a seguire: Il primo canale non si scorda mai, con la zdàura Onorina Pirazzoli e il Comitato Salviamo il Navile
Doppio appuntamento: visita al Museo del Patrimonio Industriale e , a seguire, spettacolo al Battiferro.
ore 20 | Lo spuntino elegante. Storia e tradizione della Mortadella a Bologna
visita al Museo del Patrimonio Industriale (via della Beverara 123)
Sin dal XVI secolo a Bologna si produceva un insaccato di carni suine macinate, cotte lentamente per garantirne un gusto particolare e una prolungata conservazione. Era la mortadella il cui nome deriva dall'espressione latina murtatum farcimen che indicava un alimento ottenuto da carni suine farcite con bacche di mirto. Si trattava di un prodotto di lusso che nel Seicento costava nove volte più del pane, tre volte e mezzo più del prosciutto, due volte e mezzo più dell'olio. Il potere politico ne imponeva la lavorazione solo all'interno delle mura cittadine per trarne cespiti tributari, controllarne le fasi di produzione e la qualità. La mortadella veniva prodotta dai “salaroli”, artigiani della lavorazione delle “carni porcine salate” che nel 1788 dirigevano 67 botteghe specializzate. Nel corso dell'Ottocento le nuove dinamiche industriali impongono anche a questo prodotto la meccanizzazione della sua lavorazione; in particolare l'impacchettamento e la conservazione in scatole di latta permettono la sua esportazione sul mercato internazionale, rendendo la mortadella un prodotto ampiamente popolare, ancora oggi conosciuto in molte parti del mondo sotto il nome di Bologna
La visita guidata è gratuita mentre l’ingresso al Museo è a pagamento (riduzione a 3 euro)
Per informazioni: telefono 051.6356611
Per la prenotazione (obbligatoria): tel 329.3659446 (Vitruvio)
ore 21 | Il primo canale non si scorda mai, con la zdàura Onorina Pirazzoli e il Comitato Salviamo il Navile
La zdàura di Bologna Onorina Pirazzoli interagisce con il pubblico e con rappresentanti del Comitato Salviamo il Navile per condividere alcuni aneddoti divertenti e curiosi di vita vissuta sulle sponde del Canale Navile. I racconti attingeranno alle sue esperienze personali e, cosa ancora più interessante, ai ricordi degli abitanti. Infatti la zdàura Onorina tirerà fuori anche delle lettere inviate dai bolognesi e chiamerà all’appello qualcuno tra il pubblico, per arricchire di particolari il suo racconto.
Ingresso al Battiferro libero con prima consumazione richiesta (€ 5,00)
informazioni: tel. 3293659446 - associazione.vitruvio@gmail.com
Quarto e ultimo appuntamento del 2018 con CAPSULA, il Design Market delle Serre.
Dopo i primi tre appuntamenti (25-27 maggio, 15-17 giugno, 13-15 luglio), CAPSULA prosegue con la quarta e ultima edizione del 2018, nella splendida cornice de Le Serre Dei Giardini Margherita a Bologna.
Oltre 30 designers – di bijoux, abbigliamento, illustrazione, vintage, oggettistica, arredamento – provenienti da tutta Italia, coloreranno gli spazi delle Serre e mostreranno le loro creazioni.
Di seguito gli orari:
– Venerdì 18,00 – 22,00
– Sabato 11,00 – 22,00
– Domenica 11,00 – 20,00
Ad accompagnarli, un ricco calendario di eventi della rassegna KwSummer: a breve il programma completo.
“Always in style, but never in fashion”, al secondo tour italiano i Three For Silver sono una delle band più eclettiche di Portland.
Contrabbasso, fisarmonica e violino e le due voci di Willo e Lucas ad intrecciarsi magistralmente dando vita ad un incrocio tra Tom Waits e Les Claypools.
Ingresso libero
Rassegna Live in Serre
Il progetto HonoLulu Swing nasce nel 2010 sulla via Emilia, tra Parma e Reggio Emilia, dall’incontro dei quattro musicisti provenienti da esperienze artistiche differenti, ma accomunati dalla grande passione per la musica Gipsy Jazz detta anche manouche.
Il termine manouche è l’autonimo con cui si definiscono le popolazioni romanì presenti nel nord Europa (Francia, Belgio, Germania), ma ha iniziato a definire un vero e proprio genere musicale da quando negli anni ’30 un manouche di nome Django Reinhardt, con il suo Le Quintette du Hot Club de France, mescolando le tradizioni musicali della sua gente con i primi echi della musica afroamericana diede vita a quello che è considerato il primo jazz europeo, dove virtuosismo solista e solida base ritmica si fondono.
È così anche per gli Honolulu Swing, dove la chitarra ritmica di Carlo Montanari ed il contrabbasso di Matteo Zucconi reggono i virtuosismi della chitarra solista di Lorenzo Vuolo e dei sassofoni di Gabriele Merli.
Ingresso libero
Rassegna Orto Magnetico
Antonio Bertoni – Improvvisatore, compositore, performer. Lavora con strumenti tradizionali, strumenti autocostruiti, oggetti trovati ed elettronica.
Terre Occidentali è il tentativo di costruzione di un sistema non lineare, la ricerca di luoghi dove un impulso semplice e controllato, relazionandosi con altri elementi accuratamente selezionati genera mondi inaspettati e imprevedibili.
La sorgente sonora è elettronica, un sintetizzatore modulare. I suoni utilizzati sono molto semplici e non trattati in questa prima fase, principalmente onde sinusoidali e segnali di controllo, le frequenze utilizzate sono studiate con cura in relazione all’accordatura del violoncello e si basano sulla serie degli armonici.
Questi suoni vengono trasferiti agli oggetti tramite trasduttori, apparecchi che convertono l’energia elettrica in energia acustica.
Il violoncello in questo sistema agisce da filtro, generatore d’inviluppo e oggetto risonante, oltre ad aggiungere vibrazioni ed eventi sonori collaterali (tramite le preparazioni) che aggiungono interesse, variazioni o microvariazioni, in modo simile a quei piccoli elementi metallici di molti strumenti africani, che oltre a incontrare il gusto per i timbri complessi di quelle culture, intervengono nelle frequenze maggiormente percepite dall’orecchio umano, svolgendo quindi anche la funzione di far emergere ed accentuare alcuni elementi e le loro articolazioni.
Le quattro corde del violoncello sono accordate su due ottave a distanza di una quinta, utilizzando rapporti numerici di frazioni intere per massimizzare le risonanze e l’influsso di ogni corda sulle altre e sull’intero sistema: vengono infatti ripetuti due volte gli intervalli maggiormente consonanti e che compaiono più volte nella prima parte della serie degli armonici.
La dinamica dei suoni è estremamente importante, è molto delicato e localizzato l’equilibrio degli eventi sonori, molto preciso il livello energetico necessario a creare una situazione instabile e ricca di interesse.
Si tratta di musica elettroacustica dove però non si modificano suoni acustici con procedimenti elettronici, ma proprio il contrario.
Ingresso libero
Rassegna Live in Serre
Il richiamo forte del country e dell’America.
Atmosfere da rodeo, distese sconfinate, fiumi di cui seguire il corso in viaggi on the road. Queste le suggestioni che ci invadono all’ascolto di «Stra», il primo EP dei romani Keet & More.
Tre ragazzi che nel 2016 decidono di avviare questo progetto dal sapore così “roots” e così a stelle e strisce che si fatica a credere siano italiani. Colpisce al cuore la competenza e maestria con cui spaziano dal country al blues, in particolare nella sua variante dello “skiffle” inglese. Veloci, precisi, con un innato senso del ritmo. E assolutamente a loro agio su un palco.
Ingresso libero
Rassegna Live in Serre
Il gruppo propone un mix di brani originali e cover arrangiate in chiave latina/mediterranea.
Ingresso libero
Abbas Kiarostami Iran, Fra (2016, 120′)
Proiezione 24 Frames, di Abbas Kiarostami Iran, Fra [2016, 120′]
Abbas Kiarostami crea un dialogo tra il suo lavoro come regista e il suo lavoro come fotografo creando un ponte tra le due forme d’arte alle quali ha dedicato la propria vita.
Studiando la disposizione della posa e ricostruendo il momento immediatamente prima e dopo che la foto è stata fatta, Kiarostami seleziona 24 immagini fisse—la maggior parte delle quali raffigurano paesaggi abitati solo da uccelli e altri animali selvatici—animandole con il digitale, creando vignette di 4 minuti e mezzo e generando una serie commovente di movimento, percezione e tempo.
Una meditazione costante sul processo di creazione di immagine, 24 fotogrammi è un grazioso ed elegiaco addio da uno dei giganti del cinema mondiale.
Ingresso libero
Rassegna Live in Serre
Hayelala sono una band rock and roll dal nord di Israele.
Corde, ottoni, bassi e percussioni si uniscono per creare una ipnotica odissea di groove e sound che risuona con la poesia di Federico Garcia Lorca, Zelda, Allen Gainsbourg, Leonard Cohen, Pablo Neruda e Dylan Thomas, come con quella dei grandi poeti dell’Iran e della Turchia: Sohreb Sepehri, Hafez, Farid Adin Attar, Saadi and Yunus Emre.
Un tessuto di arrangiamenti folk multi-livello intorno alle composizioni originarie di Natai Kallay, arricchite con una miscela di musica tradizionale medio orientale, pezzi classici europei e jazz.
Voce, chitarra acustica: Nitai Kallay
Chitarra elettrica: Yuval Maayan
Sassofono: Ori Ehrman
Contrabbasso: Soof Nikritin
Batteria: Yuval Kaufman
Percussioni: Nur Bar Goren
Ingresso libero
Rassegna Orto Magnetico
Takahiro Kawaguchi lavora dal 2000 sulla configurazione di field recordings per uno spazio specifico.
Lavora nel campo dell’improvvisazione radicale, usando oggetti acustici e materiali quotidiani. è membro di The Great Triangle con Makoto Oshiro e Satoshi Yashiro.
Gli oggetti usati nelle sue performance possono sembrare strani, ma fanno parte di un ensemble fenomenico che emerge dalla liberazione di quegli oggetti dal loro status di beni di consumo.
Tutte le installazioni di Kawaguchi sono site-specific e permettono al pubblico di focalizzarsi sulla propria relazione con il tempo, lo spazio e la luce.
A cura di Gaspare Caliri e Associazione MU
Ingresso libero
Mouly Surya (Indonesia, Francia, Malesia, Tailandia,2017, 93’)
Immaginarti: Visioni Meticce è la rassegna a cura di Kilowatt, in collaborazione con Arca di Noè Coop. Soc., Baumhaus, Cantieri Meticci, Snark – space making e con il sostegno della Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna.
Immaginarti propone una selezione di film che fanno riferimento ai generi classici del cinema (fantascienza, horror, commedia ecc.) per raccontare l’immaginario delle comunità migranti.
Per questo appuntamento di Immaginarti proietteremo «Marlina the Murderer in Four Acts» di Mouly Surya (Indonesia, Francia, Malesia, Tailandia,2017, 93’)
**SINOSSI**
Marlina vive a Sumba in Indonesia. Marlina è una donna. È vedova. Vive isolata. La conseguenza non può che essere una: è debole. Sta risparmiando per poter seppellire il marito secondo i riti tradizionali. Un uomo si presenta alla sua porta e, impassibile, la informa che lui e sei compagni sono venuti per prenderle tutti i soldi, il bestiame e infine per stuprarla. E’ costretta a preparare la cena ai suoi aggressori, ma la donna sa come reagire e uccide i malviventi decapitandone uno e portandosi via la testa. Inizia così un viaggio per raggiungere un posto di polizia, nel corso del quale incontrerà una giovane donna incinta bisognosa di aiuto. Lungo il suo percorso non smetterà di combattere contro un mondo che sembra essere dominato soltanto dalla violenza.
Un sorprendente western al femminile, trasportato nei vasti panorami dell’Indonesia rurale e dominato dalla figura forte della protagonista, capace di ribellarsi alla brutalità dell’universo maschile.
A precedere il film verrà proiettato l’altra faccia di un progetto di video partecipativo promosso da Arcà di Noè, che dà la possibilità a chi viene solamente raccontato di raccontarsi. Sarà inoltre diffusa durante le serate della rassegna la serie di audiodoc Vediamoli a casa loro!, realizzata da Snark – space making a seguito di un’indagine esplorativa sull’uso di film e serie tv all’interno delle comunità migranti cittadine.
Ingresso libero
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Immaginarti:Visioni Meticce è una rassegna di film di genere provenienti dai paesi d’origine delle comunità di migranti che ci accompagna alla scoperta di futuri possibili, misteri insondabili e avventure rocambolesche: perché se l’immaginazione non ha confini, una mente aperta e lo schermo di un cinema sono i migliori antidoti alla paura.
Rassegna Live in Serre
Gli Yoruba prendono il nome da un popolo etno-linguistico diffuso nell’Africa occidentale, poi espanso nelle americhe dopo la tratta degli schiavi.
Il popolo Yoruba si sviluppò nella città di Ife; da lì controllava gran parte della Nigeria, del Togo e del Benin. La cultura Yoruba include numerose manifestazioni di tipo narrativo e teatrale nella quale si rappresentano, tramite rituali, gli spiriti Egungun, ovvero gli spiriti ancestrali.
La musica di questo organico rappresenta lo sviluppo e la rivisitazione personale del sound folklorico cubano, attraverso la ricerca di canti popolari, basati sulla tradizione orale.
Dopo un accurato lavoro di scelta del materiale e ascolto delle musiche di questi rituali, i musicisti hanno ricreato delle linee melodiche date dagli incastri ritmici provenienti dalle figure tipiche afrocubane – e quindi tipiche di questi rituali – composte e orchestrate per un ensemble di fiati.
Queste linee intersecate tra di loro creano uno strato ritmico e melodico capace di creare un habitat innovativo, sul quale dipingere spunti improvvisativi e tematici.I fiati sono composti da 2 strumenti ad ancia (sax alto e sax tenore) e 2 ottoni (trombone e tuba).
Gli strumenti ritmici sono utilizzati come fossero voci che narrano storie, voci che flettono il tempo e creano una sorta di «transfert» con esso, riscoprendo la purezza del ritmo primordiale.
Andrea Grillini – Batteria / Composizioni
William Simone – Percussioni / Batà / Voce
Stefano Dallaporta – Contrabbasso
Federico Pierantoni – Trombone
Filippo Orefice – Sax Tenore / Clarinetto
Ingresso libero
Supermarket è sinonimo di marchetta musicale. La sigla nasce infatti attorno al 2010, quando il chitarrista Alfredo Nuti Dal Portone (Colombre, Giacomo Toni, Saluti da Saturno, Jang Senato, Niconote), perseguitato dalla situazione storica e da un penoso stato di povertà, muove i primi passi attraverso il sogno di un arricchimento facile, e del successo sicuro.
Fu un senso innato per gli affari, dunque, ad orientare le sue prime scelte in direzione di un nucleo totalmente improvvisativo, completamente casuale e senza repertorio, ricco di suggestioni provenienti da generi che non conosceva affatto.
Calypso, cumbia, mariachi, manouche e tango, uniti al jazz, all’improvvisazione radicale e alla no wave – nello spirito, infine, della musica solare. Al secondo titolare della band, Marcello “Gianduia” Detti (Del Barrio, Giacomo Toni, Nobraino) estremamente ricco, si deve infine l’approdo a quell’attitudine cabarettistica delirante grazie alla quale il gruppo si è evoluto in una mini orchestra spettacolo a tutti gli effetti, finalmente con un repertorio, e con centinaia di esibizioni l’anno all’attivo, nelle location più diverse (dai club tipicamente “indie” a Umbria jazz, con una particolare predilezione per le cerimonie, dove la gente è meno incline al risparmio) e migliaia di copie di un demo, vuoto, vendute.
Sommando lauree e diplomi è il quartetto più colto dell’Europa sudorientale. Portobello è il loro primo album ufficiale.
Ingresso libero
Martin McDonagh, USA/2017, 115’
con Frances McDormand, Woody Harrelson, Sam Rockwell
Dopo mesi trascorsi senza trovare il colpevole dell'omicidio della figlia, Mildred Hayes compie un gesto audace. Lungo la strada che porta in città, noleggia tre cartelloni pubblicitari sui quali piazza un controverso messaggio diretto allo stimato capo della polizia locale. Lo scontro con le forze dell'ordine diventerà sempre più duro. Al suo terzo lungometraggio - premiato a Venezia, fresco trionfatore ai Golden Globe e lanciatissimo verso gli Oscar con ben sette candidature 'pesanti' - il commediografo-regista anglo-irlandese Martin McDonagh si conferma raffinato esploratore del lato oscuro dell'America, tra violenze domestiche e razzismo diffuso. Ma il ritmo e il tono sono ancora quelli di una dark comedy meravigliosamente scritta e dagli straordinari tempi comici: "sembra un film di vendetta e invece propone il superamento della rabbia, pare un pulp iperviolento ma in realtà è una commedia umana, ha la struttura del giallo ma il colpevole potrebbe pure non trovarsi mai" (Francesco Alò).
Premio Oscar 2018 per la migliore e per il miglior attore non protagonista
Riccardo Milani Italia/2017, 98’
con Paola Cortellesi, Antonio Albanese, Sonia Bergamasco
Giovanni lavora per una think tank che si propone di riqualificare le periferie italiane. La sua ex moglie Luce coltiva lavanda in Provenza, convinta di essere francese. Giovanni e Luce hanno allevato la figlioletta tredicenne Agnese secondo i principi dell'uguaglianza sociale, anche se vivono al caldo nel loro privilegio. E quando Agnese rivela a Giovanni la sua cotta per Alessio, un quattordicenne della borgata romana Bastogi tristemente nota per il suo degrado, papà, terrorizzato, segue la ragazzina fino alla casa dove Alessio abita insieme alla mamma Monica e alle due zie Pamela e Sue Ellen (sì, come le protagoniste di Dallas). Giovanni scoprirà che Monica è altrettanto atterrita all'idea che suo figlio frequenti una ragazzina dei quartieri alti: "Non siamo uguali", Monica avverte Alessio. "Inutile farsi illusioni".
Rassegna Accadde domani
Paul Thomas Anderson, USA/2017, 130’
con Daniel Day-Lewis, Lesley Manville, Vicky Krieps
Reynolds Woodcock è un rinomato stilista britannico che, insieme alla sorella Cyril, conosce il massimo del successo negli anni Cinquanta vestendo la famiglia reale e l'élite che conta. Dal punto di vista sentimentale, però, ha relazioni brevi con una serie di donne fino a quando non incontra Alma, destinata a divenire la sua amata e la sua musa. Innamorandosi, per la prima volta si ritroverà a dover conciliare vita personale e professionale.
Premio Oscar 2018 per i migliori costumi
rassegna Serra Elettrica
KKEMPES & DRONE nasce dalla collaborazione di Alessandro Rizzato (KKEMPES) per la parte audio e Dario Alejandro Barletta (DRONE) per le riprese e montaggio video.
TROPOSFERA è ispirato all’ ecosistema in cui viviamo, all’ambiente e all’umanizzazione dell’ambiente, dal punto di vista del drone solitario che scruta la terra dall’alto riportando riprese azimutali e frontali. Il commento sonoro asseconda i campi aperti e gli spazi dilatati dell’immagine e costruisce paesaggi sonici minimali tratteggiando melodie astratte.
KKEMPES è il progetto solista di Alessandro Rizzato.
Basato a Bologna, ha l’intento di esplorare il mondo della musica elettronica d’ambiente minimalista e autogenerativa utilizzando un piccolo sintetizzatore modulare. Dal vivo la performance è completamente live, senza l’ausilio di laptop o sampler.
Alessandro Rizzato ha pubblicato un EP dal titolo KKEMPES – All Grains Around (2017 Switch Music Recordings) e due lavori con TORAKIKI, Avesom (2016 Symbiotic Cube) e Mondial Frigor (2015 Torakiki Music). Ha inoltre realizzato numerose colonne sonore collaborando con CHEAP Bologna – Street Poster Art.
DRONE è dAb (Dario Alejandro Barletta) il supporto visivo che accompagna le sonorità di KKEMPES.
Italo-argentino, da più di 10 anni a Bologna, le sue realizzazioni video sono focalizzate su temi sociali, arte, food, festival e music clips. Collabora con KKEMPES già da diversi anni per la realizzazione audio video del festival CHEAP Bologna – Street Poster Art.
Ultimamente specializzato in immagini aeree, base dei video del progetto TROPOSFERA di KKEMPES &DRONE.
Ingresso libero
(Italia/1968) di Luigi Zampa (98')
Soggetto: Giuseppe D’Agata, dal suo romanzo omonimo. Sceneggiatura: Sergio Amidei, Alberto Sordi, Luigi Zampa. Fotografia: Ennio Guarnieri. Montaggio: Eraldo Da Roma. Scenografia: Franco Velchi. Musica: Piero Piccioni. Interpreti: Alberto Sordi (dottor Guido Tersilli), Bice Valori (Amelia Bui), Sara Franchetti (Teresa), Nanda Primavera (mamma Tersilli), Evelyn Stewart [Ida Galli] (Anna Maria), Claudio Gora (primario), Franco Scandurra (dottor Carlo Bui), Pupella Maggio (prima paziente), Leopoldo Trieste (Pietro), Adriana Giuffrè (Marianna). Produzione: Bruno Turchetto per Euro International Films, Explorer Film ’58.
Versione originale con sottotitoli inglesi
Copia proveniente da Cineteca del Friuli
Con Il medico della mutua, che esce nell’ottobre 1968, Zampa coglie forse il maggior successo della sua carriera. Il romanzo di Giuseppe D’Agata, uscito per Feltrinelli nel 1964, aveva fatto parlare, più che per i meriti letterari (che non mancano), per la denuncia paradossale e grottesca del sistema mutualistico e per le polemiche annesse. […] Per rendere cinematografica questa realtà, Zampa la deve illuminare con la satira: la deve deformare, deve cogliere i lati paradossali e grotteschi, le esagerazioni e le storture […]. In questo modo la rappresentazione diventa immediatamente denuncia: ciò che viene portato sullo schermo è giustificato non solo dal fatto di essere inedito, ma dalla sua esemplarità negativa. […] Per certi versi Guido Tersilli è un fratello del vigile Otello Celletti: è un mediocre che trionfa grazie all’ostinazione. Ma Celletti in fondo era un figlio del popolo, e Zampa gli poteva concedere l’indulgenza che si riserva a chi non si accorge dei propri limiti. Chi è invece Guido Tersilli? Un piccolo borghese che i propri limiti li conosce molto bene (a partire dalla propria impreparazione), e che ciò nonostante decide di perseguire cinicamente i propri scopi. […] Tersilli è il primo figlio del boom che Zampa rappresenta in un film: il figlio di un’Italia arida e arrivista e trionfante, che ha perso ogni senso di solidarietà, ogni dimensione di socialità. All’epoca di Il vigile, l’Italia viveva ancora in strada, aveva riti collettivi; ora pianifica le conquiste dal chiuso dei tinelli e degli studi professionali. Il popolo non è scomparso, in Il medico della mutua, ha conservato la faccia, ma ormai ha perso l’identità, è diventato massa. […] Zampa sa che dietro a quel popolo non c’è più una società, una dimensione collettiva. Sa che l’Italia si avvia a essere un paese senza più popolo, fatto di tanti individui. Che forse si ritrovano solo nel buio di una sala, per ridere di ciò che sono diventati. (Alberto Pezzotta)
Se ne poteva fare un’opera realistica o drammatica, ma io penso che proprio attraverso un carattere ironico, velatamente satirico, il film possa acquistare uno spessore maggiore. Sarà comunque un lavoro di impegno civile, come del resto lo erano gli ultimi due film che ho realizzato con Alberto Sordi, L’arte di arrangiarsi e Il vigile, e come in quelli, anche nel Medico della mutua cercherò di esaminare il comportamento di un uomo, di un singolo, messo al centro di un fatto nazionale. La mia intenzione, insomma, è di raccontare soprattutto una storia umana, vera, credibile, una storia di tutti i giorni. Ed è per questo che ho molta fiducia in Sordi, perché mi sembra che lui riassuma, anche fisicamente, tutti i travagli, tutte le angosce dell’italiano medio, conferendo però ad essi un’aria di distacco, di indifferenza, di apatia: caratteristica, appunto, di noi italiani. (Luigi Zampa)
Sonorizzazione live di cinema surrealista.
Musica surreale e dadaista per theremin e cianfrusaglie elettroacustiche a cura di OoopopoiooO, duo di spericolate sperimentazioni sonore composto da Vincenzo Vasi (voce, theremin, basso, elettronica, giocattoli) e Valeria Sturba (voce, theremin, violino, elettronica, giocattoli).
Ingresso libero
(Italia-Francia/1981) di Mario Monicelli (135')
Soggetto: Bernardino Zapponi. Sceneggiatura: Piero De Bernardi, Leonardo Benvenuti, Mario Monicelli, Tullio Pinelli, Alberto Sordi. Fotografia: Sergio D’Offizi. Montaggio: Ruggero Mastroianni. Scenografia: Lorenzo Baraldi. Musica: Nicola Piovani. Interpreti: Alberto Sordi (marchese Onofrio del Grillo/Gasperino), Paolo Stoppa (papa Pio VII), Flavio Bucci (fra’ Bastiano), Caroline Berg (Olimpia), Riccardo Billi (Aronne Piperno), Cochi Ponzoni (Rambaldo), Elena Daskowa (marchesa del Grillo), Marc Porel (Blanchard), Leopoldo Trieste (don Sabino), Giorgio Gobbi (Ricciotto), Marina Confalone (Camilla). Produzione: Renzo Rossellini per Opera Film Produzione, Gaumont.
Versione originale con sottotitoli inglesi
Copia proveniente da Cineteca Nazionale
Un grande personaggio, grandioso, crudele, tremendo, cialtrone, quello di Il marchese del Grillo, il nobile romano dell’aristocrazia nera, che in realtà non ha nessuna pietà per i poveri, anzi si diverte a dileggiarli. Sordi era perfetto, e poi faceva due personaggi, una cosa che viene da Shakespeare, da La bisbetica domata, che è anche una delle beffe più famose fatte dal Marchese del Grillo, quella che fa al povero carbonaio suo sosia, ubriacandolo e facendolo passare da nobile per qualche giorno, comportandosi con lui in modo crudelissimo. A proposito delle sue radici quasi ottocentesche, mi viene in mente il Belli, un sonetto che comincia così: “C’era una volta un Re che dar palazzo/ Manno fora a li popoli st’editto:/ Io so’ io, e voi nun sete un cazzo”. Nel film sembrava che l’avesse inventato lui, è diventata una frase famosa che la gente crede un’invenzione di Sordi!
Sordi non è amato all’estero, perché sostanzialmente non è capito. Si chiedono come facciamo
noi italiani a divertirci con un essere che è tutto tranne che divertente, che è anzi così odioso. Eppure è stato il personaggio di italiano più forte di tutti lungo quarant’anni di storia... Sottolineava le bassezze e i difetti degli italiani in maniera tale che poi gli italiani finirono col divertircisi molto, tutti naturalmente pensando che Sordi parlasse degli altri, mai di loro stessi. Coglieva il carattere nazionale in maniera straordinaria, e in questo senso era davvero un autore perché il suo personaggio l’ha inventato lui, e tutti noi registi e sceneggiatori abbiamo lavorato su quella falsariga con le nostre mille variazioni. (Mario Monicelli)
Monicelli fa uscire a Natale del 1981 Il Marchese del Grillo con Alberto Sordi, che raggiunge in poche settimane le massime vette d’incasso. Anche in questo caso il soggetto ha conosciuto traversie notevoli: venticinque anni prima era stato proposto a Sordi per la regia di Visconti; successivamente era passato per le mani di Luigi Magni, specializzatosi dopo Nell’anno del Signore in vicende vernacolari nella Roma papalina. Il personaggio del Marchese del Grillo, che combina scherzi senz’allegria per giustificare la propria esistenza e che insieme rivela le sue paure e le sue insicurezze aggrappandosi vigliaccamente a tutti i privilegi di cui può fruire, è mutuato dalla compagnia di Amici miei. Da questo punto di vista, giova la collocazione in un’epoca più interessante di quella del quintetto di toscani. Anzi, per una migliore identificazione storica, Monicelli sceglie di posticipare di cento anni quanto fa Luca Desiato nella biografia del vero Angelo del Grillo, di cui Onorio è un presunto discendente. (Steve Della Casa)