(Husbands, USA/1970) di John Cassavetes (138')
Dopo il funerale di un comune amico, Archie, Gus e Harry riassaporano per due giorni il legame d'un tempo, a New York e poi a Londra. Icona del cinema indipendente americano, attore e poi regista, Cassavetes, alla sua quinta regia, è anche protagonista accanto a Ben Gazzara e Peter Falk. Con loro scrive e riscrive la sceneggiatura, gira e rigira scene, per lo più improvvisando. "Mariti è uno dei migliori film che potrete mai vedere. Ma è sicuramente il miglior film che potrete mai vivere" (Jay Cocks). La versione originale di 154 minuti è ridotta a 138 dai produttori (in Italia ulteriori tagli portarono il film a 95').
(Ana Nujood bent alasherah wamotalagah,Yemen-Emirati Arabi Uniti-Francia/2015) di Khadija al-Salami (99')
"Mi chiamo Nojoom, ho dieci anni e voglio il divorzio". Il sottotitolo del film basta per spiegarne il senso e comprenderne l'atto d'accusa. Dal libro di Nojoud Ali e Delphine Minoui, La sposa bambina racconta il difficile percorso di emancipazione di una giovanissima yemenita costretta dalla famiglia a un matrimonio combinato. Un destino condiviso anche da Khadija al-Salami, prima regista dello Yemen.
(Le Grand jour, Francia/2015) di Pascal Plisson (86'). Documentario. Dagli 8 anni in su
Dopo il successo di Vado a scuola, Plisson prosegue il suo viaggio intorno al mondo per raccontare l'infanzia. Questa volta i giovani protagonisti vivono in Mongolia, Uganda, India e a Cuba e si trovano di fronte a prove importanti per il loro futuro, per realizzare i propri sogni (diventare contorsionista, boxeur, ranger o ingegnere). "Mi interessano le sfide della vita che vanno al di là dei nostri limiti. Quei bambini mi toccano profondamente e fanno vedere ai nostri ragazzi, a volte molto viziati, che è bello andare in fondo alle proprie passioni" (Pascal Plisson).
Documentario. Dagli 8 anni in su
(Taiwan-Cina-Hong Kong-Francia/2015) di Hou Hsiao-hsien (120')
Hou Hsiao-hsien affronta per la prima volta il wu xia pian (il cappa e spada cinese) e se ne appropria, lo ‘houhsiao-hsien-izza' per dirla con Serge Kaganski ("Les Inrockuptibles"). Non soltanto il film "è Euripide o Shakespeare trasposti nella Cina del IX secolo" ma trova una strada inedita per la messa in scena dell'azione, distaccandosi dalle coreografie spettacolari di Zhang Yimou, Ang Lee o anche Wong Kar-wai: "Hou Hsiao-hsien pratica l'arte dell'economia, dell'attesa, dell'abbozzo, orchestra i combattimenti con la concisione e la precisione di un ideogramma tracciato a inchiostro di china. Per il resto l'arte della messinscena assomiglia alla cerimonia del tè: umiltà, delicatezza, minuziosità, attenzione al dettaglio".
(A Matter of Life and Death, GB/1944) di Michael Powell ed Emeric Pressburger (104')
Durante la Seconda guerra mondiale, un pilota inglese sopravvive per miracolo allo schianto del suo aereo ma è colto da misteriose visioni dell'aldilà, esiti, forse, del trauma subito. Powell e Pressburger, incaricati di girare un film che distenda i rapporti tra Gran Bretagna e Stati Uniti, danno libero sfogo alla fantasia, opponendo a una sontuosa realtà in Technicolor il bianco e nero del Paradiso. "Amo il modo in cui i due mondi sono caratterizzati da due distinti stili visivi per accentuarne la diversità. E adoro anche le transizioni tra un mondo e l'altro. È una cosa che ho ripreso continuamente nei miei libri e in Spot" (David Wiesner).
(The Aristocats, USA/1970) di Wolfgang Reitherman (100')
Nel cuore di Parigi, una gentile ed eccentrica milionaria decide di lasciare tutti i beni a Duchessa, la sua aristocratica gatta e ai suoi tre adorabili micetti. Risate e avventure si susseguono mentre l'avido e maldestro cameriere cerca di disfarsi di tutta la scomoda cucciolata. Toccherà al gattone scavezzacollo Romeo e alla sua band di jazzisti salvare i piccoli in pericolo. Un irresistibile classico Disney tornato sullo schermo dopo oltre quarant'anni in una nuova e spettacolare edizione digitale.
Animazione. Per tutti
(USA/2000) di Darren Aronofsky (96'). Incontro con il Kronos Quartet
Non ci può essere ‘Primavera' (la rinascita) in questo amaro affresco sulla condizione dell'uomo, suddiviso in tre sezioni (‘Estate', ‘Autunno', ‘Inverno') corrispondenti all'ascesa, al declino e alla caduta dei protagonisti, vittime di una convulsa tossicodipendenza. Montaggio alternato dal ritmo sincopato, frammentazione dell'azione, inquadrature di dettagli, split screen. All'atmosfera cupa e disperata del film dà un contributo decisivo la celebre colonna sonora composta da Clint Mansell (autore delle musiche di tutti i film di Aronofsky) ed eseguita dai Kronos Quartet. Il tema principale, Lux Aeterna, è stato riorchestrato per il trailer del Signore degli Anelli: Le due torri e riutilizzato più volte al cinema e in televisione, da Sunshine al Codice Da Vinci fino alla serie Lost.
Scheda a cura di Bologna Jazz Festival:
“Il Kronos Quartet ha insegnato a generazioni di ascoltatori a non farsi intimorire delle barriere divisorie tra gli stili musicali. E, pur essendo un quartetto d’archi dedito, almeno ufficialmente, alla musica contemporanea, la formazione creata da David Harrington ha saputo crearsi una vasta fama, degna quasi di una rock band, per le sue incandescenti esecuzioni e le scelte di repertorio lungimiranti, visionarie, spesso spiazzanti. Il Kronos Quartet si è dedicato alla musica da film, al tango, alla musica antica, ha fatto scalpore suonando Purple Haze di Jimi Hendrix: servono altre prove dell’estrema apertura artistica di questa formazione? Eccole qui: ha collaborato con Pat Metheny, la rock band messicana Café Tacuba; i gitani Taraf de Haïdouks, i metallari Faith No More, il guru dell’elettronica Bob Ostertag. Dal vivo hanno condiviso il palco con Astor Piazzolla, il Modern Jazz Quartet, Tom Waits, David Bowie, Paul McCartney, Björk…
Fondato a Seattle nel 1973, nel 1978 il Kronos Quartet ha trasferito la sua base a San Francisco, inaugurando quello che è stato il suo organico storico e più duraturo, con David Harrington, John Sherba (violini), Hank Dutt (viola) e Joan Jeanrenaud (violoncello). Nel 1999 la Jeanrenaud ha lasciato il gruppo e, dopo alcune sostituzioni, oggi la violoncellista titolare è Sunny Yang.
I primi due dischi del Kronos misero subito bene in chiaro il loro approccio informale e anticonvenzionale alla musica contemporanea: in programma c’erano musiche di Thelonious Monk e Bill Evans, eseguite in compagnia di Ron Carter, Jim Hall, Eddie Gomez. Ma fu con il passaggio all’etichetta Nonesuch che si definì il loro stile unico e personale, che portò presto il gruppo alla fama internazionale. Da quel momento il Kronos ha eseguito e inciso prevalentemente composizioni e arrangiamenti scritti su misura per il quartetto, legando il proprio nome a quello dei più importanti compositori statunitensi, particolarmente quelli minimalisti (John Adams, Steve Reich, Philip Glass, Terry Riley, Kevin Volans, George Crumb). Non meno significativa è la loro dedizione agli autori dell’Europa orientale (Arvo Pärt, Henryk Górecki, Pēteris Vasks), delle cui pagine talvolta traboccanti di misticismo il Kronos è un infervorato interprete. Il Kronos ha dimostrato uno spiccato interesse anche per sonorità esotiche e world introdotte all’interno dei canoni classici.
Il Kronos Quartet si è più volte cimentato anche con le colonne sonore cinematografiche, eseguendo, tra le altre, le soundtrack scritte da Philip Glass per Mishima (di Paul Schrader) e per la riedizione sonorizzata di Dracula (di Tod Browning) e quelle di due pellicole di Darren Aronofsky: Requiem for a Dream e The Fountain – L’albero della vita”.
Incontro con il Kronos Quartet
In collaborazione con Bologna Jazz Festival
(Italia/2015) di Caterina Taricano e Claudio De Pasqualis (70')
Interverranno gli autori Caterina Taricano e Claudio De Pasqualis.
Elio Pandoli sarà in collegamento telefonico.
Nota a cura degli autori:
“Poliedrico e multiforme, attore e doppiatore, ballerino e cantante, l’inossidabile Elio Pandolfi ha solcato ogni tipo di scena, dalla rivista di avanspettacolo al varietà televisivo, dalla commedia musicale e all’operetta, punteggiando con la sua voce trasmissioni radiofoniche e la versione italiana di grandi film. Una vitalità travolgente che, all’alba dei 90 anni, colora il racconto di una vita che è anche un pezzo di storia dello spettacolo italiano.
La vita di Elio Pandolfi è scandita dallo spettacolo. Già da bambino, Elio Pandolfi diletta famigliari e amici con spettacoli che lo vedono protagonista assoluto; contemporaneamente, diventa un frequentatore assiduo di teatri e sale cinematografiche, esercitandosi anche nell’arte del canto.
Appena terminata la guerra, il ventenne Pandolfi inizia una carriera che lo porta a interagire con tutti i maggiori esponenti dello spettacolo. Lavora con Visconti e con Fellini, frequenta assiduamente Mastroianni, Manfredi, Paolo Panelli, Bice Valori e Antonella Steni, con la quale costituirà un duo affiatatissimo. Pandolfi si cimenta nel teatro drammatico e in quello leggero, in cinema e in televisione, nel doppiaggio e nell’operetta.
Ognuna di queste presenze è raccontata da lui con precisione, con ironia ma soprattutto con una grandissima capacità di raccontare tutto quello che sta attorno alle sue performance.
Attraverso la carriera artistica di Pandolfi si percorrono in realtà 70 anni di spettacolo in Italia: settanta anni raccontati dal loro interno, con una memoria sempre molto viva e una straordinaria capacità di raccontare in modo accattivante i mille volti e le mille declinazioni del rapporto tra attore e pubblico.
La memoria di Elio Pandolfi, come abbiamo detto, è straordinaria. Ma ancora più straordinari sono i documenti che lui stesso ha raccolto con cura quasi maniacale nel corso degli anni. Pandolfi ha realizzato dei filmati a passo ridotto, completamente inediti, nei quali vediamo la vita privata e il divertimento di tanti divi: da Marcello Mastroianni a Nino Manfredi, da Silvana Pampanini a Lina Wertmuller, da Bice Valori ad Antonella Steni. Vere e proprie rarità che ci raccontano un mondo in cui il divismo era intenso ma accessibile e gli artisti vivevano in una sorta dio comunità della quale Elio è testimone imprescindibile.
Una sorta di dietro le quinte che ci racconta con leggerezza e con grande conoscenza dei fatti cosa avveniva quando il cinema italiano era conosciuto in tutto il mondo, quando le televisione muoveva i suoi primi importanti passi, quando il teatro (soprattutto quello leggero) era una fucina inesauribile di talenti pronti a spiccare il volo verso il successo e dotati di una verve recitativa che oggi è difficile ritrovare. La voce di Elio Pandolfi, i materiali di repertorio e i filmati inediti da lui messi a disposizione consentono un vero e proprio viaggio all’interno di un mondo che non è stato mai affrontato con questa attenzione e soprattutto con uno sguardo dal suo interno”.
(Italia/1948) di Vittorio De Sica (92')
(Italia/1948) di Vittorio De Sica (92')
"Perché pescare avventure straordinarie quando ciò che passa sotto i nostri occhi e che succede ai più sprovveduti di noi è così pieno di una reale angoscia?" (Vittorio De Sica). Da divo brillante della commedia anni Trenta, De Sica si trasforma in maestro del cinema, tra i massimi protagonisti del neorealismo italiano. Ladri di biciclette è uno dei capolavori realizzati in coppia con Zavattini. Il quadro di miseria dell'Italia del dopoguerra è condensato magistralmente nella storia di un attacchino cui viene rubata la bicicletta,
unico mezzo di sostentamento per sé e la famiglia. Oscar per il miglior film straniero.
precede
MARSINA STRETTA
(episodio di Questa è la vita, Italia/1954)di Aldo Fabrizi (43')
Dalla novella omonima di Pirandello. Fabrizi dirige se stesso, Lucia Bosè e Walter Chiari. "La rivolta del piccolo borghese pavido umanista, favorita dall'irritazione per la ‘marsina stretta' che deve indossare come testimone di nozze, somiglia a quella di Pensaci,
Giacomino ma è più aspra, aggredisce regole e convenzioni che hanno logorato anche la sua vita" (Goffredo Fofi).
(Italia/1915) di Gustavo Serena e Francesca Bertini (67')
Dal dramma di Salvatore di Giacomo, è ‘il' film di Francesca Bertini: il suo successo più grande, il suo ruolo più vissuto e appassionato, il banco di prova dei suoi molteplici talenti. La diva non solo si cala nei panni di bella figlia del popolo, divisa tra l'amore di due uomini e votata al sacrificio, ma diventa qui anche regista, ruolo che Bertini negli anni ha orgogliosamente rivendicato e che infine la storia del cinema le ha riconosciuto. La versione restaurata di questo capolavoro del muto, considerato il capostipite del realismo cinematografico italiano, recupera tutta la bellezza dei colori d'epoca e delle autentiche, spettacolari ambientazioni napoletane.
precede
L'AVVENTURA DI UN SOLDATO
(episodio di L'amore difficile, Italia/1962) di Nino Manfredi (23')
Manfredi, per la prima volta alla regia (ripeterà l'esperimento con Per grazia ricevuta e Nudo di donna), porta sullo schermo l'omonimo racconto di Calvino. Un vagone del treno, l'incontro tra un soldato e una vedova. Nessuna parola, solo gesti, rumori, emozioni trattenute. "Dato che i miei padreterni erano stati Chaplin e Buster Keaton, mi dissi che se volevo dimostrare a me stesso di aver capito il cinema, dovevo rifarmi al cinema muto".
Copia proveniente da CSC - Cineteca Nazionale
(Italia-Francia/1962) di Michelangelo Antonioni (126')
L'eclisse è la lucida descrizione del fenomeno di un'assenza che si apre fra un uomo e una donna, dividendoli e allontanandoli irreversibilmente. Ma l'estraneità fra i due giovani (lei, borghese annoiata, lui, cinico rampante), è calata da Antonioni in un clima di corteggiamento giocoso e adolescenziale, così da rendere ancora più crudele il vuoto che li separa. L'Italia del miracolo economico è condensata nelle splendide sequenze della Borsa, dominate dalla "violenza del denaro". Nella parte finale (che Wiesner considera straordinaria), mostrando un paesaggio urbano ridotto a linee geometriche, disumanizzato, alienato, Antonioni raggiunge una forma di astrazione figurativa. (rch)
(2001: A Space Odyssey, USA-GB/1968) di Stanley Kubrick (140')
Ermetico, ostico, magniloquente, eccessivo sono solo alcuni degli aggettivi con cui viene accolta l'opera princeps di Kubrick, un'opera - tuttavia - dotata di una tale forza visionaria e di una tale personalità da spazzare via nel tempo qualsiasi dubbio. David Wiesner lo vide a dodici anni, all'epoca dell'uscita in sala, e ne rimase folgorato: "avevo visto tutti i film sullo spazio più o meno profondo e sulle invasioni aliene, dal Pianeta proibito a Marte distruggerà la Terra!, ma nessuno mi aveva preparato alla visione di 2001. Ero stupefatto, confuso e infine ispirato dal suo impatto visivo".
(Italia/2016) di Thanos Anastopoulos e Davide Del Degan (119')
Una spiaggia popolare a Trieste, il Pedocìn, dove un muro alto tre metri separa ancora oggi gli uomini dalle donne. Un anno di riflessioni su confini, identità e generazioni. Una tragicommedia sulla natura umana. "Il muro favorisce la rilassatezza e le confidenze tra persone dello stesso sesso e così ha trasformato il Pedocìn in una specie di ‘zona franca' che è anche una lente sulle identità sociali e culturali di una città che è sempre stata una specie di rifugio delle diversità e della differenza. E che il film fa emergere con ironia e delicatezza, spontaneità e sincerità" (Paolo Mereghetti).
Incontro con Davide Del Degan
Rassegna organizzata da FICE Emilia-Romagna in collaborazione con SNCCI Gruppo Emilia-Romagna Marche e con Gender Bender
(Das blaue Licht, Germania/1932) di Leni Riefensthal (84')
La bella e selvaggia Junta è l'unica a riuscire a scalare una montagna che, nelle notti di luna piena, emana una misteriosa luce azzurra. Per questo sarà accusata di stregoneria dai valligiani. Nel suo film d'esordio, Leni Riefensthal fa sua la lezione espressionista mettendo a frutto l'esperienza maturata come attrice nei film di Arnold Fanck, di cui recupera lo spirito völkisch (fondamento dell'ormai montante misticismo nazionalistico) nell'opposizione tra purezza della tradizione e corruzione delle spinte civilizzatrici. (ac)
Copia proveniente da CSC - Cineteca Nazionale
Copia in 35mm
BJF2016
Protagonista di questa nuova serata nello storico jazz club di via Mascarella sarà il duo che affianca Daniele di Bonaventura (bandoneon) e Giovanni Guidi (pianoforte): intimismo, esaltazione melodica ma anche un piccante senso di modernità, per un abbraccio tra sonorità mediterranee e sudamericane.
Generazioni ed esperienze musicali diverse si incontrano nel duo che affianca l’ancor giovane pianista Giovanni Guidi e il bandoneonista Daniele di Bonaventura: dal loro incontro scaturisce una musica lirica ma inquieta, cantabile eppure imprevedibile, che trae suggestioni dal tango, il blues, il minimalismo, il Mediterraneo, l’Africa.
Giovanni Guidi (Foligno, 1985) è ormai un leader affermato. Lanciato dalla prestigiosa partecipazione ai gruppi di Rava e poi dalla vincente collaborazione con Gianluca Petrella, ha dato vita a innumerevoli progetti personali: in solo, in vari duetti, trii e quartetti sino all’ampio organico della Unknown Rebel Band.
Nato a Fermo nel 1966, Daniele di Bonaventura ha vissuto la musica a tutto tondo: dalla classica alla contemporanea, dal jazz al tango e la world music, con incursioni nel mondo del teatro, del cinema e della danza. Le situazioni che in tempi recenti lo hanno tenuto sotto i riflettori sono la collaborazione con Miroslav Vitous e soprattutto il duo con Paolo Fresu. Ma ha suonato anche con Enrico Rava, Toots Thielemans, Omar Sosa, Greg Osby, Oliver Lake, David Murray, Dino Saluzzi, Francesco Guccini, Ornella Vanoni…
presentazione della nuova rivista edita da Sciame Press
In occasione del BilBolBul 2016 il collettivo Sciame presenta Armata Spaghetto, una nuova rivista che attraverso fumetti di genere esplora il territorio italiano in un turbinio di segni, tratti, colpi di scena e fortissime emozioni.
A moderare la serata un ospite d’eccezione, Lorenzo Palloni.
Armata Spaghetto è una rivista edita da Sciame Press. Lo scopo della pubblicazione è indagare il territorio italiano attraverso storie a fumetti di genere, una sintesi tra le visioni pop e quelle più autoriali, “Armata Spaghetto” sonda le strade, le provincie e le caratteristiche nostrane tramite il linguaggio della nona arte.Tutti i racconti hanno in comune un forte imprinting territoriale, una narrazione dell'Italia in chiave fantastica, fantascientifica, post-apocalittica, horror, crime (ecc..). Ogni genere è trattato secondo le sensibilità dei fumettisti coinvolti. La rivista presenta inoltre articoli, interviste e altri contenuti con cui gli autori esplorano e allargano i margini dei loro universi narrativi.
Sciame è un collettivo di fumetto e illustrazione nato a Bologna nel Gennaio del 2016. Il progetto nasce in seno all'Accademia di Belle Arti di Bologna, dove tutti i membri fondatori si sono formati.Uno degli obiettivi principali del collettivo è realizzare fumetti di stampo autoriale underground, confezionate in un prodotto esplicitamente pop. Restate in ascolto, sentirete un ronzio. Membri attuali: Maurizio Lacavalla; Kevin Scauri; Simone Pace; Raffaele
un libro di Marco Magnani (Einaudi 2016)
Sarà presente l’autore.
Conduce Cinzia Venturoli (Unibo). Intervengono Piero Ignazi (Unibo) e Vera Negri Zamagni (Unibo).
compagnia Punta Corsara | Agorà Stagione Teatrale 2016 – 2017
da John Poole e Antonio Petito a William Shakespeare
di Emanuele Valenti e Gianni Vastarella
con Giuseppina Cervizzi, Christian Giroso, Vincenzo Nemolato, Valeria Pollice, Emanuele Valenti, Gianni Vastarella
regia e spazio scenico Emanuele Valenti
aiuto regia Gianni Vastarella
drammaturgia e organizzazione Marina Dammacco
La compagnia è nata dal laboratorio non-scuola Arrevuoto tenuto a Napoli e Scampia da Marco Martinelli nel 2005, come progetto speciale presso il Teatro Auditorium di Scampia, con la volontà di attivare percorsi artistici per il quartiere e per la città, coinvolgendo adulti e adolescenti.
A partire dalla suggestione di Hamlet Travestie, riscrittura burlesque settecentesca di John Poole, passando per Don Fausto di Antonio Petito, Punta Corsara immagina una famiglia napoletana a noi contemporanea, i Barilotto, in un quadro di sopravvivenza quotidiana: il lavoro, la casa, i debiti, i figli. Ognuno vincolato al legame con l’altro, in una stasi violenta in nome dell’unità.
Con questo spettacolo continua il progetto Shakespeare. Delle Storie., realizzato in occasione del 400 anniversario della scomparsa dell’autore, promosso dall’Associazione Liberty e realizzato nell’ambito di Agorà, la nuova stagione teatrale dell’Unione Reno Galliera, con il sostegno dell’Assessorato alla Cultura della Regione Emilia-Romagna e con la direzione artistica di Elena Di Gioia.
Il pagamento del biglietto d'ingresso per gli eventi che si tengono nel circolo costituisce un contributo per il FINANZIAMENTO delle attività dell'ASSOCIAZIONE
Dopo la firma con Merge Records e la pubblicazione di “Pile”, arrivano per la prima volta in Italia A Giant Dog. Acclamati da tutta la stampa a stelle e strisce con Pitchfork che ha inserito il singolo “Sex & Drugs” tra i migliori 17 brani per l’estate (http://pitchfork.com/thepitch/1167-17-pitchfork-staffers-name-their-song-of-the-summer), oltre a recensire il disco con un 8.2, la band di Austin, TX, capitanata da Sabrina Ellis sarà in Italia a novembre per presentare il nuovo album. Arrivati quasi da sconosciuti su Merge Records dopo due album pubblicati da etichette minori, A Giant Dog sono una delle più belle sorprese di quest’anno. Power-pop, garage, punk e glam in una mescola devastante. Prodotto come il precedente Bone da Mike McCarthy, Pile ha tutti gli elementi al posto giusto: sezione ritmica precisa, chitarre taglienti e noise quanto basta, melodie vocali micidiali e tanto entusiasmo. Proprio per questo che Merge, sempre alla ricerca di talenti nei bassifondi di internet, ha puntato su di loro: «siamo solo persone di merda che non meritano di firmare per Merge», ha dichiarato senza giri di parole la cantante Sabrina Ellis, «ma ora che ci siamo, balliamo».