(USA/1974, 106’) di Mel Brooks
(Ung-Ita-Ger-Fra/2000, 145’) di Béla Tarr
Stregato dal cinema di Béla Tarr, Vinicio Capossela sarà sul palco di Piazza Maggiore con il regista ungherese, per presentare il suo Le armonie di Werckmeister.
(Francia-Danimarca/2016, 81’) di Rèmi Chayé
Film d’animazione.
(Italia/1961, 116’) di Pier Paolo Pasolini
Film esordio alla regia di Pasolini.
live
Sam Paglia – organo hammond
Peppe Conte – chit.
Michele Iaia – batt.
live
Il gruppo propone un repertorio basato sulla rivisitazione di temi jazz noti e meno noti presi dal periodo d’oro dello swing. Cole Porter, Gershwin, Ellington, e molti altri trovano nuova vita, esposti dalla brava e simpatica Melissa che riesce a vestire di classe e raffinatezza la sua vocalità senza nulla concedere allo scontato e senza compromettere la sua natura di interprete profondamente jazz.
Melissa Stott - voce
Onofrio Paciulli - p.forte
Michele Vignali - sax bar.
Luca Dal Pozzo - c.basso
Dario Mazzucco - batt.
live
Gian Marco Gualandi - p.forte
Giorgio Babbini - clarinetto
Luca Cantelli - c.basso
Claudio Bonora - batt.
live
Ami Oprenova - voce
Daniele Ciuffreda - chit. elettrica
Joe Perkins - chit. acustica
Havard Tanner - c.basso
Quartetto con base a Londra che vanta esibizioni a livello nazionale e internazionale promuovendo una fusione di swing e jazz contemporaneo. Tutti e quattro i membri sono abili compositori e durante la loro carriera hanno studiato duramente per assorbire il mood e lo stile che caratterizzano il Gipsy Swing.
Funkier than a mosquito’s
Il progetto nasce dalla passione comune per la musica africana e in particolare per Miriam Makeba, l’intramontabile Mama Africa, grande cantante sudafricana che per decenni ha inondato il mondo dei suoi canti di gioia e dolore, ispirati dalla condizione della popolazione nera in Sudafrica. Dall’ Urlo dell’Africanità il progetto si allarga, arricchendosi di sonorità soul, funk e facendo del groove la linfa vitale della loro musica. Da non perdere Venerdì 14 Luglio
Lisa Manara - voce
Federico Squassabia - pianoforte
Paolo Prosperini - chitarra
Filippo Lambertucci - batteria
live
Pepper and The Jellies è un quartetto italiano capitanato dalla vocalist Ilenia Appicciafuoco. La band interpreta il blues, il jazz e lo swing dagli anni ‘10 agli anni ‘40, rendendo soprattutto omaggio alle grandi voci femminili: da Bessie Smith a Victoria Spivey, da Ethel Watersfino a Peggy Lee e Ruth Etting. Il loro sound, sintesi delle varie peculiarità e dei differenti percorsi musicali di ogni componente, è tuttavia originale e riconoscibile, lontano da qualsiasi tentativo di mera imitazione.
Ilenia "Pepper" Appicciafuoco: voce e washboard
Marco Galiffa: chitarra e banjo
Emiliano Macrini: contrabbasso
Andrea “Il Mago” Galiffa: percussioni
Life is swing
Monia Pineda – voce
Pino De Fazio – p.forte
Maurizio Piancastelli – tromba
Giuseppe Tortelli – percussioni
live
Quartetto fondato 10 anni fa che vanta partecipazioni al Bologna Jazz Festival, al Festival jazz dell'area Metropolitana, al Comacchio jazz Festival, al Jazz& Wine. La band ha all'attivo 3 CD recensiti, 12 Dvd, e sta creando il quarto CD. Dal Jazz al Blues, passando per la Swing Era, tutto in una serata al Salotto del Jazz.
Andrea Ferrario - sax
Giannicola Spezzigu – c.basso
Claudio Vignali – p.forte
Marcello Molinari – batt.
una selezione di film dedicati a protagonisti del mondo della musica
Programma della rassegna:
Le proiezioni hanno inizio alla fine dei concerti, h 23.15
Salotto letterario
Sopravvivere a Sarajevo è la traduzione italiana dell’opera The Art of Survival, parte di un ampio progetto culturale del gruppo di artisti bosniaci FAMA Collection. Grazie alla straordinaria documentazione arricchita da foto dell’epoca e illustrazioni, il libro ci proietta nella vita di tutti i giorni di una città che si trova in uno stato di eccezione permanente: 1.395 giorni passati senza luce, acqua e gas, il più lungo assedio della storia contemporanea. In questo scenario, ingegno, fantasia e condivisione diventano dei beni primari, e sopravvivere una vera e propria arte. Fare cultura diventa una vera e propria forma di resistenza, dalle università ai musei, passando per installazioni urbane e performance teatrali, la città continua a vivere un fermento che non si piega nemmeno davanti alla distruzione della sua famosa biblioteca. Ciò che emerge in maniera dirompente dalla lettura di "Sopravvivere a Sarajevo" è come la cultura sia fondamentale quanto il pane e l’acqua, come uno spettacolo di teatro, un concerto, un incontro per parlare di cinema siano state ancore fondamentali per la sopravvivenza psicologica di persone annientate in una trappola fisica e mentale. Le voci di questo testo ci raccontano la forza dell'azione umana, mostrandoci come nei conflitti l’unica possibilità di sopravvivenza sia la costruzione di una comunità che trae linfa vitale dalla creatività e dalla resistenza culturale.
Orto Magnetico, rassegna di sperimentazione nell'orto de Le Serre Dei Giardini Margherita
Dominique Vaccaro, musicista elettroacustico e chitarrista, autodidatta, attivo nel campo dell'improvvisazione su dispositivi analogici e registratori a bobine. Dal 2004 a oggi, è stato impegnato nella produzione di lavori sonori orientati verso la musique concrète, come musicista e come autore di musiche e sonorizzazioni per teatro, performances, animazioni in stop motion e film.
"Di solito preferisco lasciare a chi ascolta la libertà di percepire la tensione degli eventi sonori e il loro casuale concatenarsi e di immaginare ciò che, ascoltando, risuona dallo spazio esterno fin dentro lo spazio della memoria di ognuno, senza alcuna intermediazione concettuale e linguistica" [D. Vaccaro]
A cura di Kilowatt e Associazione Culturale MU
regia di di Edoardo De Angelis (Italia, 2016, 100')
Vincitore di sei David di Donatello, è il film rivelazione dell'anno. Racconta la storia di Viola e Dasy due gemelle siamesi che, grazie alle loro esibizioni, danno da vivere a tutta la famiglia. Il giorno che scoprono di potersi dividere, sono costrette a fare i conti con l'effettiva possibilità di diventare indipendenti.
Ci sono luoghi che sembrano 'volere' che un film venga girato nel loro ambito. Questa è l'impressione che si ha vedendo "Indivisibili" in cui il territorio abusato di Castelvolturno si propone come il contesto ideale per una storia in cui la separazione ha il prezzo di un dolore non solo fisico. Il resgita Edoardo De Angelis torna lì dove aveva chiuso la sua opera precedente e, grazie a due giovanissime attrici assolutamente in grado di portare sulle loro spalle gran parte della forza del film, ci presenta uno spaccato della società in un'area tormentata della Campania.
Essere unite 'per sempre' è, per Viola e Dasy, una condizione che è stata loro descritta come ineluttabile. Ma non è così, poichè si scopre che un intervento chirurgico è possibile e potrebbero lasciarsi alle spalle lo sfruttamento che un padre rapace e una madre imbelle fanno dei loro corpi.
È una storia d'amore sororale quella che ci viene proposta, un amore in cui una delle due chiede di poter respirare autonomamente l'ossigeno della vita trovando un ostacolo nell'altra, ma è anche qualcosa di più e di diverso, andando forse al di là delle stesse intenzioni del regista. Perché finisce con il parlarci di una terra e di un popolo che faticosamente cerca, nonostante tutto, di mostrare a se stesso e agli altri di poter trovare la forza per dividere, per separare la propria immagine da quella del malaffare e della criminalità.
Introduce il produttore Pierpaolo Verga.
Funday, la domenica dedicata alle famiglie con spettacoli e laboratori di musica, teatro e arte di strada per bambine/i e genitori
Quarto appuntamento in compagnia di Andrea Unnico.
Io&Lui di Andrea Unnico - Show
Un simpatico cane, un intrepido bimbo e un clown tonto sono gli ingredienti dello spettacolo, dove la parola d'ordine è ridere. L'artista Unnico insieme al suo amico Spank riusciranno a trasportare adulti e bambini in un gioco fatto di improvvisazione e allegria. Uno show per tutti i gusti dove non mancheranno numeri di abilità e destrezza da parte dei protagonisti.
“IO & LUI” è infatti lo spettacolo di un cane che si lascia accompagnare dal suo padrone in spassose avventure.
rassegna Podcast
Kilowatt Summer - Serra Elettrica Mark:eno
ore 19
Serre dei Giardini Margherita - via Castiglione, 132-136
Podcast, sei appuntamenti con altrettanti personaggi, dj, produttori e addetti ai lavori che mostrano il loro background attraverso i propri dischi, accompagnati da immagini proiettate sullo schermo delle Serre. Il progetto è ideato e curato da Marco Unzipdj, produttore, curatore musicale tra gli altri del roBOt Festival.
Per il secondo appuntamento a svelare il suo background di vinili è Mark:eno.
Mark:eno: verso metà degli anni '90 Marco Parenti, in arte Mark:eno, si avvicina all’arte del djing. Appassionato di musica in vinile sin dall’adolescenza, costruisce i suoi set spaziando tra diversi generi musicali, dalla disco alla black music fino alla house ed all’elettronica contemporanea. Il suo stile è difficile da inquadrare con un unico tag (termine che oggi va tanto di moda), le sue selezioni nascono d’impulso tra un disco techno e un perla rare groove, tutto mischiato con personalità e con vinili.
Direttore artistico dal 2008 al 2011 del Look At Festival di Lucca, è dal 2009 membro e fondatore del collettivo L Ø V E T E M P O. Negli ultimi dieci si è dedicato anche alla produzione, l’ultima uscita sull’etichetta tedesca Audaz records di Alkalino e il bagaglio della sua esperienza lo ha visto intraprendere il lavoro di sound designer per video e spot di moda e arte. “At last but not least” per usare un altro termine/inglesismo, Mark è parte attiva e sognante della crew embassy-artists.com nonché uno dei creatori di #unfollowers: particolari show case dell’agenzia dedicati alla promozione di artisti emergenti.
#unfollowers è diventato un radio show dallo scorso marzo, in onda ogni settimana sulla neonata Webradio radioraheem.it. Serata nell’ambito di Serra Elettrica, l’appuntamento del venerdì dedicato alle sonorità elettroniche. Dall’aperitivo a fine serata, un live e un dj set per esplorare la musica elettronica a 360° senza l’ansia del dancefloor, ma con la voglia di scoprire le nuove tendenze e gli artisti del momento. Il progetto è ideato e curato da Marco Unzip dj, produttore, curatore musicale tra gli altri del roBOt Festival.
(Italia/2016, 40’) di Mauro Bartoli
Nell’aprile del 1986 l’esplosione della Centrale di Chernobyl libera una gigantesca nube di vapori radioattivi, che contamina una vasta zona della Bielorussia.
A causa delle radiazioni vengono abbandonati paesi, città, campagne; le case sono abbattute e interrate. Nelle zone dove abitano gli sfollati, la radioattività è maggiore: sono le persone, i vestiti che indossano, gli oggetti che hanno portato con se. Ogni cosa è contaminata.
precede il documentario “Sognando Gianni Morandi” (Italia/2017, 28’) di A. Saracino.
#KwSoundreef in collaborazione con Soundreef
Terzo appuntamento della rassegna musicale #KwSoundreef in collaborazione con Soundreef.
Ogni giovedì a Kilowatt alcuni degli artisti che hanno scelto di utilizzare i servizi di Soundreef [http://www.soundreef.com/it/].
Sergio Beercock, nato a Kingston upon Hull in Inghilterra nel 1990 da madre siciliana e padre inglese, è un artista poliedrico che si muove con disinvoltura tra musica e teatro. “Wollow” è il suo debutto discografico, al culmine di un periodo intenso che lo ha visto impegnato prima in tour teatrali con spettacoli molto apprezzati da pubblico e critica, e poi in una full immersion artistica che lo ha portato a concepire questo primo album. Un vero e proprio viaggio tra i luoghi, i suoni e i colori che più hanno influenzato l’artista. Tim Buckley, Nina Simone e Bert Jansch sono i primi riferimenti a cui si pensa ascoltando questo disco, nel quale gemme folk minimali come Reason convivono con episodi più direttamente collegati alla tradizione inglese come Century, passando per le atmosfere nordiche di Naked e quelle più sudamericane di Silencio. Tutto questo è mescolato in un sogno in cui la voce a volte narra e a volte si comporta da strumento musicale per accompagnare l’ascoltatore verso un racconto intimo che all’interno del disco vira verso l’allucinazione e la psichedelia.
Beercock ha suonato pressoché tutti gli strumenti coinvolti nell’album: dal charango al pianoforte, dal flauto boliviano ai synth, fino a percussioni di ogni tipo, compreso il proprio corpo.