(Ita/2015, 60′) di Giuliano Bugani
7 luglio 1960, Reggio Emilia. La polizia del governo Tambroni (Dc-Msi) spara sui manifestanti. Cinque i morti: Lauro Farioli, Ovidio Franchi, Emilio Reverberi, Marino Serri, Afro Tondelli. Un’ottantina i feriti. Il sole contro riapre il dibattito su una delle tante stragi italiane sulle quali il segreto di Stato aveva per anni fatto calare il silenzio. Il documentario di Giuliano Bugani, attraverso le voci dei presenti in piazza quel giorno, degli avvocati difensori e dei familiari delle vittime, ricostruisce i fatti di Reggio.
Non un episodio isolato, non un evento casuale, ma l’apice di una serie di provocazioni avvenute in altre città. Ad oggi, a 55 anni di distanza, non c’è ancora un colpevole. La strage è impunita.
A seguire incontro con Matteo Pioppi di Bébert Edizioni, Giuliano Bugani, regista del film e Silvano Franchi, familiare di una delle vittime del 7 luglio 1960.
Casa di produzione: Indygroundfilm
(USA, 2014) di Chris Moukarbel (79′)
New York, ottobre 2013: il popolare street artist britannico Banksy inizia una “residenza” nella Grande Mela.La sua visita lascia chiare tracce: 31 opere in 31 quartieri.
Un lavoro al giorno, in tutti i quartieri della metropoli.
L’impresa ha dato il via ad una vera e propria caccia al tesoro tra fan curiosi, mancati collezionisti d’arte e… poliziotti.
Con la videocamera del cellulare pronta a riprendere, tutti volevano conquistare un pezzo dei suoi effimeri lavori prima che venissero distrutti o, peggio, rimossi per guadagno. La vicenda però presto si complica e qualcuno storce anche il naso per qualche mediatizzazione di troppo.
Chris Moukarbel analizza la reazione del pubblico e segue il percorso dei lavori creati segretamente da Banksy e resi pubblici in tutta la città: dal lower East Side fino a Staten Island, da Williamsburg a Willets Point.
Il documentario è prodotto da HBO.
La proiezione è in collaborazione con Wanted Cinema.
dal violino al quintetto, dialoghi fra archi e pianoforte
In un ideale excursus lungo la storia del quartetto d’archi, esplorato sia nella sua unità che nelle singole voci dei suoi membri, sarà Mozart ad aprire il concerto, con il Quartetto in fa maggiore KV 590, suo ultimo tributo a questa forma. Terzo del gruppo dei “Prussiani”, dedicati al re Federico Guglielmo II, esso presenta una sensibile preminenza della parte del violoncello sulle altre voci, quasi un tributo al nobile destinatario, dilettante di questo strumento. A seguire la Sonata in mi minore KV 304 per violino e pianoforte, composta nel 1778 a Parigi. Nella Sonata vibra un’atmosfera a tratti esasperata: la ribellione difficilmente repressa di uno spirito giovane che affronta i suoi primi grandi dolori. Dall’ultimo Quartetto di Mozart al primo di Béla Bartók, che chiuderà il programma: ispirato anch’esso da una delusione amorosa, il Quartetto op. 7 fu ultimato nel 1909 ed è ancora legato alle sonorità del tardo Ottocento, anche se già si scorgono i germogli di quel linguaggio profondamente legato alla tradizione popolare che caratterizzerà tutta la produzione della maturità di Bartók.
Quartetto d'archi del Teatro San Carlo
Cecilia Laca - violino
Luigi Buonomo - violino
Antonio Bossone - viola
Luca Signorini - violoncello
e con la partecipazione di Massimiliano Ferrati - pianoforte
Musiche di: W.A. Mozart e B. Bartók
Nell'ambito della rassegna Musica in Santa Cristina - VIII edizione.
compagnia di danza DOT504 | Gender Bender Festival
Cinque strepitosi performers, scelti tra oltre 500 danzatori di tutta Europa, per un tour de force che affronta provocatoriamente il tema della violenza nella società contemporanea. Vittime e carnefici si fronteggiano attraverso movimenti circensi, pose e colpi che rimandano alla lotta greco-romana o alle arti marziali, mentre chi guarda è costretto a riflettere sul suo ruolo di spettatore passivo. Uno spettacolo in costante bilico tra l’orrore e il piacere, il male e lo humour. Vincitore del Dance Piece of the Year e dell’Audience Award al festival Czech Dance Platform 2015.
Coreografia: Jozef Fruček & Linda Kapetanea
Interpreti: Nathan Jardin, Joona Kaakinen, Knut Vikström Precht, Dano Raček, Tom Weksler
Musica originale: Vassilis Mantzoukis
Stage design: Jozef Fruček
Light designer: David Prokopič
Al termine dello spettacolo dell'8 novembre ci sarà un incontro informale con la compagnia ceca intorno allo spettacolo Collective loss of memory, presentato a Gender Bender. Un dialogo aperto al pubblico, condotto da Carmelo Antonio Zapparrata, giornalista e critico di danza.
conferenza di Paolo d'Angelo
Idee del paesaggio
Proiezione di documenti del grande cinema italiano: Antonioni, Pasolini, Rossellini
Questo appuntamento fa parte del ciclo Paesaggio, lo sguardo sull'invisibile sul tema del #paesaggio, esplorato con un approccio multidisciplinare ed interdisciplinare, attraverso incontri con studiosi e autori, che illustrano la loro visione con apporti di tipo antropologico, psicologico, cognitivo, filosofico, storico, artistico, archeologico, architettonico, urbanistico.
Il programma intero delle iniziative al sito della Regione Emilia Romagna.
Per info, iscrizioni e accrediti: paesaggioer@regione.emilia-romagna.it
Gender Bender Festival
YELLOW PLACE: idea, coreografia, interpretazione Mattia Russo, Antonio de Rosa.
I SEE THE PROBLEM, NOT THE SOLUTION: interpreti Ivan Mijačević, María de Dueñas López, Gašper Piano
In Yellow Place il colore giallo si fa luogo metaforico di incontro tra due sconosciuti, spazio in cui prende forma e si evolve la loro relazione, dal colpo di fulmine iniziale al sorgere del conflitto.
I see the Problem, Not the Solution è una performance coreografica e musicale, una riflessione sulla a volte complessa convivenza tra uomo e donna.
Gender Bender Festival
OURS coreografia e colonna sonora IDAN SHARABI
PLEASE ME PLEASE coreografia LIAT WAYSBORT
In Ours i due interpreti esplorano lo spazio e le forme alla ricerca dei possibili significati del concetto di “casa”, condividendoli con il pubblico sulle musiche di Joni Mitchell.
Please Me Please vede il protagonista trasformarsi in maniera stupefacente da uomo a donna, da oggetto di desiderio a soggetto desiderante, da ballerina a pornostar, con un unico obiettivo: quello di piacere al pubblico.
concerti di musica classica
1 novembre
Le vie di fantasie
Violino: Oleksandr Semchuk
Pianoforte: Leonardo Zunica
Musiche di O. Messiaen, T. Takemitsu, E. Stankovych, A. Hovhaness, K. Szymanowsky
3 novembre
BUNKA NO HI - Il giorno della Cultura
Soprano: Ai Nagasue, Takako Nagayama, Akané Ogawa
Mezzosoprano: Makiko Fukuda
Flauto dolce: Nozomi Shimizu
Pianoforte: Elisabetta Benvenuti, Eleonora Leonini, Yasuko Farina, Sae Takeuchi
Con la partecipazione straordinaria del violinista Cristiano Rossi
Musiche di H. Purcell, J. Pachelbel, J.S. Bach, A. Vivaldi, C.W. Gluck, J. Offenbach, C. Gounod e canzoni popolari giapponesi
Ingresso a offerta libera.
coreografia PALLE GRANHØJ | Gender Bender Festival
ROSE: Rite Of Spring Extended 2 RITE of SPRING Extended
Due riletture della Sagra della primavera a partire dal tema della perdita dell’innocenza: in Rite of Spring – Extended sette danzatori maschi sono alle prese con i riti di passaggio che li trasformeranno da ragazzi in uomini. Tutto al femminile invece ROSE, che vede in scena sette danzatrici e un pianoforte a coda, con l'esecuzione dal vivo dell'opera di Igor Stravinskij.
seminario intensivo con Barbara Calzolari
Nel mondo esistono solo 12 “Master Penman” certificati dalla prestigiosa associazione statunitense IAMPETH, e tra questi c’è la bolognese Barbara Calzolari, esperta calligrafa che ha raggiunto l’eccellenza nella sua arte ottenendo il riconoscimento nel 2015.
Primo seminario introduttivo alla scrittura corsiva. Nelle 7 ore di seminario, rivolto a venti fortunati apprendisti, si gettano le basi per una scrittura veloce ed elegante sotto la guida di una calligrafa di livello internazionale. Per info su costi e modalità di iscrizione contattare info@griffoanniversary.com
L’evento formativo fa parte del programma di Griffo, la grande festa delle lettere che coinvolge numerosi enti e istituzioni bolognesi, italiane e internazionali con il preciso obiettivo di riportare agli onori della storia Francesco Griffo da Bologna, il formidabile incisore a cui si deve l’invenzione del carattere da stampa corsivo oltre a riportare alla consapevolezza uno strumento prezioso che ci accompagna ogni giorno: le nostre lettere.
Progetto a cura di Associazione Francesco Griffo da Bologna inserito nel calendario di AIAP DX OFF 2015 International Graphic Design Week Milano
expo di Cristina Portolano in Casetta
In occasione del BilBolBul ( IX festival internazionale di fumetto), La Casetta dell'Artista è lieta di aprire le sue porte al pubblico per mostrarvi le opere di Cristina Portolano.
La mostra è visitabile solo su appuntamento dal 29 Ottobre al 25 Novembre 2015
per appuntamenti: lacasettadellartista@gmail.com
in morte di Pier Paolo Pasolini | inaugurazioen 31 ottobre ore 18:30
La mostra "Perfetta solitudine. In morte di Pier Paolo Pasolini", patrocinata dal Comune di Bologna, presenta il gruppo scultoreo realizzato dall'artista bolognese Adriano Avanzolini e ispirato all'omicidio di Pier Paolo Pasolini.
Il significato di tale opera, realizzata quaranta anni fa e mai esposta, è più che mai attuale per la forte denuncia che esprime. Il gruppo scultoreo, a rinnovarne il valore di riferimento concettuale, è interpretato dai fotografi Ivano Adversi, Andrea Samaritani e Beatrice M. Serpieri.
E' curatore dell'evento Graziano Campanini.
La mostra è visitabile nei giorni feriali dalle ore 16 alle ore 20.
Giuseppe De Mattia | le liane sono cadute nel giardino di mia madre | opening
Secondo appuntamento della serie "Le liane sono cadute nel giardino di mia madre". Continua quindi, dopo "Defrag" di Jacopo Casadei il progetto di LOCALEDUE che indaga diversi usi del segno all'interno di un pratica artistica.
Giuseppe De Mattia mostra la volontà di attuare una pratica rivelatrice, consapevole e ironica complice della complessità linguistica di ogni manifestazione estetica. L'autore è interessato alle strutture subliminali di certe consuetudini, al ruolo della tecnica nella produzione e nella limitazione di nuovi immaginari.
"Made in Germany" è un'opera avviata nel 2002 collezionando foglietti LAMY – Made in Germany, quelli che i rivenditori di penne tengono sul bancone affinché gli avventori possano provare il prodotto. L'evoluzione dell'archivio, che è arrivato a contare oltre mille esemplari fino a raggiungere una definitiva composizione che ne preserva solo 70, racconta di un intento specifico. L'opera è specchio della ricerca portata avanti da De Mattia nell'ultimo decennio e comunica l'attitudine ludica dell'autore a sovrapporre con ambiguità mondi paralleli, col fine di suggerire i limiti imposti dalla relatività di ogni sistema di pensiero.
A seguito della mostra sarà pubblicato per Danilo Montanari Editore un libro sul progetto.
(Italia/1970) di Francesco Rosi (101') Introduce Alberto Bertoni
Dal romanzo Un anno sull'altipiano di Emilio Lussu, una rievocazione della Prima guerra mondiale in chiave antimilitarista, dominata da un criminale in uniforme, il generale Leone (Alain Cuny), mostro di cinismo e ottusità che manda al macello i suoi soldati per appagare la propria vanagloria. Rosi prosegue (dopo Monicelli) la rivisitazione antiretorica della Grande guerra: "L'ambientazione del film si distacca dall'affresco bellico magniloquente puntando sull'esemplare crudezza dei nudi fatti della guerra di trincea. Eppure tra i fotogrammi aleggia incorporea la stessa essenza esemplificata dal colonnello Dax in Orizzonti di gloria: lo spirito del Destino o della Storia" (Stefano Socci).
Introduce Alberto Bertoni (Università di Bologna)
Copia proveniente da CSC - Cineteca Nazionale
In collaborazione con Biblioteca "Ezio Raimondi" Dipartimento di Filologia Classica e Italianistica dell'Università di Bologna
(Riaba, ma poule, Russia-Francia/1994) di Andrej Končalovskij (117')
Končalovskij ritorna in Russia e ritorna ad Asja, il personaggio del suo secondo e più celebre film. La vita nel villaggio, ripresa nell'immediatezza della macchina a mano, incrocia le fantasie della protagonista, colta in svagate conversazioni con la gallinella Rjaba. Si parla per metafora d'un paese incattivito nel sogno d'arricchirsi, ma il sentimento che circola è il disincanto e forse la blanda regressione verso un'utopia che ha al centro il valore della terra. "Secondo l'aristocratico Končalovskij i russi sono antropologicamente incapaci di dinamismo, competizione e attivismo, immutabili nella loro propensione alla chiacchiera e alla bisboccia; i russi non cambieranno né possono cambiare, non diventeranno mai democratici, per loro l'autodistruzione è più che un destino, un'autentica appagata vocazione" (Lietta Tornabuoni).
(USA/2015) di Pete Docter (94'). Animazione. Dai 6 anni in su
Il marchio Pixar è sinonimo di qualità per chi (grande o piccolo che sia) ama l’animazione. Tanto più che a dirigere è quel Pete Docter che ha firmato capolavori come Up e Monsters & Co. L’idea sta già tutta nell’ossimoro del titolo, quel ‘dentro fuori’ che in inglese si traduce come ‘a rovescio’. Protagoniste sono infatti le emozioni dell’undicenne Riley, Gioia, Tristezza, Rabbia, Disgusto e Paura, che il film immagina come cinque esserini che dal loro Quartier generale governano i comportamenti della bambina. Esplorare i meandri della mente umana non è mai stato così divertente...
Animazione. Dai 6 anni in su
(Dom durakov, Russia-Francia/2002) di Andrej Končalovskij (104')
Al culmine della guerra cecena, un manicomio viene abbandonato a se stesso e pratica un'autogestione dagli esiti meno artistici del Marat-Sade di Peter Brooks; lo scenario di follia, tenerezza, crudeltà, humor e umano sperdimento avvicina semmai il film a un Qualcuno volò sul nido del cuculo in chiave antimilitarista, girato però con molti ospiti dell'istituto psichiatrico in qualità di attori e molta macchina a mano. Tutto sembra muoversi intorno a una bella fisarmonicista che pensa d'essere fidanzata al rocker Bryan Adams (che c'è davvero nel film, e guida cantando Have You Ever Really Loved a Woman?) ma, quando i soldati occupano il manicomio, s'innamora di uno di loro: follemente. (pcris)
(Francia/1994) di Jacques Audiard (90')
Nel seguire i destini di quattro personaggi e del loro vagabondare, il film ha una scrittura che muta nelle tonalità e che cattura poco alla volta lo spettatore, come tendendogli una trappola, una suspence che poi si dissolve e svela i vari elementi. Ai suoi esordi nella regia, Audiard mette in scena con un impeccabile ritmo, la meccanica degli accadimenti, quel loro incrociarsi, negli intervalli tra un tempo e l'altro. (Luisa Ceretto)
(Shy People, USA/1987) di Andrej Končalovskij (118')
Jill Clayburgh, giornalista di "Cosmopolitan", lascia il suo sofisticato attico tra le nuvole e plana nelle paludi della Louisiana, decisa a fare un servizio su quel mondo misterioso e sulle proprie radici familiari. Cruciale l'incontro con la cugina Barbara, che vive in profonda simbiosi con segreti e magie del Sud. Končalovskij si muove nelle terre (letterarie) di Caldwell e di Faulkner, ma "per me, è la storia di un'americana che si ritrova in Siberia. Le paludi sono la Siberia americana". "I diffidenti è uno dei grandi film visionari degli ultimi anni. Un film sulla differenza tra due donne, e sulla membrana sottile tra la vita e la morte. Parla di vendetta e di odio, di madri e di figlie, e di solitudine. E suggerisce che i legami familiari sono i più importanti al mondo" (Roger Ebert).
(Un prophète, Francia-Italia/2009) di Jacques Audiard (150')
L'educazione criminale del giovane Malik in un carcere francese controllato dalla malavita corsa. Un film duro, implacabile nella trama, nel ritmo, nello stile. Nel solco della tradizione del polar francese. "Con accorgimenti formali che sembrano omaggi al Robert Bresson di Un condannato a morte è fuggito e altri che rimandano invece a Il buco di Becker, Audiard conferisce corpo e volume a una scala gerarchica di potere strutturata come una piramide alimentare. Audiard, messo in moto il suo gioco, lascia che sia il gioco stesso a determinare il movimento del film. Il profeta, in questo senso, è una autentica lezione di cinema" (Giona A. Nazzaro).