionali.
Ex Africa presenta il valore dell’arte africana, ricostruendone il contesto storico e culturale da cui essa trae origine, giungendo alla eredità e influenza nella pittura europea d’inizio Novecento con il primitivismo e la cosiddetta Art Nègre, fino a toccare gli ambiti dell’arte contemporanea africana.
Una mostra unica e irripetibile, per una storia da conoscere per riconoscere.
Per l’eccezionalità dei prestiti la mostra è pensata appositamente e unicamente per Bologna e non potrà quindi avere altre sedi.
La mostra è prodotta e organizzata da CMS.Cultura e promossa da Comune di Bologna e Istituzione Bologna Musei | Museo Civico Archeologico, nell’ambito di Italia Culture Africa.
Biglietto per abbonati Card Musei Metropolitani: 7€ (intero 14€)
(Italia-Albania-Argentina/2018) di Paolo Zucca (103')
Un sardo ha comprato la luna. Su pressione degli Stati Uniti, i servizi segreti nostrani scelgono l'agente Kevin Pulcelli per indagare. Il suo vero nome è Gavino Zoccheddu, si spaccia per milanese e ha rinnegato ogni legame con la sua terra. Il ritorno sull'isola e le lezioni per trasformarsi in perfetto maschio sardo lo costringono a fare i conti con le proprie radici. Scritto da Paolo Zucca con Geppi Cucciari e Barbara Alberti, è una commedia spassosa e surreale che "non ha timore di toccare le corde del dramma, né di virare verso le atmosfere liriche e fantastiche".
Lo spunto drammaturgico di fondo nasce da un trafiletto di giornale che raccontava della vendita di lotti sulla Luna da parte di una società americana. A poche centinaia di metri dalla mia casa, sulla costa occidentale sarda, si adagia sul mare una grande distesa di roccia calcarea, bianchissima e piena di crateri, proprio come la Luna. Così ho immaginato che la Luna fosse anche mia. E di tutti i poeti, soprattutto. In un secondo momento, dopo aver scoperto quali sorprese si nascondono tra le pieghe del diritto internazionale in materia di spazio e corpi celesti, ho trovato la chiave di volta dell'intreccio, che ha così assunto, nella sua apparente assurdità, anche un fondamento di tipo legale e politico, oltre che metaforico. (Paolo Zucca)
Incontro con Paolo Zucca e gli attori Benito Urgu e Jacopo Cullin
mostra | opening 7 marzo h 11
L’esposizione costituisce il primo appuntamento di un più ampio progetto dedicato al tema Lavoro, formazione e cultura tecnica femminile, nato da una partnership tra il Museo del Patrimonio Industriale e l’Unione Donne in Italia (UDI), sede di Bologna, e che vede, per questa mostra, la collaborazione della Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna e dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO), Ufficio per l’Italia e San Marino.
Al centro del percorso vi è il tema dell’istruzione professionale e del lavoro femminile nei contesti industriali, con un focus sul territorio bolognese.
Bologna, e l’Emilia-Romagna nel suo complesso, conobbero un’impetuosa espansione industriale negli anni del miracolo economico (1958-1963), della quale anche le donne furono protagoniste. All’importante crescita quantitativa dell’occupazione femminile industriale, non corrispose tuttavia una qualificazione del lavoro delle donne.
L’istruzione professionale divenne così un tema di discussione e azione politica per le associazioni femminili, impegnate a promuovere l’ingresso delle donne in istituti tecnico-industriali come l’Aldini Valeriani per offrire nuove opportunità di lavoro qualificato e una formazione non orientata esclusivamente ai lavori femminili tradizionali.
Le fotografie esposte abbracciano l’arco cronologico compreso tra la seconda metà degli anni Quaranta e la fine degli anni Sessanta del Novecento e provengono dagli Archivi fotografici dell’UDI di Bologna, del Museo del Patrimonio Industriale di Bologna (Fondi Aldini Valeriani e Fototecnica Bolognese) e della Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna (Fondo dello Studio fotografico Villani).
Nella parte iniziale spiccano due nuclei principali: le immagini relative ai corsi di cucito e sartoria, in particolare per ragazze disoccupate, e quelle dell’Istituto Tecnico Industriale Femminile, una nuova scuola afferente all’Aldini Valeriani. Nella seconda parte, dedicata al lavoro in fabbrica, si distinguono alcune serie relative ad ambienti e reparti di aziende storiche bolognesi, come Farmac-Zabban, Weber, Ducati Elettronica e Arco.
Ingresso biglietto museo (€ 5,00 intero / € 3,00 ridotto)
Per gli abbonati alla Card Musei Metropolitani Bologna l’ingresso è gratuito Visite guidate:domenica 10 marzo h 16
mostra curata da uno dei più importanti biografi della famiglia, Frédéric Lecomte-Dieu.
Dal 2 marzo al 5 maggio 2019 ci si potrà immergere nelle emozionanti e nostalgiche atmosfere del sogno americano, sfogliando le pagine di una delle love story più affascinanti di sempre: quella tra Jacqueline Lee Bouvier e John Fitzgerald Kennedy.
A 65 anni dal sigillo di questa iconica unione - spezzata nel 1963 dall'omicidio di John F. Kennedy - la coppia viene omaggiata a Palazzo Belloni con la mostra THE KENNEDY YEARS.
Il percorso è curato da uno dei più importanti biografi della famiglia, Frédéric Lecomte-Dieu.
Nelle storiche sale di Palazzo Belloni, si snoda il racconto formato da frammenti indimenticabili impressi su 320 fotografie provenienti dagli archivi Kennedy. La mostra è realizzata grazie alla collaborazione con il JFK Museum di Boston e sarà, inoltre, arricchita da alcuni oggetti iconici, tra i quali spiccano l’originale sedia a dondolo di John F. Kennedy e la fedele riproduzione del vestito da sposa della First Lady, firmato da Ann Lowe. Gli appassionati potranno leggere alcune lettere originali scritte e autografate dai due protagonisti della storia. Infine, sarà esposta una selezione di articoli, custoditi nell'archivio de il Resto del Carlino, che accompagneranno il visitatore lungo la linea del tempo di un periodo storico indimenticabile.
ORARI:
da mercoledì a domenica 11 - 20
lunedì e martedì visita riservata a gruppi e scuole
PREZZI BIGLIETTO:
-Intero: 10 Euro
-Ridotto: 8 Euro
-Studenti: 5 Euro (under 18)
-Bambini fino ai 6 anni: gratuito
-Possessori Bologna Welcome Card: 6 Euro
-Possessori Card Musei Metropolitani: 6 Euro
Visite estemporanee
Visita adulti (max 25 pax)
Ogni domenica ore 17.00 (escluse festività)
Bambini 7 Euro
Adulti 15 Euro
Laboratorio famiglie
Ogni domenica ore 11.00 (escluse festività)
Bambini 5 Euro
Adulti 10 Euro
Visita guidata Euro 7 cad.
Biglietto gratuito per ogni bambino che entra accompagnato da un adulto pagante
Per Info:
info@palazzobelloni.it
Tel. +39 348 8801100 dal lunedì al venerdì 9.00/13.00 - 14.00/18.00
laboratorio per ragazzi da 6 a 10 anni
Giochi ed esperimenti per capire semplici principi scientifici in un curioso viaggio di scoperta ed approfondimento di alcune leggi della fisica, della meccanica e dell’ottica.
I ragazzi, protagonisti in prima persona come piccoli scienziati, assisteranno ad alcuni esperimenti spettacolari, ribattezzati con nomi simpatici e divertenti: “la pila con le mani”, “il palombaro”, “la danza dei forzati”.
Attraverso queste ed altre insolite esperienze, il percorso si propone di fornire informazioni e curiosità sul mondo che ci circonda, coinvolgendo i ragazzi nell'attività con semplici prove e stimolando in loro la voglia di conoscere e capire.
Prenotazione obbligatoria allo 051 6356611 (entro le ore 13 di venerdì 1 marzo).
Ingresso € 5,00 (gratuito per un accompagnatore adulto)
mostra | opening 7 marzo h 18
Oreste non era un collettivo, non era un sindacato ma, come spesso hanno ribadito i suoi ideatori, era “un insieme variabile di persone”, di artisti che si sono scelti e trovati per un determinato tempo per condividere una certa maniera di vedere il mondo.
Il progetto Oreste non produceva opere e non faceva mostre, creava piuttosto spazi di relazione, di libertà e operatività. Cosa resta oggi di Oreste? La Project Room del MAMbo, così come allora, si trasformerà in uno spazio di relazioni. L’esposizione avrà come fulcro i materiali che hanno riguardato la vita e la storia di Oreste: gli artisti con le loro vite e le loro ricerche e l’archivio composto da materiale audio-video e cartaceo. Di ogni momento si esporranno testi, fotografie, libri, cataloghi e riviste per ricostruire il grande network che l’invisibile Oreste, in pochi anni, ha intrecciato con il mondo dell’arte. Mostra a cura di Serena Carbone.
Per gli abbonati alla Card Musei Metropolitani Bologna ingresso gratuitoMusæ migrantes. I viaggi della musica | #wunderkammer il museo delle meraviglie
Duo Wanami/Tsuchiya in concerto.
Con Takayoshi Wanami, violino e Mineko Tsuchiya, piano.
Takayoshi Wanami ha vinto il primo premio alla Japan Music Competition nel 1962 e nell’anno seguente ha fatto il suo debutto come solista, all’età di 18 anni, con la Japan Philarmonic Orchestra. Si è quindi perfezionato in Europa, studiando con Joseph Szigeti, David Oistrakh, Sandor Vegh, e con Riccardo Bregola e Sergio Lorenzi all’Accademia Chigiana. Dopo aver vinto premi al Concours International Long-Thibaud e alla Carl Flesh International Violin Competition, e aver debuttato con successo a Berlino e Londra nel 1969, si è regolarmente esibito nelle più importanti città europee, suonando anche negli Stati Uniti, in Medio Oriente e in Asia.
Mineko Tsuchya ha studiato pianoforte con il M° Susumu Nagai, perfezionandosi in seguito con i Maestri Carl Seemann, Helmut Barth e Gyorgy Sebok. Si è diplomata alla Tokyo National University of Fine Arts and Music dove ha ricevuto il premio Kreutzer nel 1971, e in Germania alla Hochschule fuer Musik di Friburgo ricevendo il Diploma d’Onore. Ritenuta una delle migliori interpreti giappponesi del repertorio pianistico da camera e nel ruolo di pianista accompagnatore, si è esibita in numerosi concerti in tutto il Giappone con svariati strumentisti.
È possibile prenotare i biglietti su www.museibologna.it/musica.
mostra fotografica e discussione sul libro
Inaugurazione della mostra fotografica di Gilberto Veronesi sui fatti di Bologna dell’11 marzo 1977
Discussione sul libro L’eresia bolognese. Documenti di una generazione ribelle (1967-1990), ed. Andromeda, 2015. Intervengono Giorgio Lavagna e Roberto Sassi
Progetto '77 - Noi c'eravamo, a cura del Gruppo '98 Poesia, da un’idea di Anna Zoli: racconti di donne attive nel Movimento Femminista bolognese negli anni Settanta
Proiezione del video Donne di piombo (2011) realizzato dall’Associazione Paolo Pedrelli - Archivio storico sindacale
Info: Biblioteca Luigi Spina – Tel. 051 500365
Ingresso libero e gratuito
Ri-Creazioni III. Le collezioni museali raccontate | #wunderkammer il museo delle meraviglie
Conferenza di Massimo Privitera.
La conferenza passa in rassegna libri e documenti (a stampa e manoscritti) conservati nel museo che permettono di ricostruire “disfide” fra musicisti: Achille Falcone vs Sebastian Raval; Maurizio Cazzati vs Giulio Cesare Arresti; Arcangelo Corelli vs Giovanni Paolo Colonna; Benedetto Marcello vs Antonio Lotti. Ne viene fuori un interessante affresco dei rapporti e delle rivalità professionali, e della vita musicale nell’Italia d’ancien régime tra Cinquecento e Settecento.
È possibile prenotare i biglietti su www.museibologna.it/musica.
I tesori della musica. Incontri, studi e novità discografiche | #wunderkammer il museo delle meraviglie
Conferenza-concerto sul musicista ungherese Zoltán Kodály in collaborazione con Consolato d’Ungheria della Regione Emilia Romagna, Associazione culturale Italo-ungherese, Bologna Città della Musica UNESCO.
Con Lilla Gabor (Istituto Kodály di Budapest), Maria Elena Mazzella (Conservatorio di Piacenza), Susanna Rozsnyoi (Università di Bologna).
Interventi musicali di Fanny Fogel (soprano) con il quartetto KODALY, Angelica Strano (violino), Istvan Batori (pianoforte).
Zoltán Kodály fu un compositore ed etnomusicologo ungherese, famoso soprattutto per aver coniato il cosiddetto “metodo Kodály”, volto alla conservazione e preservazione della musica folkloristica, che è stato stato inserito tra i patrimoni orali e immateriali dell’UNESCO.
Insieme a Béla Bartók, Kodály viene considerato uno dei nomi più importanti della musica ungherese del XX secolo. Interessato alle melodie arcaiche ungheresi tramandate oralmente diventò pioniere dell’etnomusicologia: visitò diversi villaggi ungheresi nelle aree più remote con lo scopo di raccogliere più informazioni e più canzoni possibili e trasformò questa enorme e minuziosa ricerca nella sua tesi di laurea nel 1906. Il suo metodo di insegnamento prevede l’esposizione alla musica folkloristica sin dalla tenera età, per educare e abituare l’orecchio infantile a determinati suoni. Il suo scopo era di “insegnare musica a scuola in modo tale che non sia una tortura per gli studenti, ma una gioia. Provocare in loro una sete di conoscenza musicale, che durerà per tutta la vita.”
È possibile prenotare i biglietti su www.museibologna.it/musica.
(Messico/2018) di Alfonso Cuarón (135')
Dopo l'esplorazione spaziale di Gravity, grossa produzione hollywoodiana con effetti speciali e star come Sandra Bullock e George Clooney, il messicano Cuarón cambia radicalmente orizzonte e genere e, con meno di un decimo del precedente budget, ispirandosi ai ricordi della propria infanzia, realizza questo potente dramma ambientato a Città del Messico nei primi anni Settanta. Protagonista un'attrice non professionista, Yalitza Aparicio, nel ruolo di Cleo, domestica a servizio di una famiglia benestante del quartiere residenziale che dà titolo al film. Premiato con il Leone d'oro a Venezia, è un capolavoro di stile e di regia in cui l'accurata ricerca visiva - bianco e nero cristallino, costruzione in profondità di campo, complessi movimenti di macchina - contribuisce a rafforzare il realismo della rappresentazione e dei sentimenti. (aa)
Lingua originale con sottotitoli
Musica Insieme è spiacente di informare il pubblico che il recital pianistico di Radu Lupuprevisto per venerdì 12 aprile al Teatro Comunale di Bologna è stato annullato per motivi di salute del Maestro.
Tutti coloro che hanno acquistato il biglietto per il concerto presso la Biglietteria del Teatro Comunale di Largo Respighi 1 possono recarsi presso la Biglietteria stessa da martedì 9 aprile fino a mercoledì 17 aprile per ottenere il rimborso.
Ricordiamo gli orari di apertura della Biglietteria: da martedì a venerdì ore 12-18 e sabato ore 11-15.
ATTENZIONE: per motivi fiscali, è indispensabile portare con sé il biglietto del concerto integro e leggibile.
Coloro che hanno acquistato il biglietto sul circuito Vivaticket saranno invece contattati direttamente per le modalità di rimborso.
Nell’augurare al Maestro Lupu una pronta e completa guarigione, Fondazione Musica Insieme si scusa con il gentile pubblico per il disagio arrecato.
Info:
Fondazione Musica Insieme
051 271932
info@musicainsiemebologna
presentazione del libro
Giulia Caminito presenta Un giorno verrà (Bompiani) e ne parla con Matteo Marchesini.
“Nicola e Lupo non erano fratelli e basta, non erano sangue e basta, erano più della guerra, erano più dell’anarchia, erano stati covati dal mondo per esistere insieme, dovevano esserci per forza nello stesso momento.”
Alla sua seconda prova narrativa, Giulia Caminito sceglie di dare voce a chi non l’ha mai avuta, a chi è ultimo per nascita o per scelta: e si misura così con il grande tema della fede, della speranza salvifica in un mondo migliore.
Lupo e Nicola nascono alle soglie del secolo nuovo, il Novecento, ultimi della progenie di Luigi Ceresa, fornaio nel borgo marchigiano di Serra de’ Conti. La vita dei Ceresa è durissima, come quella di tutti gli abitanti di Serra, poveri mezzadri che vedono spegnersi figli e speranze una dopo l’altra. Lupo, vigoroso e ribelle, e il fragile Nicola sopravvivono forse in virtù della forza misteriosa che li unisce pur nella loro diversità. Zari nasce in Sudan ma viene rapita ancora bambina e poi convertita alla religione cattolica: in pochi sanno che questa è l’origine della Moretta, la badessa del convento di clausura di Serra, che con la sua musica straordinaria e la sua forza d’animo è punto di riferimento per tutta la comunità. Intanto il vento della storia soffia forte: le idee socialiste e quelle anarchiche, la Settimana Rossa del ’14, la Grande Guerra, l’epidemia di Spagnola... Lupo, Nicola e la Moretta dovranno resistere, aprire gli occhi e scoprire il segreto che lega le loro esistenze.
Quella della Moretta – suor Maria Giuseppina Benvenuti, e prima Zeinab Alif, ancora oggi oggetto di culto – è una storia vera, le vicende dei fratelli Ceresa sono invece frutto di invenzione: ma in queste pagine ogni personaggio è seguito con il medesimo sguardo, frutto di una rigorosa documentazione storica e insieme di un’ardente partecipazione spirituale, e raccontato con una scrittura tesa, vibrante, capace di scavare nelle pieghe del tempo e trarne schegge di emozione vivissima.
presentazione del libro
Mariapia De Conto presenta Il silenzio di Veronika (Santi Quaranta) e ne parla con Angela Catrani.
Cade il Muro nel 1989 e Veronika si allontana da Berlino e sparisce, abbandonando il marito e la figlia. Petra, ormai adulta, investiga con una mirabile caparbietà la scomparsa della madre, la cerca per la Germania seguendo deboli tracce, ferita profondamente, spinta da una fortissima rabbia e insieme da una tenerezza filiale, mai affievolita.
Mariapia De Conto propone un romanzo corale, vibrante, dove è la vischiosità della menzogna, soprattutto della delazione, a intorbidare i cuori e le coscienze: i veleni lunghi del Muro continuano, dunque, a corrompere le anime e le spezzano, creando un “muro dentro”. Il male non è opera di una particolare malvagità, di persone abbruttite o perverse, ma una malattia della quotidianità, una malattia comune e ‘banale’.
Il silenzio di Veronika si dipana irruente e delicato, specialmente nel magnifico rapporto tra Günter, il padre, e Petra, la figlia; un rapporto fatto di piccole cose, di un affetto semplice e incommensurabile, teneramente dialogante. La scrittrice pordenonese è capace di delineare un universo composito, con una lingua stringente e insieme colloquiale, che a qualcuno potrebbe apparire come un thriller soltanto avvincente, e invece il romanzo si allarga a esplorare le anime, trasmettendo al lettore le vibrazioni e i battiti interiori più radicati, e scandaglia la società ‘socialista’ della Germania Orientale con l’acutezza dell’indagine psicologica, senza mai cadere nella dimensione partitico-politica o nell’invettiva ideologica.
L’Autrice indaga con bravura e familiarità, coralmente e individualmente, donandoci un’opera insolita, straordinaria, di suggestiva ampia lettura. Alla fine il silenzio di Veronika sarà svelato, dopo che Petra riuscirà a rintracciare la madre: e il confronto-scontro sarà lancinante, senza esclusione di colpi; veritiero. L’innocenza vincerà, con la bellezza della lingua, sulla menzogna.
presentazione del libro
Eleonora Molisani presenta il suo libro, Giraldi edizioni.
Ne parla con Isa Grassano, giornalista e scrittrice.
Letture a cura di Rachele Bonifacio, attrice della compagnia del Teatro Mohole di Milano.
Una famiglia, la sua intensa quotidianità in una Milano metropolitana, l’incapacità di comunicare e andare insieme verso la stessa direzione.
Un romanzo che, con un linguaggio crudo e appassionato, narra l’incomunicabilità di coppia e quella tra genitori e figli, il disagio adolescenziale, la dipendenza dal web e i rapporti sentimentali virtuali. Con un finale inaspettato, quasi da giallo.
presentazione del libro
Per Paesaggi di Poesia, il progetto coordinato da Sergio Rotino
Giusi Quarenghi presenta “Basuràda" (Book editore) e dialoga con Massimo Scrignoli.
"Basura" è l'ora bassa a ridosso del tramonto, l'allargarsi quasi improvviso del giorno in una luce vasta e stillante, come di rugiada. Attenta alla parola dei bambini che imparano a parlare, come a quella dei vecchi che insegnano a tacere, Giusi Quarenghi cattura l'eco della luce che si avverte al fondo del giorno per riconsegnarcela in forma di voce poetica: cosí la "basuràda" avverte della sua presenza e, qui, nuovamente, accade.
Giusi Quarenghi è nata in un paesino della Val Taleggio, e vive e lavora a Bergamo. Fin da piccola appassionata di storie (le raccontava al suo gatto), è una delle narratrici per bimbi e grandi più apprezzate del Paese. Ha scritto racconti, filastrocche, storielle, testi di divulgazione, sceneggiature, romanzi; ha rinarrato fiabe e miti; ha riproposto i Salmi "per voce di bambino". Le sue numerosissime opere sono state pubblicate con EL, Coccinella, Bibliografica, Capitello, La Margherita, Panini, Mondadori, Giunti, San Paolo, Nuages, TopiPittori.
Collabora anche, tra gli altri, con Alessandro Sanna e Chiara Carrer: lei scrive, loro illustrano.
Le opere della Quarenghi si rivolgono a molte fasce d'età: dai bimbi, agli adolescenti e infine gli adulti.
Oltre al Premio Andersen del 2006, Giusi Quarenghi è stata nel 2002 insignita del Premio Nazionale Alghero Donna di Letteratura e Giornalismo, sezione poesia, vinto con la silloge poetica Nota di passaggio (Book editore).
presentazione del libro
L’autore Guido Guerrera presenterà il suo romanzo Pupi Avati, La nave dei sogni.
Con la partecipazione di Pupi e Antonio Avati e della collana Narrativa di Minerva.
Modera l’incontro il giornalista Riccardo Jannello. Letture dell’attore Saverio Mazzoni.
Ingresso libero fino a esaurimento posti | Ore 20.45
L'evento fa parte del ricco calendario di "Serate d'Autore a 5 stelle", la rassegna letteraria firmato dalle edizioni Minerva e dal Gruppo Duetorrihotels.
presentazione del libro
Paolo Ferruccio Cuniberti presenta il suo libro, Edicola Ediciones
Ne parla con l'autore Jonathan Ferramola
Nel 1869, il giovane naturalista piemontese Federico Sacco parte da Genova alla volta del Cile, con l'obiettivo di compiere una prima esplorazione delle selvagge terre della Patagonia, fino ad allora pressoché sconosciute. Tre anni dopo, i membri della Società Geografica Italiana che aveva finanziato la spedizione si riuniscono per valutare l'interesse accademico del diario di Sacco, unica traccia rimasta dell'esploratore misteriosamente scomparso. Attraverso il racconto del proprio viaggio, costellato di straordinari incontri e antiche leggende, il protagonista di "Ultima esperanza" ci accompagna in un'avventura ai confini del mondo, tra coraggiosi indios, colonizzatori senza scrupoli e folli idealisti, in una natura potente e ancora miracolosamente intatta, custode di segreti millenari. La fine dell'esploratore Federico Sacco è avvolta nell'enigma originato dalle sue incredibili scoperte, che sembrano emergere dalle più remote profondità della terra, ma il ritrovamento del suo diario aprirà le porte di un territorio capace di esercitare un'inesauribile forza d'attrazione e la cui sanguinosa storia non deve essere dimenticata.
Paolo F. Cuniberti (1956, Torino) è autore dei romanzi Body and soul (2011), Indagine su Anna (2012), Un’altra estate (2013) e del saggio Orsi, spose e carnevali (2013).
di Oscar Wilde – Fantateatro | Classici di Sera 2018/2019
Jack, tutore della giovane Cecily, ha inventato l’esistenza di Earnest, suo scapestrato fratello, e ogni volta che si annoia nella sua tenuta in campagna, fugge via, con la scusa di andare a rimediare all’ennesima bravata del fratello immaginario. Jack, conosciuto in città col nome di Earnest, ama Gwendolyn, la cui madre lo rifiuta come pretendente in quanto orfano senza passato. Algernoon, fingendo di essere lo sbandato fratello di Jack, piomba nella sua villa di campagna e s’innamora di Cecily, ragazza sognante che ha sempre desiderato fidanzarsi con un uomo che si chiamasse Earnest. Da qui inizia una serie di equivoci, scambi di persona e incastri fino all’ironica e lieta conclusione.
Una commedia esilarante e avvincente, in cui Wilde riesce nello scopo di fare una satira contro la falsa morale dell’epoca vittoriana durante la quale molte persone rispettabili conducevano una doppia vita nascosta. L’umorismo di Wilde è pieno di nonsense, equivoci, ironia, giochi di parole. Il titolo stesso è un gioco di parole: il nome Earnest in lingua inglese ha il significato di onesto, sincero, ed è proprio questo che rende interessante la commedia, basata fin dal titolo su un contro-senso che vede i protagonisti, due bugiardi abitudinari, conosciuti col nome di Earnest.
“L’importanza di chiamarsi Ernesto” racchiude un quadretto che attacca con stile le convenzioni del suo tempo, la stupidità delle etichette sociali, la comica ipocrisia dell’alta società, la vacuità che si annida nel romanticismo infantile di alcune adolescenti. Il tutto messo in scena in una commedia frizzante, briosa e mordace, ma anche allegra, ironica e profonda.
Scarica la brochure degli spettacoli e dei corsi di Fantateatro a Bologna
presentazione libro + Pretty Green band live session
un libro di Edoardo Genzolini, Arcana Editrice (Settembre 2018), incontro con l’autore
A seguire, alle ore 20:00 c/o spazio workshop Pretty Green live session
"La prima cosa cui solitamente si pensa quando si ascoltano gli Who è il movimento. Non inteso come generica variazione di moto, ma un movimento sempre e specificatamente incalzante, incessante, sostenuto. In gergo Mod si direbbe “Action”; perché sì, gli Who, pur non essendo Mod, dell’essere Mod avevano quell’attitudine a collocarsi sempre un poco più avanti rispetto a un tempo tanto musicale quanto storico e sociale. Sempre più urgenti nell’esecuzione, sempre più esigenti nello sviluppare e nel superare continuamente certi stilemi, gli Who declinano azione e movimento in una maniera completamente inedita. Erano, in questo senso, un’ entità proteiforme, in cui i mulinelli di Pete Townshend, le pose drammatiche di Roger Daltrey, lo stoicismo inquieto di John Entwistle e il drumming incessante di Keith Moon conquistavano prepotentemente l’attenzione del pubblico durante i concerti. C’è stato un periodo, nella carriera degli Who, in cui questo tratto naturale si afferma come non mai. Questo libro intende concentrarsi proprio su quel momento, sviluppandosi in due modi: approfondendo e analizzando criticamente il periodo di massima crescita degli Who, identificato tra il 1967 e il 1974, e avvalendosi di una vasta raccolta di testimonianze esclusive che riguarda tutta la carriera della band, dalla prima formazione come High Numbers nel 1964 fino alla morte di Keith Moon nel 1978. Materiale inedito fornito da amici del gruppo, promoter, fotografi o semplici spettatori: scatti rubati, racconti dai backstage, pagine di diari privati, polaroid e super8, racconti di giornate passate in compagnia dei quattro musicisti. “Migliaia di piccoli ricordi” legati a quegli anni in cui gli Who sembravano mutare continuamente, più veloci di quel tempo stesso che li stava giocando." Edoardo Genzolini