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L'incredibile dance-rock band di Brighton presenta al Covo, in data unica italiana il nuovo album “Artificial Sweeteners”. Anche in questo quinto lavoro i F&M dimostrano di saper miscelare come nessun altro le influenze kraturock con quelle indie pop. Per questa ragione “Artificial Sweeteners” ha subito riscosso un grande successo, tanto che uno dei brani “Daggers” è stato remixato da Stephen Morris dei New Order/Joy Division. Quella del Covo sarà la loro unica data italiana.
Il concerto fa parte di Rock Around the World: il rock visto da 7 punti di vista diversi rassegna musicale del Covo.
Il rock visto da 7 punti di vista differenti, tante sono le nazionalità dei gruppi che parteciperanno a questa rassegna. Naturalmente USA e Inghilterra che di questa musica sono assoluti protagonisti. Ma anche Australia, Islanda, Irlanda del Nord, Canada e Italia. Gli artisti che si esibiranno sono tutti di primo piano nel panorama musicale internazionale ed arrivano a Bologna per presentare i loro nuovi album, che coprono tutti le sfumature del rock: dal punk al folk, passando per garage, indie, dance, soul e blues.
(Italia/1977) di Ettore Scola (110')
Il 6 maggio del 1938 è davvero una giornata particolare. Adolf Hitler è a Roma. Ma ci sono due persone, dirimpettaie, che non partecipano alla parata in suo onore. La prima è Antonietta, madre di sei figli, angelo del focolare, così come previsto dalla cultura fascista. L'altro è Gabriele, radiocronista dell'Eiar, ora disoccupato. Vani sono i tentativi di Antonietta di sedurlo, giusto per sfuggire per un giorno alla sua mansione di donna di casa. La sequenza dell'uccellino sfuggito dalla gabbia è magistrale e davvero riuscita. Compreso lo schiaffo che la Loren piazza sul viso di Mastroianni. I motivi li scoprirete. Candidato a due premi Oscar (miglior attore - Mastroianni e miglior film straniero), è uno dei vertici di Ettore Scola. (rc)
Copia restaurata CSC - Cineteca Nazionale di Roma, in collaborazione con Surf Film
(Francia/2014) di Marie Amachoukeli, Claire Burger e Samuel Théis (95')
"Un documentario di finzione" lo definiscono i tre registi. Party Girl, vincitore del premio Caméra d'or per la Migliore opera prima all'ultimo festival di Cannes, rimette in scena la storia vera della sessantenne Angélique, entraîneuse in un cabaret alla frontiera tra Francia e Germania che riceve la proposta di matrimonio di uno dei suoi clienti abituali. Ritratto inconsueto di una donna libera e anticonformista, "erede di prestigiose antenate (Gloria, Wanda, Mamma Roma)" (Serge Kaganski). "Attraverso lei - spiegano ancora i registi - volevamo mettere in discussione l'amore, la famiglia, la libertà, il senso del limite".
(Toki o kakeru shôjo, Giappone/2006) di Mamoru Hosoda (98'). Animazione. Dai 12 anni in su
La diciassettenne Makoto urta un marchingegno nell'aula di scienze e acquista la capacità di saltare indietro nel tempo: un potere straordinario che decide di utilizzare per migliorare la propria quotidianità. Ben presto, Makoto realizza che cambiare il passato non è semplice come sembra e che ogni suo intervento sul corso degli eventi produce conseguenze anche disastrose. Dal regista di Wolf Children, una variazione in chiave adolescenziale sul tema fantascientifico dei viaggi nel tempo.
(Countess Dracula, 1971) di Peter Sasdy (93')
Il titolo italiano piuttosto assurdo lascia nascoste le attitudini vampiresche del film, che in originale suona come Countess Dracula: ma più che al celebre vampiro, qui in variante abbondantemente femminile, il riferimento più pertinente è la contessa Bathory. Il dramma è quello del tempo che scorre e della bellezza che sfiorisce, la cura è l'omicidio e il letterale bagno di sangue. Perfetto tema per la Hammer ormai sul viale del tramonto, dopo una lunga e gloriosa avventura. (am)
(Klute, USA/1971) di Alan J. Pakula (114')
Il film è una riuscita rivisitazione del genere noir, messa in scena da un regista che all'epoca era all'apice della sua carriera, uno dei perni di quella che conosciamo come New Hollywood. La trama è classica: un assassinio, un detective, una donna: dei guai. Insomma, proprio quello che indicava Jean-Luc Godard nelle sue Histoire(s) du Cinéma: "Dire Hollywood: una donna e una pistola". Film notturno, costruito come un meccanismo perfetto, è il tipico esempio di un cinema, quello degli anni Settanta, che si poteva permettere una cadenza malinconica, intrisa di pessimismo. Klute è interpretato da un perfetto Donald Sutherland (un attore camaleontico: in grado di passare da toni gravi a quelli della commedia), lei invece è Jane Fonda: bellissima. (rc)
(USA/1973) di Franklin J. Schaffner (151')
Che dire di questo film? La sua popolarità all'epoca della sua uscita era tale che Franco e Ciccio l'anno successivo ne hanno fatto una parodia, Farfallon, diretta da Riccardo Pazzaglia. Papillon è un inno alla libertà, alla vita e all'amicizia. Steve McQueen è "Papillon": ha una farfalla tatuata sul petto. Viene deportato sull'Isola del Diavolo, Guyana Francese, per un omicidio che non ha commesso. Sulla nave conosce Louis Dega (Dustin Hoffman), un falsario. Tutto il film è costellato da tentativi di fuga, lavori forzati, celle di isolamento: il corpo e la mente sono messe a dura prova. E l'investimento di McQueen nel film, la sua immedesimazione, è tale che possiamo notare il suo dimagrimento durante la progressione temporale degli avvenimenti. (rc)
(USA/2012) di Dorothy Darr e Jeffery Morse (113'). Introduce Charles Lloyd | BJF 2014
Arrows Into Infinity, frecce verso l'infinito. Sono le parole usate da uno dei più grandi jazzisti in attività, Charles Lloyd, per descrivere il modo in cui compone e suona il quartetto formato insieme a Jason Moran, Eric Harland e Reuben Rogers. Attraverso interviste, riprese live di concerti, materiali di repertorio, e soprattutto la musica, il documentario diretto da Dorothy Darr (moglie/manager di Lloyd) e Jeffery Morse racconta la vita e la carriera di un artista leggendario, capace di attraversare i confini tradizionali della musica ed esplorare nuovi territori. Secondo il "Chicago Reader": "Un documentario musicale che alza l'asticella per tutto il genere".
(Italia/1949) di Alberto Lattuada (107')
Quando Alberto Lattuada (di cui celebriamo i cento anni dalla nascita) realizza Il mulino del Po ha ventotto anni. Ha una laurea in architettura, e chi vedrà il film riuscirà a comprenderlo in cinque secondi: ogni inquadratura è precisa al millimetro, bilanciata. Al suo fianco ci sono sua moglie, Carla Del Poggio, e un direttore della fotografia del calibro di Aldo Tonti. Sposi promessi, vita contadina, due famiglie lacerate da lotte nel tentativo di sopravvivere, tra balzelli, mulini in fiamme, familiari arrestati dalla finanza, solidarietà di classe e scioperi, sommosse e un finale toccante. Tratto dal libro di Riccardo Bacchelli. (rc)
Introduce Alessandro Lattuada
(A Streetcar Named Desire, USA/1951) di Elia Kazan (122')
Brando è Stanley Kowalski. Entra in scena e dice: "Devo cambiarmi la maglietta": oscillando tra furori proletari e piagnistei da mammoletta, sparecchia la tavola e scaglia i piatti contro il muro. Potrebbe essere l'unico gesto sano nell'inferno schizofrenico di Tennessee Williams. Invece, pure lui è uno splendido esemplare di bestia umana, col bicipite d'acciaio e la mascella sempre in movimento. Vivien Leigh è un gomitolo di nevrosi, Karl Malden la quintessenza dell'uomo qualunque. (am)
(RFT/1980) di Werner Schroeter (173')
Cosceneggiato da Giuseppe Fava, è la storia di Nicola, siciliano diciottenne emigrato in Germania per lavorare alla Volkswagen. Diviso anche fotograficamente in due parti (nella prima, ambientata in Sicilia, a dominare sono i colori del sole, nella seconda il grigiore industriale della capitale dell''auto del popolo' ), il film racconta la durezza dell'emigrazione in un paese ostile, la difficoltà di adattamento a regole nuove, l'amore che può trasformarsi in violenza. (ac)
Introduce Massimo Pavarini
Nell'ambito del ciclo Cinque decenni di migrazioni, in collaborazione con Scuola di Giurisprudenza - Università di Bologna
Lezione di Vittorio Boarini. Interviene Giandomenico Romanelli
In occasione della mostra Il demone della modernità. Pittori visionari all'alba del secolo breve (Rovigo, Mostre a Palazzo Roverella, 14 febbraio - 14 giugno 2015), Vittorio Boarini - docente di Cinema all'Università di Bologna - presenta Lo schermo demoniaco, un approfondimento sulla cinematografia dei primi trent'anni del Novecento; interviene Giandomenico Romanelli, curatore della mostra.
(The Long Goodbye, USA/1973) di Robert Altman (112')
Per schiere di fan, il miglior Chandler al cinema di sempre, elegia noir sul tradimento e sulla solitudine nel sole accecante della California: "Il fatto più importante è la scomparsa del gatto. Questa è la storia di un uomo che perde il suo gatto e il suo migliore amico". Ma sentite cos'altro diceva Altman, in un'intervista del 2001 ad Andrea Morini e Sergio Toffetti: "Chandler mi annoiava. Non lo capivo. Però avevo un'idea per un film sulla Los Angeles anni Settanta. Adottai lo spunto del personaggio di Marlowe che si svegliava dopo vent'anni e vedeva dilagare la mania per i cibi sani, le ragazze tutte prese a tenersi in forma e l'armamentario tipico dell'epoca. È questa l'unica ragione per cui ho fatto il film: la trama non ha alcun significato". (pcris) Rassegna in collaborazione con il corso di Storia del cinema nordamericano della Scuola di Lettere e Beni Culturali - Università di Bologna
Introduce Michele Fadda
Saya Jazz “Ho un pinguino nella scarpa”
Saya Fattoretto voce - Yuri Argentino sax - Andrea Vedovato chitarra banjo - Riccardo Di Vinci c.basso - Stefano Cosi batt.
in occasione del 150° anniversario dell'inaugurazione (1864 – 2014)
Ore 9.30 -12
Convegno: La ferrovia Porrettana: la storia e il futuro
Saluto di Pierangelo Bellettini, Direttore dell'Istituzione Biblioteche del Comune di Bologna,
Intervengono:
Armando Antonelli, Una città per gli archivi
Anna Manfron, Fondi archivistici in biblioteca: il caso del fondo Jean Louis Protche della Biblioteca dell'Archiginnasio di Bologna
Federica Collorafi, Jean Louis Protche, la carriera di ingegnere
Renzo Zagnoni - Andrea Ottanelli, Nuovi documenti sulla progettazione e costruzione della ferrovia Porrettana Paola Foschi, Sui binari della ferrovia passo passo da Bologna a Pistoia: appunti su una mostra
Ore 12.00 Inaugurazione della mostra
La progettazione e la costruzione della ferrovia Porrettana nei documenti dell’Archiginnasio
a cura di: Aniceto Antilopi, Paola Foschi, Andrea Ottanelli e Renzo Zagnoni
La Biblioteca dell’Archiginnasio, in collaborazione con il Gruppo di Studi Alta Valle del Reno, attraverso l'esposizione di disegni, libri e fotografie provenienti in gran parte dall’archivio del suo progettista Jean Louis Protche (1818-1886), propone una riflessione sulla storia e l’importanza di questa ferrovia nel centocinquantesimo anniversario della sua apertura, avvenuta il 2 novembre 1864.
La Porrettana rappresentò l’asse portante delle comunicazioni nord-sud d’Italia e d’Europa ed è oggi un’infrastruttura indispensabile per la vita stessa delle comunità della montagna tosco-bolognese.
La mostra è stata resa possibile grazie al riordinamento dell’archivio Jean Luois Protchedell’Archiginnasio, realizzato nell’ambito del progetto “Una città per gli archivi” finanziato dalla Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna e dalla Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna.
Ambulacro dei Legisti, inaugurazione 15 novembre 2014. Apertura fino al 15 febbraio 2015
Orari: lunedì – sabato: 9-19; domenica: 10-14 - Ingresso libero
+ Bastards on Parade
& The Bored Teenagers performing The Adverts
+ Return from the Grave live
+ Silence Means Death + Dornata live