Un lungo viaggio attraverso la sconfinata terra della pedagogia per l’infanzia | Arena del Sole - Stagione 2018/19
Da Mary Poppins a Peppa Pig, da una Cenerentola postmoderna alle condizioni di lavoro di Holly e Benji, le fiabe e i cartoni animati plasmano per sempre la visione del mondo dei bambini. Ma quale ruolo giocano nelle politiche educative e commerciali?
Davide Carnevali, uno dei giovani drammaturghi più interessanti nel panorama italiano contemporaneo – già tradotto in varie lingue e qui al suo debutto come regista – indaga la psicopedagogia dell’infanzia chiamando in causa Fourier, Marx, Brecht, Benjamin fino a Ronald Reagan. E lo fa a suo modo, con ironia, per smascherare l’artificiosità della realtà. Si parla delle favole, delle filastrocche, dei cartoni animati, non più nati da sfoghi di fantasia, ma da un calcolo artificioso che impone mode e gusti.
Si tratta, in definitiva, di mettere in mostra – e, soprattutto, in ridicolo – i meccanismi di costruzione delle narrazioni e il modo in cui esse sono utilizzate per manipolare il comportamento del bambino, determinando il suo ruolo come produttore e consumatore nell’economia di mercato.
una creazione di Davide Carnevali
con Fabrizio Martorelli, Silvia Giulia Mendola, Alberto Onofrietti
e la partecipazione di Caterina Capparucci / Angiolina Teresa Ruota
Liberamente ispirato al mito del regno di Fanes | Arena del Sole - Stagione 2018/19
Il mito di Fanes è una tradizione popolare dei Ladini, una piccola minoranza etnica (35.000 persone) che vive nelle valli centrali delle Dolomiti. È un ciclo epico che racconta della fine del regno pacifico delle donne e dell’inizio di una nuova epoca del dominio e della spada. È il canto nero della caduta nell’orrore della guerra. La figura principale del racconto è Dolasilla, principessa dei Fanes, costretta da suo padre (chiamato “il falso re”) a diventare una Tjeduya: una guerriera. Ovvero la mano armata del potere.
Mettere in scena Il canto della caduta significa raccontare la guerra cercando un modo per varcare i confini della irrappresentabilità dell’orrore che essa porta con sé.
In scena la presenza di diverse tipologie di pupazzi meccanici progettati e realizzati dalla scenografa Paola Villani: lo spettacolo si inserisce in una tradizione di teatro visuale e di figura, che scardina l’immaginario legato a questo settore proprio con la scelta di utilizzare, per la movimentazione, alcune tecnologie, comunemente applicate all’industria.
di e con Marta Cuscunà
progettazione e realizzazione animatronica Paola Villani
Arena del Sole - Stagione 2018/19
Valerio Binasco, nuovo Direttore artistico del Teatro Stabile di Torino dal 1 gennaio 2018, è un regista che ha saputo imporre una cifra stilistica di grande originalità, mantenendo al contempo il rispetto per i testi che mette in scena, con grande attenzione al coinvolgimento degli spettatori: “dobbiamo fare l’impossibile per renderci comprensibili, per emozionare ogni spettatore, per non farlo sentire “estraneo” rispetto all’opera”.
Don Giovanni (interpretato da Gianluca Gobbi) è il leggendario seduttore, mito della letteratura europea, simbolo non soltanto dei trionfi e delle ceneri dell’eros, ma anche della rivolta della libido contro le remore della teologia.
Sganarello (interpretato da Sergio Romano), rappresenta la difesa della regione e della fede, servitore ridicolo, che svilisce gli argomenti che tocca, inducendo a una caricaturale confusione tra religione e superstizione.
Neanche il finale morale imposto dalla tradizione riesce a riequilibrare la propensione degli spettatori verso l’immagine del libertino, immorale ed empio.
di Molière
regia Valerio Binasco
con (in o.a.) Vittorio Camarota, Fabrizio Contri, Marta Cortellazzo Wiel, Lucio De Francesco, Giordana Faggiano, Elena Gigliotti, Gianluc
Arena del Sole - Stagione 2018/19
Menelao, l’uomo più ricco della terra, sposo della donna più bella del mondo, vincitore a Ilio e regnante di Sparta, ha tutto ma non la felicità. Intuisce che qualcosa non funziona nella sua vita apparentemente così comoda; eppure non è capace di fare qualcosa per cambiare la sua situazione. Figlio di una società in cui il mercato – come ricorda Zygmunt Bauman – tende a mantenere aperto l’orizzonte del desiderio perché questo non sia mai soddisfatto, il protagonista si trova alla mercè di aspirazioni eternamente incompiute. Non gli basta quel che la vita gli ha dato e brama ciò che non ha. Vorrebbe morire come un eroe, ma non è questo il suo destino; vorrebbe vivere felice come una persona qualsiasi, ma non si accontenta di esserlo. Come ogni uomo abituato ad avere davanti a sé molteplici opzioni, Menelao – per pietà o per paura – è incapace di sceglierne una, cadendo nello scacco di un’aporia a cui non vede soluzione. Così il non-eroe greco vive la peggiore delle tragedie: quella di una sofferenza che non conosce fine, una vita che non conosce redenzione, una storia che non conosce finale.
Rielaborazione in chiave contemporanea dei miti legati alla casa degli Atridi, ma anche lucida riflessione sul concetto di “tragico” nella contemporaneità, Menelao ha ricevuto nel 2016 la Menzione speciale della giuria alla prima edizione del Premio Platea.
di Davide Carnevali
spettacolo costruito, interpretato e diretto da Teatrino Giullare
co-produzione Emilia Romagna Teatro Fondazione e Teatrino Giullare
La versione di Chet Baker | Arena del Sole - Stagione 2018/19
In un’altalena tra passato e presente, la partitura scritta ed eseguita dal vivo di Paolo Fresu e il testo di Leo Muscato e Laura Perini faranno riaffiorare fatti ed episodi disseminati lungo l’arco dell’esistenza del grande trombettista, da quando bambino suo padre gli regalò la prima tromba, fino al momento prima di volare giù dalla finestra di un albergo di Amsterdam.
«Portiamo in scena la vita dell’artista, facendo emergere anche il sapore di epoche diverse. Si delinea la figura del grande trombettista, che fra sogni, incertezze, eccessi ha segnato una delle pagine più importanti della storia della musica» commenta il regista.
«Se la sua vita e la sua morte sono ancora oggi avvolte dal mistero, la sua musica è straordinariamente limpida, logica e trasparente, forse una delle più razionali e architettonicamente perfette della storia del jazz» riflette Fresu «Ci si chiede dunque come mai la complessità dell’uomo e il suo apparente disordine abbiano potuto esprimersi in musica attraverso un rigore formale così logico e preciso».
testo Leo Muscato e Laura Perini
musiche originali Paolo Fresu
regia Leo Muscato
con Paolo Fresu (tromba)
Dino Rubino (piano)
Marco Bardoscia (contrabbasso)
(in o.a.) Alessandro Averone, Rufin Doh, Simone Luglio, Debora Mancini, Daniele Marmi, Graziano Piazza, Mauro Parrinello, Laura Pozone
Arena del Sole - Stagione 2018/19
Il primo sbarco l’ho visto a Lampedusa assieme a mio padre. Approdarono al molo in tantissimi, ragazzi e bambine, per lo più.
Era la Storia quella che ci era accaduta davanti. La Storia che si studia nei libri e che riempie le pellicole dei film e dei documentari.
Ho trascorso molto tempo sull’isola per provare a costruire un dialogo con i testimoni diretti: i pescatori e il personale della Guardia Costiera, i residenti e i medici, i volontari e i sommozzatori. Durante i nostri incontri si parlava in dialetto. Si nominavano i sentimenti e le angosce, le speranze e i traumi secondo la lingua della culla, usandone suoni e simboli.
Ne L’abisso si usano i linguaggi propri del teatro (il gesto, il canto, il cunto) per affrontare il mosaico di questo tempo presente.
Quanto sta accadendo a Lampedusa non è soltanto il punto di incontro tra geografie e culture differenti. È per davvero un ponte tra periodi storici diversi, il mondo come l’abbiamo conosciuto fino a oggi e quello che potrà essere domani. Sta già cambiando tutto. E sta cambiando da più di un quarto di secolo.
di e con Davide Enia
musiche composte ed eseguite da Giulio Barocchieri
spettacolo tratto da "Appunti per un naufragio
Arena del Sole - Stagione 2018/19
Non avere niente da dire è semplicemente un altro modo
di avere così tanto da dire che non si osa nemmeno cominciare.
Sta piovendo. Gabriel York aspetta l’arrivo del figlio che non vede da quando questo aveva sette anni: “So cosa vuole. Vuole quello che tutti i giovani vogliono dai loro padri. Vuole sapere chi è. Da dove viene. Dove sia il suo posto. E per quanto ci provi non so cosa dirgli.”. E’ questo l’inizio di una saga familiare, un viaggio ‘genealogico’ nella memoria, le eredità e l’abbandono, che ci porta – avanti e indietro nel tempo, dal 1959 fino al 2039 – alle soglie di un incredibile diluvio torrenziale in cui il passato si materializza in forma di valigia e un pesce caduto dal cielo ha il sapore eccentrico e favoloso della pioggia di rane in Magnolia di Anderson. When the Rain Stops Falling racconta del tempo come sapere e dimenticanza, sapore e leit motiv involontario. Di come il tempo meteorologico influenzi magicamente le nostre vite e cambi la Storia, e di come la Storia stia già cambiando il presente sull’ombra del futuro.
Pochi oggetti, qualche ombrello, una valigia, una zuppa di pesce e il grande pesce caduto dal cielo. La proiezione evanescente dello scheletrico albero genealogico ci ricorda che il punto centrale del discorso non è tanto scoprire la ‘vera storia’ di una famiglia, ma è la famiglia stessa. Una sola moltitudine, fatta di reperti incomprensibili, raccolti a un tavolo da pranzo, un lungo tavolo dove si succedono le generazioni.
di Andrew Bovell
regia Lisa Ferlazzo Natoli
traduzione di Margherita Mauro
con Caterina Carpio, Lorenzo Frediani, Tania Garribba, Fortunato Leccese, Anna Mallamaci, Emiliano Masala, Camilla Semino Favro, Francesco Villano e un attore da definire
Arena del Sole - Stagione 2018/19
Questi fantasmi! è una delle commedie di Eduardo più importanti e di maggior successo, per via dello straordinario meccanismo di un testo che, nel perfetto equilibrio tra comico e tragico, propone uno dei temi centrali della drammaturgia eduardiana: quello della vita messa fra parentesi, sostituita da un’immagine, da un travestimento, da una maschera imposta agli uomini dalle circostanze.
Divisa in tre atti, è stata scritta nel 1945 ed è la seconda, dopo Napoli Milionaria, a far parte della raccolta Cantata dei giorni dispari. Eduardo si ispirò probabilmente per la sua realizzazione a un episodio di cui fu protagonista suo padre, Eduardo Scarpetta. Racconta infatti quest’ultimo che la sua famiglia, in ristrettezze economiche, fu costretta a lasciare la propria abitazione da un giorno all’altro. Il padre riuscì a trovare in poco tempo una nuova sistemazione, all’apparenza eccezionale in rapporto all’affitto ridottissimo da pagare. Dopo alcuni giorni si chiarì il mistero: la casa era frequentata da un impertinente “monaciello”…
di Eduardo De Filippo
con Gianfelice Imparato, Carolina Rosi, Nicola Di Pinto, Massimo De Matteo, Paola Fulciniti, Giovanni Allocca, Gianni Cannavacciuolo, Viola Forestiero, Federica Altamura, Andrea Cioffi
regia Marco Tullio Giordana
Arena del Sole - Stagione 2018/19
Un figlio ritorna a casa per affrontare una situazione difficile, e il suo arrivo rimette in moto tragicomici meccanismi familiari, inceppati da sempre.
Ritornare dove si è cresciuti è un’immersione nella nostra prima identità: un vecchio paio di scarpe a cui siamo affezionati, che vorremmo continuare ad indossare, davvero, ma non ci vanno più, l’alluce spunta fuori e i talloni fanno male.
Le figure che ci accolgono sono sempre le stesse, forse un po’ invecchiate, madri, padri, fratelli, zii, nonni, tutti avvolti nel cellophane, come se il tempo non fosse passato, e tocca a noi srotolarli fuori e scoppiare le bollicine. Ma a volte, sotto il velo, si può scoprire che le cose stanno cambiando, anche lì, in quel piccolo universo di coccole e sensi di colpa, così stretto e inaccessibile al mondo, che è la famiglia.
E allora, per provare a capire, bisogna indossare quel vecchio paio di scarpe e sopportare, doloranti, per il tempo che ci vuole. Tra le recriminazioni delle madri, le colpe dei fratelli, le battute degli zii, bisogna andare avanti con gli alluci scoperti, attraverso situazioni intrise di quel misto di humor e cattiveria che è il vero sapore della famiglia, un’associazione a delinquere basata sul ricatto d’amore.
E ancora, continuare a camminare, un passo dopo l’altro, senza sapere la direzione, senza sapere se è possibile andare avanti, o tornare indietro, o se le cose, quando si spezzano, restano così.
di e regia Pier Lorenzo Pisano
con attori in via di definizione
co-produzione Emilia Romagna Teatro Fondazione, Arca Azzurra Teatro
Testo vincitore del Premio Riccione – Pier Vittorio Tondelli 2017
Il racconto del codice Provenzano | Arena del Sole - Stagione 2018/19
Lo spettacolo Binnu Blues – Il racconto del codice Provenzano è tratto dal libro Il Codice Provenzano, scritto dal giornalista di Repubblica Salvo Palazzolo e dal magistrato che arrestò il boss dopo 43 anni di latitanza, Michele Prestipino, oggi procuratore aggiunto a Roma.
Vincenzo Pirrotta, accompagnato dalla chitarra di Charlie Di Vita, ripercorre i 43 anni di latitanza del boss corleonese morto nel luglio del 2016. Gli ordini di morte, la falsa religiosità, la trama dei rapporti con gli insospettabili: nelle parole ritrovate dagli investigatori, prende forma il ritratto del padrino che custodiva i segreti della mafia siciliana. In alcuni passaggi, i pizzini diventano un canto blues.
Dice Pirrotta: “Da una parte, ridicolizzo le parole di un capomafia che non sa neanche parlare in italiano. Dall’altra, esprimo tutta la rabbia per ciò che è accaduto nella nostra terra per causa di quell’uomo e dei suoi complici. Proprio attraverso le parole del blues, i neri d’America costretti nei campi di cotone manifestavano tutta la loro rabbia”.
uno spettacolo di e con Vincenzo Pirrotta
testo di Salvo Palazzolo e Michele Prestipino
tratto dal libro “Il codice Provenzano”
Arena del Sole - Stagione 2018/19
Declan Donnellan, uno dei più grandi registi europei, Leone d’Oro alla carriera, dirige per la prima volta degli attori italiani in una coproduzione Piccolo Teatro di Milano-Emilia Romagna Teatro Fondazione: La tragedia del vendicatore (The Revenger’sTragedy, 1606) dell’elisabettiano Thomas Middleton. Esauritissimi e applauditissimi sono stati negli anni i suoi geniali allestimenti shakespeariani: Cymbeline nel 2007, Macbeth nel 2010 e Racconto d’inverno nel 2016. Ora affronta uno dei capolavori del teatro elisabettiano, allegoria potente di un Seicento fatto di intrighi, di corruzioni, di narcisismi e di brame di potere. “Una storia dove tutti i personaggi sono ossessionati dal sesso, dalla celebrità, dalla posizione sociale e dal denaro, dominati dal narcisismo e da un bisogno compulsivo di autorappresentarsi per convincere se stessi, prima degli altri, di essere buoni e belli” (Donnellan a Anna Bandettini, per “La Repubblica”).
di Thomas Middleton
drammaturgia e regia Declan Donnellan
versione italiana Stefano Massini
con Ivan Alovisio, Alessandro Bandini, Marco Brinzi, Fausto Cabra, Martin Ilunga Chishimba, Christian Di Filippo, Raffaele Esposito, Ruggero Franceschini, Pia Lanciotti, Errico Liguori, Marta Malvestiti, David Meden, Massimiliano Speziani, Beatrice Vecchione
jam session
Semiramide e le donne di Rossini, racconto d’opera in tre puntate
Omaggio a Rossini, a cura di Opificio di Arte Scenica.
Racconto dell’Opera in tre puntate
A 150 anni dalla morte di Rossini, nella bella cornice di Casa Lyda Borelli, nata per ospitare e custodire tanta tradizione della scena culturale bolognese e nazionale, in tre puntate il racconto di uno dei capolavori del genio rossiniano, che tanta vita trascorse a Bologna. Vengono eseguiti brani tratti dalla Semiramide, proponendo pagine dell’opera trascritte per chitarra dal virtuoso Mauro Giuliani, contemporaneo di Rossini. Uno dei più importanti personaggi femminili dell’Opera Italiana, la regina Semiramide, dialoga con le tre donne che hanno accompagnato, nutrito e sostenuto la vita e il canto del grande maestro: Isabella Colbran, geniale soprano e prima moglie, Anna Guidarini, cantante e madre, Olympe Pelissier, seconda moglie e vestale della sua travagliata maturità.
con Antonella Franceschini e Gabriele Duma
Scilla Cristiano - soprano
Noriko Morimoto - pianoforte
Guido Sodo - chitarre
Musiche di Gioachino Rossini e Mauro Giuliani
Testi di Gabriele Duma e Andrea Stanisci
Regia Gabriele Duma
programma
18 luglio | I puntata: Isabella Colbran
21 luglio | II puntata: Anna Guidarini
25 luglio | III puntata: Olympe Pelissier
La Shape Note Music nelle comunità religiose del New England del ‘700
Nel XVII e XVIII secolo, coloni europei si recarono in America per fondare comunità nelle quali professare liberamente il loro credo religioso. Molti erano protestanti riformati: ugonotti francesi, riformati olandesi e tedeschi, presbiteriani scozzesi e puritani inglesi. Davanti a questi fedeli si manifestava l’inusitata e selvaggia magnificenza dei paesaggi americani, come segno tangibile e stupefacente della grandezza di Dio. La didattica delle Singing Schools, portata nei centri rurali del New England da maestri itineranti ha fondato il repertorio Shape Note Music ancora oggi eseguito negli Stati Uniti, da Nord a Sud. Il Coro Armônia di Bologna è uno dei pochi cori europei a praticare questo repertorio che unisce radici e modernità, sentimento religioso e amore per la natura.
Coro ARMÔNIA – direttore Saverio Martinelli
Programma:
Wondrous love (Musica James Christopher)
Evening Hymn (Testo John Leland, Musica Elisha West)
Cowper (Testo William Cowper, Musica Oliver Holden)
Emerald stream (Testo e Musica di Seth Houston)
Amazing Grace (Testo John Newton, Arr. Mansfield/Eriksen)
Northfield (Testo Isaac Watts Musica Jeremiah Ingalls)
Austria (Testo Isaac Watts, Musica Mitchell (forse Nahum)
Big Sky (Testo e Musica di Seth Houston)
Harmony (Testo Isaac Watts, Musica di Amariah Hall)
Il biglietto, acquistabile sia in Pinacoteca Nazionale che a Palazzo Pepoli Campogrande, consente l'accesso a entrambe le sedi.
Iintero 6,00 €, ridotto 3,00 € per giovani di età compresa tra i 18 e i 25 anni e per i possessori della Card Musei Metropolitani di Bologna.
Gratuito per tutti i cittadini di età inferiore a 18 anni e ogni prima domenica del mese
Interventi di:
MAURIZIO LANDINI - Segretario Nazionale CGIL
UMBERTO TOSSINI - Responsabile Risorse Umane Automobili Lamborghini
LUIGI GUERRA - Università di Bologna
MATTEO LEPORE - Presidente del Comitato di indirizzo della Destinazione Turistica Metropolitana
Modera:
MICHELE BULGARELLI - Segretario Generale FIOM Bologna
A cura di FIOM Bologna
Arena del Sole - Stagione 2018/19
Il Teatro del Pratello lavora da oltre 18 anni con progetti di teatro carcere, rivolti sia a minori sia ad adulti, detenuti o con misure alternative. La compagnia prende il nome da via del Pratello, dove ha sede e dove si trova l’Istituto Penale Minorile di Bologna, all’interno del quale opera con progetti teatrali dalla fine degli anni ‘90. Ha per scopo fondamentale la promozione e l’integrazione delle persone anche nei contesti sociali più difficili e persegue le sue finalità attraverso il teatro, la scrittura, la danza e tutte le forme di espressione creativa.
Il nuovo spettacolo s’inserisce nel quadro delle produzioni del progetto triennale Padri e figli, tematica comune a tutte le esperienze di Teatro Carcere presenti in Emilia Romagna. Lo spettacolo è liberamente ispirato alla Lettera al padre di F. Kafka, testo capitale della letteratura di tutti i tempi, incentrato sul rapporto di profondo amore eppure insanabile conflitto con la figura paterna.
drammaturgia e regia Paolo Billi
aiuto regia Elvio Pereira De Assunçao
con la Compagnia del Pratello
e con Botteghe Moliére
Arena del Sole - Stagione 2018/19
Flip FabriQue fa parte di quella nouvelle vague internazionale di brillanti e creative compagnie di artisti circensi che hanno deciso portare in scena le loro vicende quotidiane invece di inventare storie fantastiche e artificiali.
Transit si svolge all’interno di un aeroporto, tra enormi bauli e cataste di valigie, un non-luogo di passaggio, uno fra i tanti, nel quale un gruppo di giovani artisti sempre in viaggio, amici prima che colleghi, si trovano casualmente. L’improvvisa consapevolezza che questo preciso momento potrebbe un giorno diventare solo un ricordo lontano, li spinge a immaginare il loro ultimo spettacolo insieme e a dare fondo a tutta la loro creatività, la loro gioia, follia, umorismo e incredibile virtuosismo, in un esaltante “qui e ora”, attentissimo alla relazione col pubblico.
Si ride e ci si stupisce come bambini, e alla fine ci si accorge di invidiare davvero quel gruppo di sei amici, che per una sera hanno deciso di condividere con noi i loro giochi, la loro vita e l’affetto che li lega.
di Flip FabriQue
artisti Jérémie Arsenault, Hugo Ouellet Côté, Jade Dussault, Bruno Gagnon, Jonathan Julien, Cody Clay Russell
da un’idea originale di Flip FabriQue
direttore artistico Bruno Gagnon
regia Alexandre Fecteau
SPECIALE SAN SILVESTRO CON BRINDISI DI MEZZANOTTE
Prezzi biglietti recita del 30-12: da € 7 a € 25
Prezzi biglietti recita del 31-12: da € 18 a € 40
INFO BIGLIETTERIA
051.2910910 I biglietteria@arenadelsole.it
Orari di apertura: dal martedì al sabato ore 11-14 e 16.30-19 (chiusura dal 23 al 26/12)
Un’ora prima dell’inizio delle rappresentazioni in Sala de Berardinis
Mezz’ora minuti prima dell’inizio delle rappresentazioni in Sala Salmon
Arena del Sole - Stagione 2018/19
Dopo Reality (2012), Ce ne andiamo per non darvi altre preoccupazioni (2013) e Il cielo non è un fondale (2016), Daria Deflorian e Antonio Tagliarini – Premio Ubu per l’innovazione alla drammaturgia nel 2014 – tornano con Quasi niente, nuova produzione liberamente ispirata a Il deserto rosso di Michelangelo Antonioni. Nel film Giuliana, moglie e madre, attraversa il deserto – in una scena veramente rosso – della sua vita senza che nessuno possa realmente toccarla, senza toccare a sua volta nessuno. Poche le parole, alcune talmente belle da diventare proverbiali (“Mi fanno male i capelli”, la più nota, presa in prestito da una poesia di Amelia Rosselli) e protagonista assoluto il paesaggio, una Romagna attorno a Ravenna trasfigurata dal regista (“ho dipinto la realtà” dichiarava all’epoca) in un mondo dove malattia e bellezza coincidono con un cortocircuito di senso e di sensi che ancora oggi ci sbalordisce.
In scena tre donne e due uomini (accanto al duo: Monica Piseddu, Francesca Cuttica e Benno Steinegger) lavorano attorno alla figura di Giuliana, moglie e madre, interpretata nel film da una giovane Monica Vitti. E’ lei, “selvatica vestita elegante”, a farsi carico di quella marginalità che da sempre attrae i due artisti, chiave di lettura del mondo intero. Perché Quasi niente ci parla non solo del disagio, della fragilità, delle crepe del reale, ma anche della fanciullezza di una donna che il mondo non sembra più interessato ad ascoltare. Sullo sfondo una società malata, priva di margini d’immaginazione e schiacciata da quel “realismo capitalista” che ha soppresso ogni passato e ipotecato ogni futuro. Spetta al teatro, con il suo “impotente fantasticare” fungere ancora una volta da cerniera tra il dentro e il fuori, tra l’immagine e il reale a essa sotteso.
un progetto di Daria Deflorian, Antonio Tagliarini
liberamente ispirato al film "Il deserto rosso" di Michelangelo Antonioni
collaborazione alla drammaturgia e aiuto regia Francesco Alberici
con Francesca Cuttica, Daria Deflorian, Monica Piseddu, Benno Steinegger, Antonio Tagliarini
giornata di esibizioni, laboratori, installazioni e musica
Le Fucine Vulcaniche in collaborazione con la velostazione Dynamo organizzano una giornata di esibizioni, laboratori, installazioni e musica.
“Come novelli EFESTI o Vulcani, a seconda della provenienza, che sia ellenica o latina, abbiamo forgiato, lavorato e trasformato giovani e non più giovani corpi e menti, dal giorno in cui, acerbi e titubanti essi muovevano i primi passi al di sotto di una scalinata, la scalinata del Pincio, per apprendere et sperimentare arcaiche discipline, affinché essi possano (che te pozzino..) entrare trionfanti nell’Olimpo del Circo. Ordunque con l’arrivo della calura spunteranno fuori, dal sottoscala del Dynamo uomini donne e bambini per richiamare la vostra attenzione ed invitarvi ad entrare nel CIRCO VULCANO, avvolti da fiamme danzanti abilmente domate da mitologici maestri, tra carambole aeree e cadute mozzafiato ad opera di spericolati acrobati che celano corali installazioni artistiche e affascinanti e misteriosi giochi di luci ed ombre.”
ore 15 | laboratorio intensivo di tessuti aerei
ore 17 | laboratorio di giocoleria
ore 20 | esibizione del laboratorio di tessuti aerei
ore 21 | spettacolo di fuoco
ore 22 | concerto
lungo tutta la giornata nel tunnel: installazione artistica corale
Una lettura e qualche canzone dal libro di Annie Ernaux | Arena del Sole - Stagione 2018/19
Annie Ernaux, con i suoi libri, ha reinventato i modi e le possibilità dell’autobiografia, trasformando il racconto della propria vita in strumento di indagine sociale, politica ed esistenziale: il suo è uno scavo non psicologico, non sentimentale, ma cristallino e amorevolmente duro, in grado di creare nel lettore una suspense, una tensione, simile a quella che riscontriamo ogni volta che facciamo i conti con le tante crepe dell’esistenza.
“La protagonista di Memoria di ragazza, la ragazza del 1958, quella del 1959, quella del 1960, in altri anni, in altri letti, in altri giri di vita: quella ragazza siamo state noi. Con altre canzoni, ma sempre con una canzone in testa, con altri libri, con un’altra miglior amica. Ma ce lo siamo ricordate, lo abbiamo rivissuto leggendo questa autrice e con questa lettura e qualche canzone condividiamo con il pubblico presente il puro e profondo piacere che dà la lettura”.
Daria Deflorian, Monica Demuru, Monica Piseddu
testo Annie Ernaux (L’Orma 2017, traduzione di Lorenzo Flabbi)
con Daria Deflorian, Monica Demuru, Monica Piseddu
a cura di Daria Deflorian