(Mali-Germania/2016) di Lutz Gregor (90')
Da sempre la musica è parte integrante dell'identità del Mali. Questo documentario è un viaggio sonoro alla scoperta della cultura musicale di un paese considerato la culla del blues, passato dalle sponde del fiume Niger ai campi di cotone del Mississippi seguendo le rotte delle navi negriere. Insieme a Fatoumata Diawara, astro nascente della scena pop africana, incontriamo musicisti che si battono per la libertà d'espressione, minacciata dall'islamismo radicale.
(Inxeba, Sudafrica-Germania /2017) di John Trengove (88')
Sudafrica orientale. Un gruppo di adolescenti di etnia Xhosa si prepara all'ukwaluka, rito di passaggio verso l'età adulta attraverso una cruenta cerimonia di circoncisione e un periodo d'isolamento tra le montagne. Tra loro il ricco e occidentalizzato Kwanda, costretto a partecipare dal padre, scontento della mollezza del figlio. L'eterno conflitto fra tradizione e modernità in un film girato in gran parte con camera a mano e stile documentaristico, j'accuse nei confronti di tradizioni ancestrali violente e machiste e delle loro castranti ricadute.
(Nigeria/2016) di Marcello Merletto (63')
Il documentario racconta le storie di uomini e donne in transito lungo le rotte migratorie dall'Africa occidentale all'Italia. Villaggi rurali del Senegal, stazioni degli autobus e ‘ghetti' di trafficanti in Niger, case e piazze italiane fanno da sfondo a viaggi coraggiosi, dalle conseguenze spesso drammatiche.
precede
UN ENFANT PERDU
(Senegal/2016) di Abdou Khadir Ndiaye (19')
Un bambino di una famiglia benestante si perde per le strade di Dakar. Inizia per lui un percorso d'iniziazione nel sottomondo miserabile della città.
(The BFG, USA-GB-Canada/2016) di Steven Spielberg (117')
Il gigante del titolo è diverso da tutti gli altri crudelissimi esemplari della sua specie: come scopre con sollievo l'orfanella Sophie, il GGG non mangia gli umani (solo disgustosi cetrionzoli) e vive in una caverna dove colleziona i sogni dei bambini. Regista del fantastico a misura di bambino, Spielberg porta sullo schermo il famoso romanzo di Roald Dahl con la tecnica della motion capture, che permette di ricreare digitalmente gli attori.
Fantastico. Dai 6 anni in su
(Francia-Senegal-Mali/2016) di Daouda Coulibaly (95')
Stanco della sua misera vita per le strade di Bamako, il giovane autista Ladji decide di intraprendere la ben più remunerativa quanto rischiosa carriera di narcotrafficante, arrivando a contatto con i vertici politici e militari del paese, al-Qaeda compreso. Ambientato nel 2012, anno del colpo di stato in Mali, un thriller politico adrenalinico capace di coniugare il racconto di una rapida ascesa criminale alla Scarface con l'analisi (e la critica) di una società e un sistema di potere incancreniti e corrotti.
(Francia-Belgio-Senegal/2017) di Alain Gomis (123')
Félicité è una donna fiera e autonoma che si guadagna da vivere cantando in un bar di un quartiere popolare di Kinshasa. Le cose cambiano improvvisamente quando il figlio ha un incidente, costringendola a una disperata odissea per procurarsi il denaro necessario alle cure. Dramma sincero e toccante, Félicité è un ritratto al femminile sostenuto da una colonna sonora raffinata e da uno stile visivo giocato sull'intimità dei primissimi piani dei protagonisti. In concorso all'ultima Berlinale.
(Marocco-Italia/2016) di Adil Azzab, Rezene Magda e Andrea Pellizzer (75')
La realizzazione di questo film indipendente a budget zero è una storia nella storia: Adil Azzab, immigrato dal Marocco quando aveva tredici anni, e Magda Rezene, nata in Italia da genitori eritrei, si incontrano in un centro di aggregazione giovanile milanese che li spinge a raccontarsi attraverso il videomaking. La storia di Adil è quella di un bambino in fuga dalla miseria della campagna marocchina per raggiungere il padre in Italia. La voglia di integrarsi in nuovo mondo, ricco di possibilità, si accompagna al desiderio di riscoprire le proprie radici.
precede
NYERKUK
(Sudan/2016) di Mohamed Kordofani (19')
Dopo aver perso il padre in un disastro aereo Adam, dieci anni appena, è costretto a fuggire in città, dove diventa un abile e ambito scassinatore di appartamenti. Riuscirà a salvarsi da un mondo di perdizione e disvalori dominato da brutalità e disonestà?
(The Eagle Huntress, GB-Mongolia-USA/2017) di Otto Bell (87')
Aisholpan ha tredici anni e vive sulle montagne della Mongolia. Vuole diventare la prima donna addestratrice di aquile, antica arte tradizionalmente riservata ai maschi. Guidata dal padre e con la forza della sua determinazione, riesce a partecipare al Festival dell'Aquila Reale. Al suo esordio nel documentario, Otto Bell racconta una storia toccante sullo sfondo di paesaggi naturali mozzafiato.
Documentario. Dagli 8 anni in su
(Sudafrica/2016) di Akin Omotoso (115')
Un viaggio nel ventre di Johannesburg attraverso le storie di tre sconosciuti provenienti dalla provincia che, in modi diversi, si trovano invischiati nei tentacoli della metropoli in una rete di corruzione e violenza. Ritmo incalzante, spazi urbani straordinariamente fotografati, in un film a un tempo avvincente e commovente, sintesi delle tensioni e delle aspirazioni di una grande città.
(Mauritania/1970) di Med Hondo (98')
In una colonia francese africana non meglio identificata, alcuni uomini neri si raccolgono di fronte a un prete bianco per un battesimo accompagnato da una ‘ridenominazione', primo atto di un processo di sradicamento e soggiogazione. In Francia gli immigrati di colore, in cerca di una vita migliore, trovano solo disoccupazione, miseria e indifferenza burocratica. Rompendo ogni convenzione inguistica, Hondo ricorre a frammenti narrativi stilizzati e dalla forte impronta surrealista per un atto di accusa mordace e ironico nei confronti del razzismo e dei valori del capitalismo occidentale. (ac)
Restaurato da Cineteca di Bologna in collaborazione con Med Hondo con il sostegno di George Lucas Family Foundation e The Film Foundation's World Cinema Project.
In occasione di Specialmente in biblioteca, iniziativa promossa dalle biblioteche specializzate di Bologna
(USA/2016) di Denis Villeneuve (116')
Regista canadese di difficile catalogazione, Denis Villeneuve alterna film d'autore e di genere, produzioni indipendenti e hollywoodiane. Con Arrival approda alla fantascienza e aggiunge un nuovo affascinante tassello al cinema del contatto con gli alieni. Alcune navi extraterrestri raggiungono la Terra. A capo della squadra chiamata a trovare una via di comunicazione tra le specie c'è la linguista interpretata da Amy Adams. Una corsa contro il tempo per salvare l'umanità dal conflitto globale. Villeneuve imprime alla narrazione un ritmo da thriller, ordina con finezza i piani temporali e seduce lo spettatore con i suoi alieni d'inchiostro.
(Funny Face, USA/1957) di Stanley Donen (103')
"If you can cook/ the way you look/ I'll cross the ocean just to have you by my side...": irresistibile. A quasi sessant'anni Fred Astaire è un bastone magico, uno charmeur elastico e nodoso, un filo di squisita voce gershwiniana. Qui il suo personaggio s'ispira al fotografo Richard Avedon, e può permettersi una preda romantica virginale come Audrey Hepburn senza far troppo scricchiolare le giunture (narrative). Con monellesca grana grossa americana prende in giro l'esistenzialismo, poi si fa perdonare trascinandoci in un turbine di sequenze musicali (Let's Kiss and Make Up, He Loves and She Loves, e naturalmente Funny Face) che restano tra le punte somme dell'intera storia del musical. Qui più che mai vale la celebre frase di Michael Wood: "Se non siamo Fred Astaire, non dureremo in eterno". (pcris)
Introduce Alessandro Cecchini (direttore Fondazione FRI)
In occasione dell'inaugurazione della Fondazione Fashion Research Italy
Precede un programma di film degli anni Dieci e Venti dedicati a sfilate di moda provenienti da EYE Filmmuseum con accompagnamento al pianoforte di Daniele Furlati (15')
(Italia-Belgio/2017) di Susanna Nicchiarelli (93')
Ambientato tra Parigi, Praga, Norimberga, Manchester, la campagna polacca e il litorale romano, Nico, 1988 è un road-movie dedicato agli ultimi anni di Christa Päffgen, in arte Nico. Musa di Andy Warhol e icona musicale accanto a Lou Reed nei Velvet Underground, Nico, donna dalla bellezza leggendaria, vive una seconda vita dopo la storia che tutti conoscono, quando inizia la sua carriera da solista. Il film racconta degli ultimi tour di Nico e della band che l'accompagnava in giro per l'Europa degli anni '80: anni in cui la 'sacerdotessa delle tenebre' ritrova se stessa, liberandosi del peso della sua bellezza e ricostruendo un rapporto con il suo unico figlio dimenticato, mai riconosciuto dal padre Alain Delon. La storia di una rinascita, di un'artista, di una madre, di una donna oltre la sua icona.
Il film è proiettato anche in italiano
(The Big Sleep, USA/1946) di Howard Hawks (114')
Hawks aveva fatto esordire Lauren Bacall due anni prima, al fianco di Humphrey Bogart, in Acque del Sud, accentuandone l'innata e sinuosa eleganza, l'ostentata sicurezza al limite dell'aggressività che la rendevano la protagonista ideale delle più tipiche atmosfere noir. La coppia fu ricomposta per l'adattamento del capolavoro hard-boiled di Chandler e Hawks, consapevole della grande intesa tra i due attori (che sarebbero convolati a nozze quello stesso anno). E così nacque la quintessenza del noir investigativo, talmente complicato che lo stesso Chandler ammetteva di non essere del tutto certo della soluzione.
Hirofumi Yoshida direttore, Alessandro Falco clarinetto
OFBO - Orchestra Filarmonica di Bologna
Hirofumi Yoshida direttore
Alessandro Falco clarinetto
PROGRAMMA
Omaggio a Rossini nel 150° anniversario dalla morte
Andris Poga direttore, Jan Lisiecki pianoforte
OFBO - Orchestra Filarmonica di Bologna
Andris Poga direttore
Jan Lisiecki pianoforte
L’orchestra Filarmonica di Bologna suonerà sotto la direzione di Andris Poga, che dopo aver ottenuto il premio ‘Latvia Great Music Award’ intrattiene una stretta collaborazione con le maggiori orchestre del suo paese d’origine. Dopo essere stato insignito nel 2010 del primo premio al Concorso Internazionale ‘Evgeny Svetlanov’ di Montpellier, nel 2013 viene nominato direttore musicale dell’Orchestra Sinfonica Nazionale di Lettonia. Accanto a lui il pianista Jan Lisiecki, che, nonostante la giovane età, ha già ottenuto ampio riconoscimento per la sua straordinaria maturità interpretativa, il suo suono distintivo e la sua sensibilità poetica. A 16 anni sigla un contratto discografico in esclusiva con la Deutsche Grammophon, nel 2013 vince il Gramophone Award e il Premio Leonard Bernstein. Dopo aver debuttato alla Carnegie Hall di New York con l’Orchestra di Filadelfia ha collaborato con l’Orchestra di Cleveland, la Sinfonica di San Francisco ed ha effettuato un tour dell’Europa con l’Orchestra da Camera di Zurigo, dirigendo dal pianoforte.
PROGRAMMA
Frédéric Chopin
Concerto per pianoforte e orchestra n.2 in fa minore, op.21
Pëtr Il'ič Čajkovskij
Sinfonia n.6 in si monore, op.74 “Patetica
Giorgio Zagnoni flauto
I Solisti dell'ORCHESTRA FILARMONICA di BOLOGNA
Giorgio Zagnoni flauto
PROGRAMMA
Musiche alle Corti del XVIII secolo
Gustavo Gimeno direttore, Sarah Chang violino
Prosegue il ciclo di concerti dell’Orchestra Filarmonica di Bologna, inserito nella Stagione Manzoni Factory diretta dal M° Giorgio Zagnoni. La direzione è affidata a Gustavo Gimeno, originario di Valencia e Direttore Musicale dell'Orchestra Filarmonica del Lussemburgo dal 2015, ha collaborato con diverse orchestre: la Filarmonica di Monaco di Baviera, l'Orchestra Sinfonica di Birmingham, l'Orchestra Nazionale Francese, la Filarmonica di Zurigo, la Royal Concertgebouw Orchestra, la Boston Symphony Orchestra, la Chicago Symphony Orchestra, la National Symphony Orchestra di Washington, D.C., l'NHK Symphony Orchestra di Tokyo, l'Orchestra dell'Accademia di Santa Cecilia e la Sinfonica di Vienna.
Al violino troviamo invece Sarah Chang, riconosciuta come una delle più grandi violiniste al mondo;la debutta a soli 8 anni con la New York Philharmonic e, fino ad oggi, si esibisce regolarmente al fianco delle orchestre, dei direttori e dei pianisti più importanti. Tra le orchestre di spicco con cui la Chang ha collaborato, ricordiamo la New York Philharmonic Orchestra, la Los Angeles Philharmonic Orchestra, la Philadelphia Orchestra, la San Francisco Symphony, la Chicago Symphony, la Berliner Philharmoniker, la Wiener Philharmoniker, la London Symphony.
Tra gli innumerevoli premi e riconoscimenti ricevuti, nel 2004, in occasione dei Giochi Olimpici, Sarah Chang ha corso con la Torcia Olimpica a New York,
Nel 2006 è stata premiata come una delle 20 Top Women dalla rivista Newsweek Magazine e nel 2008 come giovane leader mondiale dal World Economic Forum (WEF). Inoltre, nel 2011 è stata nominata ambasciatrice dell'Arte da parte dell'ambasciata Statunitense.
La serata si apre con il Concerto in re minore per violino e orchestra, op.47 di Jean Sibelius, composto nel 1904.
La prima concezione di quest’opera risale al 1899 ma il completamento della partitura richiese diversi anni al compositore. Dedicato al violinista Willy Burmester, il Concerto ha una storia singolare. Giacché Burmester non era disponibile a tornare in Finlandia per la prima esecuzione del Concerto, Sibelius affidò la parte solistica al violinista Victor Novàcek che, tuttavia, non si dimostrò all’altezza; la sua scarsa esecuzione influenzò anche il giudizio complessivo sull’opera.
Dopo l’insuccesso del debutto, Sibelius rielaborò in maniera sostanziale la partitura, rendendo il Concerto generalmente più snello e la parte solistica meno complessa.
La nuova versione fu eseguita per la prima volta a Berlino nel 1905, con Karel Halir come solista: nella sua nuova veste, il Concerto guadagnò sempre maggiore consenso, soprattutto da parte dei solisti. Alla fine, Burmester non suonò mai il Concerto a lui dedicato.
La particolarità di quest’opera risiede nel fatto che Sibelius era determinato a conciliare due fattori difficilmente compatibili: la tradizione del concerto romantico con il suo virtuosismo strumentale e il proprio stile personale, sobrio e di ispirazione popolare. Il risultato è un equilibrio sorprendente tra queste due tendenze: in un clima nordico in cui tutti gli elementi dell’orchestra sono fusi armoniosamente il violino emerge con slancio virtuosistico.
La seconda parte della serata, invece, è dedicata alla Sinfonia n.2 in re maggiore, op.73 di Johannes Brahms, composta ed eseguita per la prima volta nel 1877.
A differenza delle sue precedenti composizioni, che richiesero anni (se non decenni) di lavoro a causa di continui ripensamenti dell’autore, questa Sinfonia venne scritta tutta d’un fiato durante il suo soggiorno estivo a Pörtschach, in Carinzia.
Questa velocità di composizione era insolita per Brahms, colto da continue insicurezze e fin troppo autocritico; qui, invece, troviamo un autore soddisfatto e compiaciuto del suo lavoro. Il carattere dell’opera riflette la spontaneità e la rapidità della composizione: chiarezza, cantabilità e una sorta di gaia innocenza sono le qualità che riusciamo a percepire fin dall’ascolto delle prime note. A dispetto del suo spirito leggero, la Seconda Sinfonia è una composizione molto complessa e, cosa più importante, Brahms stesso non la considerava gioiosa bensì intrisa di malinconia e di tristezza. Quindi, dietro la sua veste apparentemente serena e allegra, la Sinfonia nasconde la personalità inquieta del suo autore, soprattutto nel primo movimento.
PROGRAMMA
Jean Sibelius
Concerto in re minore per violino e orchestra, op.47
1. Allegro moderato
2. Adagio di molto
3. Allegro, ma non tanto
Johannes Brahms
Sinfonia n.2 in Re maggiore, op.73
1. Un poco sostenuto. Allegro
2. Andante sostenuto
3. Un poco Allegretto e Grazioso
4. Finale. Adagio. Più Andante. Allegro non troppo, ma con brio
Gábor Takács-Nagy direttore, Valentina Lisitsa pianoforte
Prosegue il ciclo di concerti dell’Orchestra Filarmonica di Bologna, inserito nella Stagione Manzoni Factory diretta dal M° Giorgio Zagnoni. La direzione è affidata all’ungherese Gábor Takács-Nagy, grande interprete del violino e della musica ungherese in genere.
Al pianoforte troviamo invece Valentina Lisitsa, artista di origini ucraine che si distingue per il suo eccezionale talento (frequenta a Kiev la Scuola Musicale Lysenko per studenti particolarmente dotati) e per essere la prima «YouTube star» della musica classica, successo che si è poi convertito in una carriera concertistica internazionale. Il suo canale YouTube ora registra più di 346.000 iscritti con circa 147 milioni di visite (una media di 75000 visite al giorno).
La serata si apre con il Concerto per pianoforte e orchestra n. 3 in do maggiore, op.26 di Sergej Prokofiev, composto tra il 1917 e il 1921.
Gli anni coinvolti nella stesura di questo Concerto sono duri per il compositore: nel settembre 1918 sbarca a New York dal Giappone dopo un lungo viaggio attraverso la Siberia per sfuggire alla guerra civile e al nuovo regime sovietico.
Arrivato a New York, un ambiente completamente diverso da quello europeo al quale Prokofiev era abituato, il compositore tenta di farsi conoscere ed emergere nell’ambiente musicale americano del tempo. La musica da lui composta lascia indifferente il pubblico e riceve critiche negative, ma viene ammirato ed esaltato per le sue straordinarie doti pianistiche.
Il Terzo Concerto per pianoforte e orchestra viene composto ed eseguito dallo stesso autore in questo nuovo contesto ma verrà apprezzato appieno, diventando un brano di repertorio, solo quando sarà presentato in Europa, a Parigi e a Londra.
Questo brano è il più famoso tra i cinque Concerti per pianoforte di Prokofiev e quello che meglio riflette il suo stile maturo: troviamo non più l’aggressività caratteristica dei suoi primi lavori pianistici bensì una ricerca di equilibrio e di chiarezza derivati dal suo amore per la tradizione classica.
Benché legata allo stile classico, la musica di Prokofiev ha forti caratteri innovativi in quanto risente delle avanguardie storiche, ma il compositore non romperà mai radicalmente con il passato.
La seconda parte della serata, invece, è dedicata alla Sinfonia n. 4 in fa minore, op. 36 di Pëtr Il'ič Čajkovskij, composta tra il 1876 e il 1878.
Questa Sinfonia è stata composta in un periodo molto tormentato della vita del compositore ed è nata proprio al fine di dare libero sfogo per ai suoi sentimenti. Il 18 luglio 1877 è la data di un evento molto traumatico per il compositore: il matrimonio con la sua allieva Antonina Ivanovna Milukova, copertura del suo orientamento omosessuale; la situazione è per lui insostenibile, al punto che dopo sole tre settimane fugge da Mosca e, poco dopo, intraprende un lungo viaggio in Europa. Durante la sua fuga di città in città conclude la Quarta Sinfonia, iniziata prima del matrimonio. Una lettera di Čajkovskij alla baronessa e mecenate Nadejda von Meck fornisce un’interpretazione programmatica utile alla comprensione della Sinfonia; specchio degli avvenimenti che avevano turbato il compositore, l’opera si apre evocando una forza nefasta capace di distruggere le speranze di felicità dell’autore, una forza invincibile che impedisce il benessere e la pace. Proseguendo, il clima di tristezza e disperazione si fa sempre più intenso, sfociando in aperta malinconia.
La Sinfonia si conclude in un clima più disteso, quasi gioioso, che riflette la felicità altrui, della folla, dal momento che l’autore non riesce a trovarla dentro di sè.
PROGRAMMA
Sergej Prokofiev
Concerto per pianoforte e orchestra n.3 in Do magg., op.26
Pëtr Il'ič Čajkovskij
Sinfonia n.4 in fa minore, op.36
INFORMAZIONI E VENDITA
Biglietti on line sul sito www.auditoriumanzoni.it
Biglietteria Teatro Auditorium Manzoni
Via de’ Monari 1/2 – Bologna
tel. 051 6569672 – biglietteria@auditoriumanzoni.it
Orari: dal martedì al sabato dalle 15.00 alle 18.30
Dedicato a Luigi Ferdinando Tagliavini
Elena Cecchi Fedi, Patrizia Vaccari soprani
Gloria Banditelli mezzosoprano
Alfonso Fedi, Christopher Stembridge, Silvia Rambaldi, Valeria Montanari, Margaret Irving Brandon, Lucy Russell clavicembalo
Anastasia Fioravanti, Carlo Mazzoli, Wonmi Kim pianoforte
programma