(Coming Home, USA/1978) di Hal Ashby (127').
Bob (Jon Voight) parte volontario per il Vietnam; sua moglie Sally (Jane Fonda) si prodiga in un ospedale Per veterani; qui ritrova Luke (Bruce Dern), convinto pacifista rimasto paralizzato. Ashby guarda alle conseguenze traumatiche della guerra sui reduci e le persone che li circondano. Anima del progetto è la stessa Fonda, che era stata capofila della protesta contro l'intervento militare americano. Il Vietnam come punto di non ritorno individuale e collettivo: "non è più possibile continuare a immaginarsi un'America mitica una volta superata la soglia della disperazione nella quale gli americani sono stati gettati da altri americani" (Julio Cabrera). Tre Oscar: alla sceneggiatura e alle interpretazioni di Fonda e Voight. (aa)
Al termine gli psicoterapeuti Roberto Pani e Maitri Corona commentano il film
In collaborazione con S.I.Ps.A. - Società Italiana Psicodramma Analitico, sede di Bologna
(Harold and Maude, USA/1971) di Hal Ashby (90')
Vetta della poetica degli outsider di Ashby, dopo l'iniziale insuccesso commerciale si è guadagnato negli anni lo status di cult movie. L'incontro tra il giovane depresso Harold, abile metteur en scène di suicidi, e l'esuberante ottuagenaria Maude, fondato sulla comune passione per i funerali, è un inno alla diversità, alla bizzarria come antidoto alle rigide prescrizioni della routine borghese. Maude vive ai margini della società ma gode con pienezza ciò che la vita ha da offrirle ed esplora fino in fondo la propria libertà. Un divertente ribaltamento anagrafico in anni di movimenti giovanili. Ashby trova la giusta misura di ironia e humour nero. (aa)
Per la prima volta sono visibili estratti dalle documentazioni filmate degli spettacoli della Socìetas Raffaello Sanzio che scandiscono la fase di Epopea della Polvere (1991-1999), momento di ripensamento della tradizione del dramma occidentale: Amleto, la veemente esteriorità della morte di un mollusco(1992), Orestea (una commedia organica?) (1995), Giulio Cesare (1997), Genesi. From the museum of sleep (1999). L'esemplare "discesa agli inferi del linguaggio" continua con lo spettacolo-oratoria Lucifero. Quanto più una parola è vecchia, tanto più va a fondo (1993) e con la performance polivocale dal romanzo omonimo di Louis-Ferdinand Céline, Voyage au bout de la nuit (1999). In coda qualche momento da Il Combattimento di Tancredi e Clorinda di Claudio Monteverdi (2000), prima regia di teatro musicale di Romeo Castellucci.
(The Last Detail, USA/1973) di Hal Ashby (103')
"Le lunghe dissolvenze incrociate che contrappuntano il viaggio dei tre marmittoni di L'ultima corvédefiniscono la tonalità tipica dei film di Ashby: una lenta diluizione, uno scivolamento dei corpi e delle idee, una certa impotenza volontaria a tradurre in fatti concreti (o in immagini) quel che si continua a ribadire a parole. Ne risulta una strana malinconia, a un tempo ironica e risentita. Due marinai (Jack Nicholson, scatenato, e Otis Young) devono scortare in prigione un terzo, il giovane Meadows (Randy Quaid), grosso, cleptomane e un po' tardo. [...] Il percorso non sarà servito che a far crescere sentimenti senza conseguenze". (Cyril Béghin)
(Being There, USA/1979) di Hal Ashby (130'). Introduce Franco Minganti
"Peter Sellers offre uno dei suoi più raffinati ritratti nel ruolo di questa inconsapevole vittima dell'isolamento, che ha vissuto la sua intera esistenza tra le mura di una casa con giardino di Washington, con la televisione come unico legame con il mondo esterno. Quando è costretto a uscirne, questo candido ingenuo diviene, per una serie di ironie ben congegnate, l'idolo della città. Il regista Hal Ashby sceglie uno stile sobrio e misurato per accordarsi alla sottigliezza e alla perfezione della performance di Sellers. Resta inesplorata la vena allegorica dello script di Jerzy Kosinski, ma nel complesso il film garantisce un ottimo livello di umorismo, complessità e profondità". (Dave Kehr)
(Bound for Glory, USA/1976) di Hal Ashby (135').
Dall'autobiografia del folk singer americano Woody Guthrie. Negli anni della Grande Depressione, in viaggio verso la California in cerca di fortuna, tocca con mano lo sfruttamento dei lavoratori e trasforma la musica in veicolo di protesta sociale. "Guthrie racconta un'altra faccia del sogno americano, fatta di ingiustizia e sopraffazione, di solidarietà e disillusione, dove il punto di vista privilegiato è un forte senso di dignità dell'uomo e di rispetto per l'altro" (Franco Minganti). Ashby esalta l'idealismo del personaggio in un affresco storico che guarda al Ford di Furore ma non evita il sentimentalismo. Per il ruolo di Guthrie, dopo aver considerato De Niro, Nicholson, Hoffman e Bob Dylan, il regista vuole Tim Buckley, ma la morte prematura del cantante conduce alla scelta di David Carradine. Oscar per la migliore fotografia e la migliore colonna sonora.
Al termine gli psicoterapeuti Fabio Bruno e Chiara Zaniboni commentano il film In collaborazione con S.I.Ps.A. - Società Italiana Psicodramma Analitico, sede di Bologna
Copia in 35mm
(prima parte, 180')
Maratona di due pomeriggi per gli undici film che ripercorrono la Tragedia Endogonidia, ciclo drammatico in divenire dedicato a un'idea di tragico contemporaneo che la Socìetas Raffaello Sanzio ha sviluppato nell'arco di tre anni (2001-2004) coinvolgendo dieci capitali europee. Realizzati da Cristiano Carloni e Stefano Franceschetti (eccetto il primo, creato da Romeo Castellucci) con le musiche originali del compositore Scott Gibbons, create in collaborazione con Chiara Guidi, questa lunga memoria filmica ripercorre la vita biologica e morfologica attraverso la visione degli undici episodi presentati nelle varie città: C.#01 Cesena, A.#02 Avignon, B.#03 Berlin, BR.#04 Bruxelles, BN.#05 Bergen, P.#06 Paris, R.#07 Roma, S.#08 Strasbourg, L.#09 London, M.#10 Marseille, C.#11 Cesena.
Copia in SD
Sergio Govoni: un artigiano artista per la sua Bologna
Inaugurazione sabato 15 febbraio, ore 12
Nella mostra, aperta fino al 9 marzo, è esposta parte della produzione ad intarsio di Sergio Govoni, in arte Sergov (Bologna, 1924-2011), donata dalla sorella Maria Luisa Govoni al Comune di Bologna | Istituzione Bologna Musei nel 2013.
L'esposizione non è solo l'occasione per ammirare una cinquantina di tarsie lignee tra le oltre cento opere che compongono la donazione, ma è anche il coronamento della volontà del maestro artigiano.
Intarsiatore cresciuto in una famiglia di artigiani ebanisti bolognesi, Sergov non è stato un pittore, ma certamente è stato un artigiano che ha saputo fare uso della tarsia con una modalità sapiente ed efficace, ottenendo ogni volta sorprendenti effetti pittorici. Non si è molto lontani dal vero, infatti, nell'osservare che in lui convivono il rigore tecnico dell'artigiano e il genio creatore dell'artista, che ha per tavolozza il legno e per pittura l'intarsio.
L'opera di Sergov si inserisce nel filone della tradizione antichissima della tarsia lignea attraverso l'impiego di una tecnica particolare, da lui definita come “pittura in legno”. Essa consiste nell'aggiungere e togliere legnetti di tonalità diverse (noce, faggio, ciliegio, palissandro), così come avviene nel caso dei colori col pennello. I pezzi vengono incollati su pannelli di compensato in modo da riprodurre il disegno precedentemente preparato, sulla base di una gamma di soggetti. I legnetti sono preparati in forma di lamelle sottili per rendere al meglio le varietà cromatiche.
La mostra si suddivide in quattro sezioni tematiche: "Bologna", una carellata di pittoresche vedute e scorci di luoghi particolarmente caratteristici della città; i "Mestieri", in cui sono ricordate le antiche professioni artigianali tipiche della città di un tempo; "Fiori e Natura", un avvolgente trionfo di colori, forme e profumi; "Momenti", una raccolta di opere di soggetti tra loro diversi ma accomunati da una efficace e malinconico senso del ricordo.
A cura di Giancarlo Benevolo e Gabriella Bernardi
Orari: dal martedì alla domenica: ore 10-18
Ingresso: gratuito
Percorsi nella musica in Italia in compagnia di Gianluca Morozzi; un libro di Enrico Deregibus
Con Enrico Deregibus, Gianluca Morozzi, Claudio Lolli, Massimo Roccaforte e interventi musicali di Mirco Menna
“Chi se ne frega della musica?” è una ricognizione, talvolta ironica sulla musica di oggi in Italia attraverso una serie di squarci su artisti, dischi, festival, concerti, addetti ai lavori degli ultimi 20 anni (con qualche puntata anche nel passato).
Il tutto partendo da alcune domande: si possono mettere in gioco venti anni e più di musica in Italia? Senza paletti di generi, senza soggezioni, senza tifoserie? Con ironia e affetto? Ci ha provato Enrico Deregibus, uno dei più apprezzati giornalisti musicali italiani, che guida il lettore attraverso un percorso in compagnia dello scrittore Gianluca Morozzi, in un inedito e originale controcanto di storie e parole. Il risultato è un puzzle variopinto, composto da molti pezzi che ci si può divertire a mettere insieme a proprio piacimento.
Geografie dell’abitare contemporaneo. I migranti mappano Milano; presentazione del libro di Nausicaa Pezzoni.
In questo libro, i migranti, figure emblematiche della contemporaneità, ci conducono a esplorare la condizione urbana attuale: il loro abitare sradicato diviene lo spunto per pensare al progetto di una città che voglia intercettare la domanda di abitabilità del presente.
L’ autrice attualizza e applica un metodo – quello introdotto daKevin Lynch nell’Immagine della città – per studiare la percezione dell’ambiente da parte dei suoi abitanti. “Come fa un estraneo a costruire l’immagine per una città che gli è nuova?”. Prendendo spunto da una questione cruciale e inesplorata, viene costruita una ricerca empirica partendo da dove Lynch l’aveva lasciata per indagare, a mezzo secolo di distanza, quello che appare oggi un tema emergente nel progetto e nel governo del territorio: la relazione col paesaggio urbano da parte dei suoi nuovi abitanti.
Attraverso 100 mappe di Milano, disegnate da altrettanti migranti al primo approdo, affiora e prende forma la geografia di una città pressoché sconosciuta a chi è residente stabile: una città che include, che attrae, che divide, che mette in relazione o che si fa temere, a seconda dei significati di cui si caricano i suoi spazi nell’osservazione di chi si disponga ad abitarli.
Un’ esplorazione che consente a chi voglia leggere il mutamento di addentrarsi nellacittà in trasformazione, osservando quell’abitare senza abitudine che è specifico del migrante al primo approdo e che potrebbe ora diventare la condizione etica dellacontemporaneità che tutti abitiamo.
Partecipano:
Nausicaa Pezzoni, Autrice, urbanista
Matilde Callari Galli, Antropologa, docente di Antropologia culturale presso l’Università di Bologna, coordinatrice del progetto di ricerca Mappe Urbane
Franco Farinelli, Geografo, direttore del Dipartimento di Filosofia e Comunicazione dell’Università di Bologna
Patrizia Gabellini, Assessore all’Urbanistica del Comune di Bologna, professore ordinario di Urbanistica presso il Politecnico di Milano
Apre l’incontro Giovanni Ginocchini, direttore Urban Center Bologna
Con proiezione di parti del filmato "La città sradicata" di Nausicaa Pezzoni
ingresso libero
Mostra personale dell’artista Goran Trbuljak.
Nato in Croazia nel 1948, Trbuljak è attivo già verso la fine degli anni Sessanta nel contesto artistico d’avanguardia noto come Nuova pratica artistica.
Artista Concettuale tra i più interessanti, Trbuljak è convinto da subito che una ricerca basata su convenzioni stilistiche tradizionali non avrebbe portato ad alcun risultato cosicchè, nel 1971, espone allo Student Centre Gallery di Zagabria un poster con la scritta “Non intendo esporre nulla di nuovo e originale”. Trbuljak non formula paradigmi, non propone il suo lavoro come nuova alternativa formale ma, semplicemente quanto brillantemente, pone l’accento sul dilemma dell’artista, che nello stesso momento accetta e rifiuta tutti gli aspetti caratteristici di qualsiasi opera egli possa realizzare. Tra gli anni Settanta e Ottanta, in una scena artistica di profondi cambiamenti, Trbuljak impersona l’artista in crisi, scettico, consapevole, disilluso, “più artista per quello che non fa piuttosto che per quello che fa”.
Il suo lavoro è anche una profonda riflessione sul sistema dell’arte e sulle dinamiche che contribuiscono a dare ad un oggetto lo status di opera d’arte.
Le domande intorno alle quali ruotano oltre quarant’anni di ricerca indagano quali siano i fattori che fanno si che un certa attività e una certa attitudine siano classificate come artistiche. E chi è l’artista? In una performance del 1972 Trbuljak distribuisce ai passanti un foglio contenente una domanda: “Un artista è tale quando gli viene data la possibilità di esserlo. Goran Trbuljak è un artista o no?”
L’anno dopo, ottenuta la possibilità di allestire una sua mostra nel Museo di Zagabria, Trbuljak dichiara “il fatto che a qualcuno sia data la possibilità di esporre è più importante di cosa espone”.
Ironico e profondo al tempo stesso, Trbuljak mette in crisi i principi del Modernismo, il culto dell’autore, la nozione di originalità, gli strumenti del Sistema dell’arte come le gallerie, le mostre, le monografie.
La mostra è stata realizzata in collaborazione con la galleria Gregor Podnar di Berlino.
Goran Trbuljak ha prodotto per l’occasione il libro d’artista White monograph/Monografia bianca disponibile in galleria.
MESMER ARTISTIC ASSOCIATION | Preparatorio per Tremore
Attraverso gesti preparati e riassuntivi, viene qui mostrato il processo che guida le sessioni di E.C.O. Allo stesso tempo questa rappresentazione è un esercizio preparatorio al primo livello narrativo di Tremore, titolo ipotetico dell’opera derivante dal Laboratorio di E.C.O. Il dispiegarsi su diversi livelli narrativi è dunque il precipitato naturale dei procedimenti utilizzati nel corso della ricerca, così come simbiotici lo sono anche i contenuti e le forme. In questa Applicazione la narrazione è: Provare.
*Applicazione: l’utilizzo di strumenti e conoscenze acquisite per la produzione nel reale di un’intuizione. Una verifica in cui non prevale né la biografia né la confezione. In un’applicazione è necessario che conoscenza e vita siano tenute allo stesso livello di intensità, affinché la finzione e il biografico non prevalgano l’una sull’altro.
Regia e ideazione Pietro Babina | assistente alla regia Emiliano Campagnola | dialoghi Chiara Lagani, Jonny Costantino, Pietro Babina | attori Francesca Mazza e Mauro Milone | fotografia Claudia Marini | organizzazione e promozione Viviana Vannello | una produzione Mesmer Artistic Association | con Fondazione Romaeuropa, Pubblico il teatro di Casalecchio di Reno, Centrale Fies, Regione Emilia-Romagna, Comune di Bologna.
Nell'ambito di DRAMMATURGIE MEDIALI LA SCRITTURA SCENICA AL TEMPO DELLE TECNOLOGIE a cura di Enrico Pitozzi - La SOFFITTA 2014 - XXVI ANNO
Tavola rotonda
La relazione tra la scena teatrale e le tecnologie è un aspetto ormai consolidato all’interno delle pratiche contemporanee. Tuttavia tale relazione deve essere discussa e approfondita maggiormente, sia sul piano della drammaturgia che a livello della composizione del dispositivo scenico. Di cosa parliamo, dunque, quando attribuiamo una rilevanza drammaturgica alla tecnologia? Come si integra quest’ultima nell’orizzonte della sceneggiatura per la scena? Quali aspetti modifica, quali possibilità sviluppa? E ancora, quale cornice estetica è oggi possibile tracciare? Quali considerazioni – nell’orizzonte largo dei media – possiamo sviluppare intorno alla fruizione di questi strumenti? Come la tecnologia si modifica e si ri-programma nell’incontro con la scena teatrale? Sono questi alcuni dei temi ai quali la tavola rotonda intende formulare una serie di possibili risposte; e lo farà grazie al contributo di docenti e studiosi che – in modi diversi – si sono avvicinati al processo artistico di Pietro Babina.
Intervengono Pietro Babina (regista), Giovanni Corazza (Università di Bologna), Jonny Costantino (drammaturgo/sceneggiatore), Laura Gemini (Università di Urbino), Silvia Mei (Università di Pisa), Marco Roccetti (Università di Bologna) | introduce e coordinaEnrico Pitozzi (Università di Bologna)
a seguire THE DRAFT FILM [1]
Regìa di Pietro Babina | Introducono Pietro Babina e Enrico Pitozzi
INGRESSO LIBERO
Nell'ambito di DRAMMATURGIE MEDIALI LA SCRITTURA SCENICA AL TEMPO DELLE TECNOLOGIE a cura di Enrico Pitozzi - La SOFFITTA 2014 - XXVI ANNO
omaggio a Giuseppe Maria Crespi
In occasione dell’arrivo a Bologna de “La Ragazza con l’orecchino di perla”, ABC porta in luce per la prima volta, e in esclusiva, al pubblico italiano “Ritratto di donna in veste di Cleopatra” di Giuseppe Maria Crespi, detto “lo Spagnolo”. La tela ritrae una cantante, probabilmente la famosa Coralli, che interpreta Cleopatra, alludendo al celebre episodio dell’orecchino di perla sciolto nell’aceto.
La mostra sarà una rara occasione per ammirare il meraviglioso capolavoro, insieme all’alone di mistero che l’avvolge.
Rassegna di musica d'arte delle scuole in Università. Musiche di Bizet, Mozart, Poulenc.
In collaborazione con «Il Saggiatore musicale – SagGEM» e con la FTCB - Filarmonica del Teatro Comunale di Bologna.
Promossa dalla cattedra di Pedagogia musicale, col patrocinio dell’Ufficio Scolastico Regionale per l’Emilia Romagna, del Comune di Bologna e del Comune di San Lazzaro di Savena, l’iniziativa, giunta alla ottava edizione, offre alle scuole un’occasione di confronto sul terreno dei percorsi didattici condotti durante l’anno scolastico. Gli alunni, in diverse formazioni, eseguiranno i brani dopo averne illustrato al pubblico la struttura e il significato storico.
L’ingresso ai concerti è libero fino a esaurimento dei posti disponibili.
Nell'ambito di MUSICA a cura di Carla Cuomo, Maurizio Giani e Cesarino Ruini
Andrea Massimo Graassi, Clarinetto; Michaele Flaksman, Violoncello; Anna Quaranta, Pianoforte, in collaborazione con Musica Insieme.
Il programma intende rievocare le serate trascorse nel novembre 1894 da Johannes Brahms nella residenza francofortese di Clara Schumann, allorché il compositore ebbe più volte occasione di far musica insieme a Richard von Mühlfeld e a Joseph Joachim, suonando brani di Mozart e Schumann e presentando le proprie recenti composizioni con clarinetto.
Programma:
J. Brahms, Sonata in Mi bemolle maggiore op. 120 n. 2 per clarinetto e pianoforte
R. Schumann, Fantasiestücke op. 73 per violoncello e pianoforte
J. Brahms, Trio in La minore op. 114
L’ingresso ai concerti è libero fino a esaurimento dei posti disponibili.
Nell'ambito di MUSICA a cura di Carla Cuomo, Maurizio Giani e Cesarino Ruini
Roberto Fabbriciani, flauto.
Un programma variopinto di opere per flauto dal Settecento ai nostri giorni, che allinea ben tre prime assolute (Colombo Taccani, Garuti, Sammarchi), contornate da classici del repertorio novecentesco (Debussy, Varèse, Piazzolla) e da brani celeberrimi in versioni decisamente inconsuete, prima fra tutte laPrimavera di Vivaldi arrangiata da un trascrittore d’eccezione come Jean-Jacques Rousseau.
L’ingresso ai concerti è libero fino a esaurimento dei posti disponibili.
Nell'ambito di MUSICA a cura di Carla Cuomo, Maurizio Giani e Cesarino Ruini
Ensemble Ars Antiqua diretto da Guido Milanese.
La Messe de Nostre Dame di Guillaume de Machaut (ca. 1300-1377), composta verso il 1365, è la più antica messa polifonica di un singolo autore composta per esteso. Nel programma odierno questo capolavoro è presentato nel suo naturale contesto: i brani polifonici, che intonano l’Ordinario, saranno infatti eseguiti nello spazio sonoro complessivo per il quale erano progettati a Reims, con l’aggiunta delle parti del Proprio (canto piano, letture, sequenze).
Programma: G. de Machaut,La Messe de Nostre Dame
L’ENSEMBLE ARS ANTIQUA (Genova), fondato e diretto da GUIDO MILANESE (docente all’Università Cattolica di Milano), è specializzato nello studio ed esecuzione dei repertorii altomedievali e medievali, in particolare del canto gregoriano e della musica polifonica sino al quattrocento.
L’ingresso ai concerti è libero fino a esaurimento dei posti disponibili.
Nell'ambito di MUSICA a cura di Carla Cuomo, Maurizio Giani e Cesarino Ruini
Gloria Bandinelli, mezzosoprano; Carlo Mazzoli, Fortepiano. Musiche di Franz Schubert.
"Schubertiadi" vennero chiamate a partire dal 1821 le riunioni conviviali che avevano luogo nelle dimore degli amici di Schubert, per ascoltare le sue più recenti composizioni pianistiche e vocali. Appunto di un amico e anfitrione del musicista, il poeta Franz von Schober, è il testo del Lied «An die Musik» che apre la serata, nel corso della quale altri celeberrimi Lieder schubertiani saranno inframmezzati dall’esecuzione dei sei Momenti musicali per pianoforte solo.
L’ingresso ai concerti è libero fino a esaurimento dei posti disponibili.
Nell'ambito di MUSICA a cura di Carla Cuomo, Maurizio Giani e Cesarino Ruini
concerto per pianoforte di Maria Perrotta; musiche di Frédéric Chopin.
PROGRAMMA
Tre Notturni op. 9
Andante spianato et grande polonaise brillante op. 22
Berceuse op. 57
Tarantella op. 43
Ballata in Fa minore op. 52
La cosentina Maria Perrotta si è diplomata con lode al Conservatorio di Milano e ha conseguito il Diploma Superiore di Musica da Camera all'École Normale de Musique di Parigi, dove risiede. Si è perfezionata con Franco Scala, Boris Petrušanskij e Sergio Perticaroli. Ammirata ovunque per il rigore e la limpidezza delle sue esecuzioni, ha vinto numerosi concorsi internazionali, tra cui il «J. S. Bach» di Saarbrücken, che l’ha imposta come una delle più interessanti interpreti bachiane del nostro tempo. La Decca ha recentemente pubblicato in cd la sua applauditissima interpretazione delle ultime tre Sonate beethoveniane.
L’ingresso ai concerti è libero fino a esaurimento dei posti disponibili.
Nell'ambito di MUSICA a cura di Carla Cuomo, Maurizio Giani e Cesarino Ruini