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Incontro a cura di Roberto Macellari, Musei Civici di Reggio Emilia.
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Incontro a cura di Giuseppe Maria Della Fina, Fondazione per il Museo "Claudio Faina" di Orvieto.
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Incontro con i curatori della mostra per presentare l'esposizione.
A quasi 20 anni dalle grandi mostre sugli Etruschi di Bologna e Venezia, il Museo Civico Archeologico di Bologna presenta un ambizioso progetto espositivo dedicato alla civiltà etrusca, con oltre 1.400 oggetti provenienti da 60 musei ed enti italiani e internazionali, in collaborazione con la Cattedra di Etruscologia dell’Università di Bologna, e realizzato da Electa. L’esposizione vuole essere un affascinante viaggio nelle terre dei Rasna (come gli Etruschi chiamavano se stessi) tra archeologia e paesaggi e mettendo in risalto novità di scavo e di ricerca sulla storia di uno dei più importanti popoli dell’Italia antica.
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Incontro con Marco Zecchi, Università di Bologna.
Alla metà del XIV secolo a.C. l’Egitto fu sconvolto dall’ascesa al trono di Amenhotep IV, il quale, nel quinto anno di regno, cambiòil proprio nome in Akhenaten. Si inaugurava una politica religiosa votata esclusivamente al culto del dio sole Aten, che apparve già ai contemporanei in contrasto con la oramai millenaria tradizione della civiltàegiziana.
Marco Zecchi racconterà di uno dei momenti più originali della storia egiziana, dominato dalla figura di un sovrano sempre in bilico tra l’essere ritenuto un idealista e il primo monoteista della storia, o un opportunista che ammantò una rivoluzione politica di aspetti religiosi.
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Incontro con Federica Guidi, Museo Civico Archeologico e Cristina Del Gallo, restauratrice.
Dopo le operazioni di restauro "aperto", svoltosi sotto gli occhi del pubblico durante l'estate 2019, il leone etrusco in arenaria è finalmente pronto a mostrarsi nella sua nuova veste. Durante l'incontro saranno presentate le operazioni di restauro effettuate e il leone funerario sarà "ricollocato" (metaforicamente, s'intende) nel suo contesto di rinvenimento storico archeologico: la necropoli etrusca dei Giardini Margherita.
Il reperto, destinato alla funzione di segnacolo funerario, è stato rinvenuto in due frammenti distaccati in corrispondenza della tomba 192 durante le campagne di scavo dirette dall’archeologo Edoardo Brizio alla fine del XIX secolo.
La tipologia iconografica si distingue per la sua particolarità rispetto al contesto del territorio felsineo, dove è documentata la presenza più diffusa di stele a ferro di cavallo. Nei sepolcreti bolognesi sono infatti noti solo tre esemplari di leoni funerari in pietra a tutto tondo, di cui la fiera rinvenuta ai Giardini Margherita costituisce l’esemplare più completo.
50 pezzi unici provenienti dalle collezioni del Musée National Picasso-Paris saranno in mostra al MIC di Faenza, dal 1 novembre 2019 al 13 aprile 2020, in una grande mostra dal titolo “Picasso, La sfida della ceramica” a cura di Harald Theil e Salvador Haro con la collaborazione di Claudia Casali. Un nucleo di inestimabile valore e un prestito eccezionale che affronta tutto il percorso e il pensiero creativo dell’artista spagnolo nei confronti dell’argilla.
Nella mostra faentina verranno analizzate le fonti di ispirazione di Picasso, proprio a partire dai manufatti presenti nelle collezioni del MIC. La ceramica classica (con le figure nere e rosse), i buccheri etruschi, la ceramica popolare spagnola e italiana, il graffito italiano quattrocentesco, l’iconografia dell’area mediterranea (pesci, animali fantastici, gufi e uccelli) e le terrecotte delle culture preispaniche che saranno esposte in un fertile e inedito dialogo con le ceramiche di Picasso.
Una sezione speciale verrà dedicata al rapporto tra Picasso e Faenza. Diversi sono i pezzi di Picasso che il Museo Internazionale delle Ceramiche in Faenza possiede grazie al tramite di Tullio Mazzotti di Albisola, di Gio Ponti e dei coniugi Ramié i quali furono sollecitati a richiedere alcuni manufatti al Maestro per un’esposizione a Faenza e, soprattutto, per la ricostruzione delle Collezioni d’arte ceramica moderna andate distrutte nell’ingente bombardamento alleato del maggio 1944.
La mostra sarà integrata con l’esposizione di documenti e fotografie mai esposti, appartenenti all’archivio storico del MIC. Completerà il ricco apparato didattico e fotografico un video storico di Luciano Emmer del 1954 (Picasso a Vallauris).
La mostra fa parte di «Picasso – Méditerranée»: un’iniziativa del Musée national Picasso-Paris.
Biglietti
Intero: € 14,00
Ridotto Card Musei Metropolitani Bologna: € 10,00
laboratorio per ragazzi da 8 a 11 anni
Laboratorio per ragazzi da 8 a 11 anni a cura di ASTER.
L'attività prenderà l'avvio da una visita alla collezione egizia dove ci si soffermerà in particolare sui meravigliosi gioielli e sulle loro raffigurazioni nei sarcofagi: pettorali, anelli, orecchini e bracciali realizzati in oro, argento e pietre preziose ci mostrano la raffinata arte orafa in possesso degli artigiani egizi. Dopo aver spiegato quali erano i personaggi che li potevano indossare e il significato di alcuni gioielli ci sposteremo nell'aula didattica dove ognuno potrà cimentarsi nella riproduzione di un gioiello che potrà donare a chi desidera!
Ingresso € 5,00 a partecipante (gratuito per un accompagnatore adulto)
(max 20 ragazzi)
Prenotazione obbligatoria a partire dal lunedì precedente l’iniziativa, esclusivamente on line, sul sito del museo alla pagina eventi (www.museibologna.it/archeologico/eventi), selezionando l’evento desiderato e cliccando su ISCRIVITI QUI
visita animata per ragazzi da 8 a 11 anni
Visita con archeologa e attore per ragazzi da 8 a 11 anni a cura di ASTER.
Visitiamo la collezione egizia dove per un pomeriggio bambini e genitori vestiranno i panni di guardie e ladri. Mentre i primi dovranno apprendere trucchi e magie frequentando una divertente "scuola per criminali di mezza tacca", gli altri dovranno assimilare quante più informazioni possibili per difendere i preziosi reperti conservati in museo. Tra prove di abilità, indovinelli e giochi, la sfida è già iniziata!
Ingresso € 5,00 a partecipante (gratuito per un accompagnatore adulto)
(max 20 ragazzi)
Prenotazione obbligatoria a partire dal lunedì precedente l’iniziativa, esclusivamente on line, sul sito del museo alla pagina eventi (www.museibologna.it/archeologico/eventi), selezionando l’evento desiderato e cliccando su ISCRIVITI QUI
visita animata per ragazzi da 8 a 11 anni
Visita animata per ragazzi da 8 a 11 anni a cura di ASTER, in occasione della mostra Atleti, cavalieri e goleador. 3000 e.…110 anni di sport da Felsina al Bologna Football Club per la sezione Lo spot nell’antichità visibile presso il Museo Civico Archeologico.
Lo sapevate che anche i Greci andavano allo stadio? Che le Olimpiadi erano così importanti che per loro si interrompevano le guerre? E che avreste visto giochi atletici anche a un funerale? Scopriamolo insieme, con letture e piccole animazioni che vi porteranno tra gli sportivi e i tifosi dell'antichità
Ingresso € 5,00 a partecipante (gratuito per un accompagnatore adulto)
(max 20 ragazzi)
Prenotazione obbligatoria a partire dal lunedì precedente l’iniziativa, esclusivamente on line, sul sito del museo alla pagina eventi (www.museibologna.it/archeologico/eventi), selezionando l’evento desiderato e cliccando su ISCRIVITI QUI
visita guidata
Visita guidata a cura di ASTER, in occasione della mostra Atleti, cavalieri e goleador. 3000 e.…110 anni di sport da Felsina al Bologna Football Club per la sezione Lo sport nell’antichità visibile presso il Museo Civico Archeologico.
Lo sport e l'agonismo non erano, per gli antichi Greci, solo una pratica "igienica", ma fondamenti della morale intorno a cui ruotava l'intera società ellenica, e trovava grandiosa espressione sia nella sfera mitologica, in particolare nelle figure di Achille, Pelope ed Eracle, sia in quella politica e identitaria, con i giochi panellenici.
Gare atletiche erano organizzate anche in occasione dei funerali, in continuità con la tradizione omerica dei giochi funebri organizzati da Achille in onore di Patroclo, come mostrano le pitture delle tombe etrusche. Sport quindi nella statuaria monumentale, sulla ceramica, sulle monete, nei bronzetti, nei luoghi e negli oggetti della cura quotidiana del corpo, a ribadire una ritualità che, dal mondo greco, passando attraverso quello etrusco e romano, dura fino ai nostri giorni.
Ingresso € 4,00 per la visita guidata + biglietto museo (€ 3,00)
(max 40 partecipanti)
Archivio Aperto 2019
Ricognizione storica sul formato ridotto, in particolare il 16mm, come la chiave di volta tecnologica per spiegare il rapporto tra dinamiche produttive non-theatrical e istituzioni italiane tra gli anni ‘30 e gli anni ‘50, dal Fascismo alla Repubblica.
ORE 18.00 | INCONTRO / PROIEZIONE
La passione del film. Produzione e diffusione del passo ridotto nei Cineguf
a cura di Andrea Mariani (Università degli Studi di Udine)
Una panoramica dei programmi di circolazione dei film all’interno dei Cineguf: mattinate cinematografiche, mostre del film, serate retrospettive dove spesso la vastissima produzione in 16mm dei Cineguf era affiancata a grandi film del cinema internazionale e al cinema educativo diffuso dalle strutture del regime. Il formato 16mm ha avuto, per quella generazione, una funzione decisiva per la costruzione della cultura cinematografica e per la diffusione della pratica del film-making. Il programma presenta alcune rare sopravvivenze delle pratiche cinematografiche a passo ridotto del periodo dei Cine-club e dei successivi Cineguf.
Formati educati: il 16mm come sussidio didattico (1938-1954)
a cura di Diego Cavallotti (Università degli Studi di Cagliari), Simone Venturini (Università degli Studi di Udine).
Nel 1938 il ministro dell’educazione nazionale del regime fascista, Giuseppe Bottai, fondò la Cineteca Scolastica: l’obiettivo era quello di fornire alle scuole supporti didattici provvisti dell’agilità comunicativa del linguaggio cinematografico. Nel dopoguerra, lo stato repubblicano decise di mantenere de facto l’impianto produttivo e distributivo della struttura, limitandosi a una tenue riforma e a un cambio di denominazione dell’ente – dal 1954, Centro Nazionale per i Sussidi Audiovisivi. L’istituto si coordinò, a partire dalla seconda metà degli anni Quaranta, con un altro ente statale, l’ENAM (Ente Nazionale di Assistenza Magistrale), che dal 1947, si occupò della distribuzione dei film della Scolastica presso i provveditorati. Il programma presenta materiali che fanno riferimento al Triveneto e al Provveditorato agli studi di Gorizia: essi sono stati conferiti all’Università degli Studi di Udine, che li ha organizzati all’interno del Fondo ENAM.
Archivio Aperto 2019
Chi sono? Chi siamo? Quale storia portiamo sulla pelle ed è racchiusa nei nostri archivi personali? L’utopia di Boris Lehman, il “tentativo di descriversi” con le immagini, è lunga oltre mezzo secolo.
L’uomo che fin dall’adolescenza ogni giorno filma e fotografa, ha realizzato circa 500 film e scattato oltre 300.000 fotografie, ritraendo se stesso, le persone incontrate, les choses della memoria, con le riprese di un’ultima (s)cena e persino del suo funerale (ricordiamoci sempre che è un artista belga). Di origini ebraiche polacche, nato nel 1944 in Svizzera dove i suoi si erano rifugiati (e dove lui tornerà per filmare il luogo della sua nascita), Lehman ha lavorato con Henri Storck, Chantal Ackerman e il gruppo teatrale Antonin Artaud, ma soprattutto ha realizzato “film personali”, intimi, ironici, surreali nei diversi formati (8mm e Super8 sono conservati da Home Movies che orgogliosamente ne sta curando il restauro). Omaggiato da festival e musei, arriva a Bologna portando un programma che condensa in pochi titoli di diversa durata l’ossessione di un progetto artistico e archivistico a dir poco eccezionale.
SABATO 2 NOVEMBRE ORE 18.00 | PROIEZIONE IN PELLICOLA
Album 1 (1974, Super8)
Filmo e sono filmato. Ho concepito questo film nel 1974 per il primo festival nazionale del film super 8. Gli organizzatori avevano chiesto a qualche professionista di girare un film in questo formato riservato agli amatori. Molti avevano rifiutato. Io no. Con una ventina di cartucce, ho realizzato un film di un’ora, praticamente senza scarti.
Il principio del film era il seguente. Dato che il regolamento del festival vietava agli amatori di presentare dei film di famiglia e dei film di vacanze, e che a me tutto era permesso, ho pensato di farne uno. E dato che si parlava molto di democratizzazione del cinema grazie al super 8, ho pensato di fare partecipare altre persone alla realizzazione del film. Ho filmato e mi sono fatto filmare da 150 persone, amici e altri, visitati da loro o incontrati per la strada durante i mesi di luglio e agosto 1974, a Bruxelles e nei dintorni (B.L.)
SABATO 2 NOVEMBRE ORE 21:30 | PROIEZIONE IN PELLICOLA
À la recherche du lieu de ma naissance (1990, 16mm, 75’)
Boris Lehman ritorna a Losanna dove è nato, il 3 marzo 1944. Vi ritorna 44 anni più tardi, dopo aver vissuto lì il suo primo anno. I genitori, in quanto ebrei, fuggirono dalla Polonia con l’avvento del nazismo e si rifugiarono in Belgio. Dovettero fuggire ancora una volta durante l’occupazione tedesca, e attraversare clandestinamente la Francia per raggiungere la Svizzera, paese neutrale. Boris non ha nessun ricordo di tutto ciò. I suoi genitori sono morti, i testimoni sono scomparsi. Munito soltanto di qualche documento e fotografia trovati nel fondo di una cassa dei ricordi, deambula per Losanna, cercando qualche traccia del suo passaggio, della sua storia, riunendo in qualche modo le prove della sua esistenza. Ma la città tace e resta straniera al regista. Dagli incontri nascono delle storie, che conducono il regista a evocare il tema della sua nascita, legato indissolubilmente al lago Léman che porta il suo nome, a parte una lettera mancante.
DOMENICA 3 NOVEMBRE – ORE 11.00 | PROIEZIONE PELLICOLA
Muet comme une carpe (1987, 16mm, 38’)
«Nei nostri vivai, nei vostri stagni, / Carpe, quanto vivete a lungo. / La morte forse vi dimentica, / Pesci della melanconia» (Guillaume Apollinaire)
Dallo stagno al piatto, il tragitto e il destino di una carpa. Sarà mangiata farcita durante un banchetto festivo. La carpa farcita «alla polacca», chiamata in yiddish «Gefilte Fish» è un piatto tradizionale tra gli ebrei ashkenaziti. Si prepara dolce e va servita fredda all’inizio del pasto. La testa del pesce si riserva al capofamiglia. Girato a Bruxelles, nella ricorrenza del Capodanno ebraico (Rosh haShana), il film mostra dettagliatamente i preparativi culinari, come il rituale e le preghiere che li accompagnano, mettendo l’accento sul sacrificio del pesce e la morte concentrazionaria.
La dernière (s)cène ou l’évangile selon Saint-Boris (1995, 16mm, 14’)
I dialoghi sono tratti dal Vangelo secondo Giovanni.
Gli apostoli sono quasi tutti cineasti, amici (e discepoli) di Boris Lehman venuti a recitare davanti all’ultima casa-atelier d’artista rimasta in piedi di fronte ai nuovi edifici del Parlamento europeo. Il ruolo di Giuda è interpretato da Claudio Pazienza e Boris Lehman incarna il Cristo. La messinscena si ispira all’affresco di Leonardo da Vinci nel convento di Santa Maria delle Grazie, a Milano. Il film è stato girato in qualche ora, una domenica mattina davanti ad una scenografia incredibile, quasi hollywoodiana, in una strada completamente rasa al suolo dagli imprenditori edili, poco prima dell’arrivo della polizia.
Choses qui me rattachent aux êtres (2010, 16mm, 15’)
Il film si presenta come un inventario alla Prévert. Il suo titolo si ispira a Note del guanciale della scrittrice giapponese Sei Shōnagon che fu nella prima metà dell’XI secolo dama di compagnia al servizio dell’imperatrice Teishi. Si pensa ovviamente a Georges Perec, scrittore maggiore del gruppo OuLiPo, ma anche al Dada o al Fluxus. Le immagini e le parole si intrecciano come in una poesia. Dal famoso «questa non è una pipa» di René Magritte, si sa bene che le evidenze sono fallaci, che le parole, come le immagini, possono essere deviate dalla loro funzione primaria. Si tratterebbe qui d’inventare l’oggetto attraverso l’immagine e la parola, filmandola. Atto di creazione, ma anche di designazione, come Dio fece all’inizio con il Cielo e la Terra, con Adamo e Eva. Presentare alla camera oggetti del mio quotidiano (che sono anche delle allegorie) che sono appartenuti ad altri, che letteralmente mi costituiscono: «Sono la somma di tutto quello che gli altri mi hanno dato». Museo sentimentale del quale sarei il guardiano. Ogni oggetto, ogni “cosa” ha la sua storia. Allo spettatore di inventarsene una.
DOMENICA 3 NOVEMBRE – ORE 15.00 | PROIEZIONE PELLICOLA
Histoire de ma vie racontée par mes photographies (1987, 16mm, 210’)
1.senza essere realmente fotografo, Boris Lehman ha fatto e possiede molte foto. La quasi totalità, valutata oggi in qualche centinaio di migliaia, è chiusa in scatole, buste e armadi, al riparo dalla luce e dalla polvere. Immobili, prigioniere di un tempo, sono come morte, o in attesa. In attesa di essere esposte, o pubblicate, che qualcuno lo chieda. A 50 anni, Boris Lehman decide di farne un film. Ma come mostrare tutto questo? Cosa mostrare?
2. All’inizio rovistare, aprire le scatole, guardare cosa c’è dentro. Tutta una vita rinchiusa in una scatola? Il passato risorge, si parla di immagini e le immagini ci parlano. Le persone dimenticate o scomparse si mettono a rivivere.
3. Devo fare dell’ordine nella mia vita? Non posso mostrare solo il mio caos.
4. Al di là della mia volontà, le foto mi sfuggono, mi sfuggono in ogni momento. Volano via, come aspirate dalla camera forse, chi può dirlo! Non riesco a mostrarle.
5. Sono con le spalle al muro, e presto impazzirò. Lo so bene.
6. Vi racconto la mia vita. Non vi racconto la mia vita.
7. Questa volta vi racconto la mia vita. No, non vi racconto la mia vita, sono gli altri a raccontarmi e io racconto quella degli altri. Io è noi, siamo d’accordo?
Archivio Aperto 2019
Videoinstallazioni: The fourth day of school, Italian-African Rhyzome. A choreography for camera (+voice), Mum I’m sorry.
Apertura fino al 19 dicembre.
Archivio Aperto 2019
Il percorso artistico di Martina Melilli intreccia storie, archivi e luoghi degli “italiani” nati in Libia al tempo della colonizzazione attraverso una mappatura della propria memoria famigliare. Anche attraverso l’uso dei social network, l’artista approda a strategie e dispositivi narrativi e di visione originali, per riflettere sulle migrazioni da un lato e dall’altro del Mediterraneo, tra le storie di ieri e il dramma di oggi.
My home, in Libya (2018, video, 66’) di Martina Melilli
Filmando la casa dei suoi nonni vicino a Padova, Martina identifica una mappa di luoghi appartenuti al loro passato. Antonio è nato a Tripoli, in Libia, quando questa era una colonia italiana, e lì ha sposato Narcisa. Sono stati costretti a lasciare il paese all’improvviso nel 1970, dopo il colpo di stato di Gheddafi. Con l’aiuto di un giovane libico contattato tramite i social media, Martina raccoglie immagini di quella che è diventata oggi l’allora “casa” dei suoi nonni. I nomi di alcune strade sono totalmente cambiati, altri no. Tramite lo scambio di immagini e chat, la relazione tra i due diventa più profonda. Il web permette loro di superare pian piano i confini fisici e culturali che separano le loro vite, portandoci all’interno di un mondo nel quale i media non hanno accesso.
Segue la proiezione di frammenti inediti di home movies girati da italiani in Libia tra gli anni ‘30 e negli anni ‘50 e il dialogo tra Martina Melilli, lo storico Gianluca Gabrielli e la storica dell’arte Viviana Gravano.
Archivio Aperto 2019
Doppio autoritratto (1973-1974, 16mm, 13’) di Marinella Pirelli – Proiezione digitale
«In questo film ho cinematografato me stessa. Agisco contemporaneamente come operatore e come attrice. Nelle sequenze di movimento mi sposto con la cinepresa in mano rivolta verso di me. Nessuno controllava l’immagine attraverso la cinepresa durante la ripresa. La cinepresa era il mio partner: Ognuno di voi è ora il mio partner». (M.P., 1974).
Imago (1975, 16mm da Super8) di Valentina Berardinone – Proiezione in pellicola
«È il tentativo di iniziare un discorso analitico sull’immagine, alternando avvenimenti visivi a parole scritte che sull’immagine riflettono […] e che, sullo schermo, divengono esse stesse immagini. Il rapporto tra parola e immagine qui viene spesso rovesciato, a volte giustapposto, sempre leggermente spostato. Torna, in questo film, il sentimento della immagine come “fenomeno”». (V.B., 1975).
Intervengono Pietro Pirelli e la curatrice Jennifer Malvezzi.
Fabio Volo presenta il suo nuovo libro
Fabio Volo presenta il suo nuovo libro
UNA GRAN VOGLIA DI VIVERE (Mondadori).
Intervista l’autore Ettore Tazzioli, Direttore di Trc Tv.
Il nuovo libro di Fabio Volo è il racconto di una crisi di coppia e del viaggio, fisico e interiore, per affrontarla. Un romanzo sincero, diretto, che sa fotografare le pieghe e le piccole contraddizioni dei nostri rapporti. Una storia in cui ritrovarsi, emozionarsi e capire se esiste, a un certo punto, un modo nuovo di stare insieme.
Stagione ottobre-dicembre 2019
Uno spettacolo che ripercorre la storia di una compagnia ormai storica del teatro e della danza italiana attraverso frammenti di memoria per un “concerto”, a partire dal luogo originario di formazione, l’ex Ospedale psichiatrico di Trieste. Un “concerto fisico” che riattraversa Balletto Civile, fondato nel 2003 da Michela Lucenti, la sua forte ispirazione etica e la ricerca su un linguaggio totale dove il teatro, la danza e il canto originale interagiscono naturalmente.
“Ho sempre cantato negli spettacoli anche quando la mia danza era furiosa. Il corpo, i miei gesti sono la mappa di quello che sento e il canto è il mio veicolo per tenermi viva.
Concerto Fisico è una composizione per strumento fisico e vocale, un greatest hits sghembo e storto che non ha niente di nostalgico per raccontare la storia di un gruppo attraverso i racconti di cui si è fatto veicolo. Un juke-box che risveglia gli accenti emotivi di un ricordo che è ancora il presente, di come ci siamo trasformati, della sabbia da cui siamo emersi, delle Creature, dei cavalli di legno costruiti per Troia, degli estintori lanciati nel buio, del mare di latte dove Woyzeck e Andres parlano del vuoto, dell’urlo disperato di Desdemona, di cosa successe a Tebe, della Resistenza, della lotta e della Rivoluzione, di come alla fine gli Agnelli Cattivi siamo tutti noi, del pavimento specchiato e di una fune arancione, del potere e dei cappotti pesanti del 1918, di volpi impagliate e stagioni sessuali, della morte e di una brasiliana con il pennacchio verde, di un piccolo cane bianco, dei tabù, delle papere di plastica e degli acrobati kenioti, dei pompieri e dei preti, di un incidente e un autogrill, di una radio e una città sempre in fiamme, del perché delle cose. Poi tutto scompare, risucchiato negli sguardi, come non fosse mai esistito..
Concerto Fisico è un racconto musicale per azioni che ripercorre e ridisegna la storia di Balletto Civile, cioè la mia, la storia della mia compagnia. Che è stata fondata durante una lunga residenza artistica all’interno dell’ex Ospedale Psichiatrico di Udine, uno dei centri dove Basaglia ha rivoluzionato il concetto di pazzia. La mia arte è nata in quel luogo, isolati dal mondo e allo stesso tempo nel centro del suo fuoco bruciante” (Michela Lucenti).
[Ah-ga-ssi] 139 min. | Thriller Erotico | 2016 (Corea del Sud)
Non dimentichiamoci dei film che lasciano il segno!
Realizzato e distribuito nel resto del mondo nel 2016, solo due mesi fa è giunto nel nostro paese il film sudcoreano presentato a Cannes, premio BAFTA come Miglior Film in lingua non inglese, bellissimo racconto sull’inganno dal regista di OLDBOY.
Così, il 24 ottobre, alle ore 20:45, il Cineclub Bellinzona è orgoglioso di presentare Ah-ga-ssi (titolo internazionale The Handmaiden, o MADEMOISELLE come è stato chiamato in Francia e come si chiama da noi), l’ultimo film di Park Chan-wook. Né la calorosa accoglienza ricevuta a Cannes nel 2016 né gli ottimi risultati ai botteghini di tutto il mondo hanno incoraggiato una distribuzione tempestiva. Per fortuna grazie ad Altre Storie anche in Italia possiamo finalmente vedere quello che, a detta di molti, è uno dei migliori film del decennio.
Nella Corea degli anni ’30, durante l’occupazione giapponese, una ragazza (Sookee) viene assunta come ancella di un’ereditiera giapponese (Hideko) che vive in una grande tenuta di campagna con il prepotente zio (Kouzuki). L’ancella ha però un segreto: è una borseggiatrice. Reclutata da un truffatore che si finge un conte giapponese, Sookee deve aiutarlo a sedurre la signora per convincerla a fuggire con lui, derubarla delle sue ricchezze e rinchiuderla in un manicomio. Il film è ispirato al romanzo Ladra di Sarah Waters.
Ingresso: €5,50 rid. €4,50
Covo Club concerti 2019/20
I Kill Your Boyfriend nascono nel 2011 come side project di elementi dei Wora Wora Washington, Transisters e Kitsune. La loro ricerca sonora spazia dallo shoegaze alla psichedelia, dalla wave all’elettronica filtrata da una sensibilità diretta e viscerale, raffinata e violenta. I Caron Dimonio sono un duo electro /postpunk apparso sulla scena indipendente italiana ed estera nel marzo del 2013. Sono attualmente in tour in Italia e all’estero.
AFTERSHOW
Atmosphere Bologna + Valentine (Decadence)
e Ubermensch (Darkitalia – Webzine & Booking / OBSCURA VERBA
Tracce di rosso sul panno bianco
Presentazione del progetto e del catalogo della mostra edito da PostmediaBooks
Sessantotto artiste internazionali hanno accolto l’invito – e la sfida – a partecipare a questo progetto corale che vede al centro della ricerca artistica un oggetto ormai quasi dimenticato: il panno di lino, un tempo usato per assorbire il flusso mestruale. Un’indagine coraggiosa che si è sviluppata tra il 2014 e il 2018 affrontando molti aspetti legati al femminile – nascita, pubertà, mestruazioni, menopausa, sessualità, legami familiari, violenza, femminicidio – alcuni dei quali ancora tabù. sia in occidente che nel resto del mondo.
Intervengono:
Marinella Manicardi – Associazione Orlando
Annalisa Zito – Direttrice Fondazione Pasquale Battista
Manuela De Leonardis – Ideatrice e curatrice del progetto Il sangue delle donne. Tracce di rosso sul panno bianco (catalogo e mostra)
Promosso da
Associazione Orlando/Centro delle Donne/Biblioteca Italiana delle Donne
Fondazione Pasquale Battista
Nell’ambito della XVI edizione del Festival La Violenza Illustrata 25 novembre al 10 dicembre 2019 promosso da Casa delle donne per non subire violenza Onlus.