La Grande Bocca che divora tutto, anche sé stessa
Quanto è una rivista di letteratura speculativa.
"La Grande Bocca che divora tutto, anche sé stessa" (dicembre 2019) è il secondo numero pubblicato.
Ne parlano Giovanni Cavalleri (direttore creativo di Quanto), Zeno Toppan (direttore editoriale di Quanto) e Nicola Feninno (direttore di CTRL Magazine)
"All'alba dell'arte digitale. Il Festival Arte Elettronica di Camerino" (mimesis edizioni)
Saranno presenti Silvia Bordini e Francesca Gallo, curatrici del volume, e Paola Lagonigro, autrice.
Con loro ne discuteranno: Piero Deggiovanni, Fabio Belletti, Franco Iannelli e Nino Iorfino.
due libri stradebianche
RIPRENDIAMOCI TUTTO Per i cinquanta anni di Stampa Alternativa
Presentazione del libro La vita trema di Daniela Piretti
(Strade Bianche di Stampa Alternativa)
Anteprima del libro Riprendiamoci le parole manualetto per riconnettere parole e pensiero
di Serena Luciani (collana i nuovi bianciardini/stradebianche)
incontro con le autrici e l'editore Marcello Baraghini
mostra | Art City Segnala
Mostra a cura di Lodovico Pignatti
Una strada di campagna, uno scorcio urbano da una prospettiva insolita, una figura che cammina con una valigia, sono alcuni degli attimi descritti in punta di pennello da Mariarosaria Stigliano, immagini di un istante sospeso che raccontano il vento.
Il colore, a volte acceso nei rossi di un segno nervoso ed a volte velato dal riflesso di una luce notturna, è lo strumento che ci guida nelle trame dipinte in ognuna delle opere in mostra ed invita ad entrarvi.
Sono storie rumorosamente silenziose che ci parlano di un altrove incredibilmente vicino ma inafferrabile, così chiaro eppure completamente misterioso.
Fino al 29 febbraio 2020 martedì-sabato ore 17-20
Orari di apertura Art City Bologna:venerdì 24 gennaio ore 17-20, sabato 25 gennaio ore 16-24, domenica 26 gennaio ore 16-20
Ingresso gratuito
mostra | Art City Segnala
La mostra pone a confronto tre serie di opere di nuova realizzazione che ampliano e approfondiscono a livello formale e concettuale la ricerca alla base della sua produzione artistica da una decina di anni, un’indagine sulle possibilità documentative della forma nella sua capacità di aderire al fenomeno in cui la materia è intesa come campo d’azione di leggi fisiche e camera di registrazione dei loro effetti.
Le sue opere spesso costituiscono una sfida per chi osserva: l’occhio è continuamente interrogato, istigato al dubbio, stimolato a ricostruire la dinamica del processo che ha generato il lavoro. La pratica di Cantori (che include scultura, installazioni, video e fotografia nelle sue più svariate articolazioni) tenta di rimodulare fenomeni scientifici, come quelli celestiali, cinetici o luminosi, senza dimenticare il bilanciato aspetto estetico del risultato finale. Se in molti lavori precedenti l'opera era l'analogo plastico o visivo di una fase di un processo sottratta all'istantaneità e trasformata in oggetto a sé stante, in queste ultime opere sembra che ci sia un’ulteriore evoluzione. Un processo di trasformazione fisico, chimico o meccanico viene applicato a un oggetto di partenza con l’intento di farne scaturire le proprietà nascoste e forzarlo a rivelarsi. Tuttavia l'esito di tale operazione si concretizza in oggetti altri che si presentano in qualche modo come il negativo dei primi (di cui rilevano aspetti e proprietà latenti), ma anche come entità autonome e misteriose, governate da un'altra semantica.
La serie Untitled (1:1 Map) 2019 è formata da calchi in alluminio di mappe cartografiche che materializzano un’accurata indagine sulla materia e la forma in termini poetici e sperimentali. Elia Cantori è interessato alle registrazioni degli istanti, a immortalare e congelare azioni elementari fermando il tempo. In alcuni lavori, come quelli della serie Untitled (Photopsyche) 2018/2019, l’artista utilizza la fotografia non come medium ma come materiale, sfruttando la capacità della carta fotosensibile di registrare e imprimere la luce, intendendo quest’ultima come uno “stampo” e utilizzandola come materia. L’installazione ambientale Untitled 2020 materializza infine un’impossibile doppia assenza, quella dell’oggetto-matrice (una lastra di vetro frantumata) e quella della sua forma originaria, imperfettamente ricostruita dalla disposizione lineare dei frammenti.
Dal 23 gennaio al 21 marzo 2020 martedì-sabato ore 15-19.30
Orari di apertura Art City Bologna:venerdì 24 gennaio ore 10-20, sabato 25 gennaio ore 10-24, domenica 26 gennaio ore 10-18
Ingresso gratuito
un libro di Leonardo G. Luccone
Leonardo Oblique Luccone torna in libreria per presentare La casa mangia le parole (Ponte alle Grazie). L'autore ne parla con Luca Bottura.
mostra collettiva | Art City Segnala
Figurabilia
mostra collettiva a cura di Antonella Cinelli e Roberta Dallara in collaborazione con Edizioni Pendragon, con opere di Antonella Cinelli, Roberta Dallara, Erica Fuschini, Cristina Iotti, Ilaria Margutti, Roberta Serenari, Vania Elettra Tam, Roberta Ubaldi.
Figurabilia nasce dall’esigenza di un gruppo di artisti professionisti italiani che hanno fatto della pittura figurativa e della grande perizia tecnica la propria cifra distintiva. Consapevoli di essere i depositari di saperi millenari, legati a tecniche e forme espressive uniche, hanno sentito il bisogno di ritrovarsi e creare un momento di confronto sulle tematiche della pittura e del disegno realista all’interno della contemporaneità.
Gli artisti sono stati invitati ad esporre opere create durante l’ultimo anno che ritengono di particolare interesse per la propria ricerca stilistica. La mostra dunque si configura come un sunto del lavoro di ricerca più recente, completamente svincolato da esigenze di mercato, un momento di puro confronto e crescita. L’iniziativa nasce dal basso, con l’esigenza primaria di creare la possibilità di un confronto diretto tra gli artisti, al fine di crescere professionalmente, culturalmente e tecnicamente.
Per questa prima edizione è stato invitato ad un incontro aperto sul tema della pittura iconica nella contemporaneità il critico d’arte e curatore Carlo Micheli, responsabile per oltre trent’anni dell’ufficio mostre del Comune di Mantova, che venerdì 24 dialogherà con le artiste (allo Spazio Menomale – via de’ Pepoli 1/2).
E sempre in linea con l’obiettivo di scambio fra le diverse discipline artistiche collaborano con Figurabilia le Edizioni Pendragon, che realizzeranno all’interno dell’evento una rassegna di incontri con autori sul tema: illustrazione, fotografia e pittura in dialogo con la pagina scritta.
Sono in programma inoltre workshop e dibattiti tenuti da artisti professionisti, per professionisti e non, al fine di creare un laboratorio aperto e un dibattito attorno alla figurazione.
Scopri il programma degli incontri
Orari di apertura ART CITY Bologna:venerdì 24 gennaio ore 17.30-22, sabato 25 gennaio ore 16-24, domenica 26 gennaio ore 15-20
Ingresso gratuito
Una selezione di opere rimarrà in esposizione fino al 21 febbraio 2020 presso la Odeon Gallery (via Mascarella 3)
un libro di Caludio Metallo
Claudio Metallo torna a trovarci in libreria con il suo nuovo romanzo, sempre edito da CasaSirio Editore: Tutti sono un numero.
Ne parla con Antonella Cignarale di Report.
presentazione del libro
Presentazione del libro I racconti di Rainwater Pond di Billy Roche (Battaglia Edizioni).
Modera l'incontro Andrea Donaera insieme alla traduttrice Beatrice Masi.
mostra | Art City Segnala
“Un’altra storia” - mostra di Luca Capuano e Camilla Casadei Maldini – propone una serie di opere tese a riflettere sul concetto di “dimenticanza e rimosso”, riferendosi nello specifico al periodo coloniale italiano nell'Africa Orientale e nel Mediterraneo ma in generale a tutte le tracce, i ritrovamenti, i processi reali che sono stati e sono tuttora “oggetto di rimozione” da parte delle istituzioni e della società civile.
Il lavoro, parte del più ampio e complesso progetto “Rimosso d’Oltremare”, combina immagini di documentazione realizzate nelle ex-colonie – tra cui Etiopia, Eritrea e Albania – a prelevamenti d’archivio, immagini off camera, object trouvé, piccole collezioni e video.
La rimozione non solo produce la desolazione dell’amnesia, ma falsifica le possibilità di analisi del reale, agisce sulla memoria e quindi sull'identità, sulle rappresentazioni e sulle narrazioni collettive, rendendole isteriche, tendenziose e dissociate. Si manifesta così un rappresentazione distorta della storia e del presente, che genera copioni contraffatti e sotterranei, testi e recite bugiarde.
In questo terreno si manifesta l'aspetto pragmatico e crudele della rimozione, la lama del coltello: l'amnesia lascia nello spazio intorno a noi dei “residui”- che siano politici, ideologici, culturali – delle rovine, degli spettri che tornano in vita nel contemporaneo con una forza ancora più aggressiva e destabilizzante. È proprio in questi spazi residuali, in questa zona d'ombra che “Un’altra storia” trova il suo materiale di elaborazione e intervento. È proprio questa domanda “aperta”, questa possibilità di interrogare, di chiedere agli oggetti così come ad un archivio, a un sistema museale come ad una collezione, che ci permette - certo chiedendo aiuto a quella condizione di costitutiva ambiguità e irragionevolezza delle immagini che ci consente infinite possibilità di ri-semantizzazione e combinazioni di senso - di non chiuderci in sistemi di pensiero dogmatici, di evitare i paradigmi, di moltiplicare gli strumenti di lettura, i sistemi di rappresentazione e le narrazioni del reale.
Mostra fotografica a cura di Viviana Gravano
Fino al 6 marzo 2020 martedì-venerdì ore 15-19, sabato su appuntamento
Orari di apertura Art City Bologna:venerdì 24 e domenica 26 ore 10-20, sabato 25 ore 10-24 | ingresso gratuito
Ingresso gratuito
Tradurre la letteratura afroamericana
Leonardo Taiuti e Massimilano Bonatto dialogano con Lorenzo Mari.
“Transla(c)tion” – un percorso di incontri e di riflessioni sull’importanza della traduzione, delle traduttrici e dei traduttori, nel lavoro editoriale e culturale.
presentazione
Presententazione del libro di Maria Paoloni ALTRA STAGIONE (Giraldi editore, 2019)
Letture di Patrizia Raggi e Maria Paoloni
mostra | Art City Segnala
Un wormhole è un'ipotesi del mondo quantistico che prevede l'esistenza di un tunnel che possa mettere in comunicazione uno spazio o una peculiarità dello spazio con un'altra.
Non è solo l'ipotesi di un movimento più veloce tra due parti ma anche una condizione che permette a chi lo attraversa di mutare inclinazione e quindi destino.
Questo wormhole nel suo percorso racchiude una singolarità che addensa in un punto quello che non poteva essere contenuto nello spazio.
Dal 12 gennaio all'8 febbraio 2020 ore 10-12:30 e 15:30-18:30
Orari di apertura Art City Bologna:venerdì 24 e domenica 26 gennaio ore 16-20, sabato 25 gennaio 16-24
Ingresso gratuito
La Meglio Gioventù | Stagione 2020
Il filo conduttore è un viaggio, assolutamente a piedi tra serenate e ballate, ninne nanne e tarantelle d’amore, ritmi frenetici e saltarelli sempre attenti a coinvolgere il pubblico e farlo “camminare” sulla musica.
Ambrogio Sparagna in un progetto vocale-strumentale che permette di conoscere più da vicino la maestrìa compositiva e la passionalità interpretativa di uno tra i musicisti più importanti nel panorama della nuova musica popolare italiana e grande virtuoso di organetto.
In questo “Viaggio in Italia” il repertorio esplora la tradizione musicale di area italiana attraverso una serie di brani originali composti da Ambrogio Sparagna e accompagnati da una piccola orchestrina di strumenti del poliedrico Erasmo Treglia che vanno dalla conchiglia alla ghironda, dalla torototela alla ciaramella.
mostra personale | Art City Segnala
Migrazione del reale getta le sue basi nel profondo interesse che Vaccari ha avuto, fin dal 1975, per i sogni cui ha dedicato, oltre che ben cinque esposizioni in tempo reale, una vasta produzione di opere strettamente legate ai sogni fatti da Vaccari stesso nell’arco di quasi quarant’anni.
Già con la partecipazione alla Biennale del 1972 aveva rinunciato alle tradizionali prerogative dell'artista riservandosi il ruolo di innescatore di processi, installando una cabina Photomatic e una scritta sul muro che invitava i visitatori a lasciare una traccia del proprio passaggio. L’azione aveva poi uno sviluppo logico prevedibile nelle sue linee principali. Ma quando poi nelle esposizioni in tempo reale fa la sua comparsa il sogno, «il ruolo di "controllore a distanza" si dissolve a sua volta in quanto il sogno funziona da attivatore di realtà – come spiega lo stesso artista - cioè da pretesto per dirottare verso esiti imprevisti, verso il reale inaspettato, una situazione apparentemente definita».
A partire dai primi anni ’80, Vaccari inizia una singolare pratica artistica annotando minuziosamente e illustrando su quaderni i propri sogni, realizzando nei decenni un poderoso corpo di opere caratterizzato dalla dissoluzione, dall’eclisse del soggetto.
«Ci tengo a chiarire che, del sogno, non mi interessa la dimensione surreale – scrive Vaccari in un testo del 1985 - o straniante, aspetti dello straordinario e dell'eccezionale, e neppure quella psicanalitica. E’ la dimensione “reale” del sogno ad attirarmi. Il mondo reale si è svuotato di realtà mentre questa, contemporaneamente, è migrata verso il territorio del sogno».
Ma un’altra immagine complica il rapporto tra sogno e realtà. Migrazione del reale mette in scena un’installazione video in cui l’asteroide interstellare Oumuamua incombe in uno spazio siderale forse più vicino di quel che pensiamo. La realtà si mostra in tutta la sua dimensione onirica e sogni e incubi sembrano acquistare un peso più che reale. Oumuamua, Messaggero che arriva per primo da lontano come potrebbe venirne tradotto il nome, primo oggetto interstellare a incrociare letteralmente i piani orbitali dei pianeti del sistema solare per poi proiettarsi di nuovo nello spazio profondo, esiste reale come un sogno premonitore.
Orari di apertura:
fino al 21 marzo 2020 martedì-sabato 10:30-13:30 e 15-19:30
Orari di apertura ART CITY Bologna:venerdì 24 gennaio ore 9-20, sabato 25 gennaio ore 9-24, domenica 26 gennaio ore 10-20
Ingresso libero
La Meglio Gioventù | Stagione 2020
Quattro diversi personaggi raccontano l’eterna storia di Pulcinella: servo irriverente, figlio disubbidiente, trasgressore vittima del potere, ma forza vitale in grado di risollevarsi e rinascere, sullo sfondo di una Napoli che svela la sua crudeltà e la sua bellezza.
Pulcinellesco è un monologo d’attore in maschera, che racchiude il ventennale lavoro di Valerio Apice e la sua originale interpretazione della Commedia dell’Arte.
Con l’ausilio del video in scena, della tecnica d’improvvisazione, della recitazione antata, Pulcinellesco è un viaggio attraverso una tradizione napoletana ricca di contaminazioni e reinvenzioni.
di e con Valerio Apice
consulenza letteraria Giulia Castellani
maschere Fabio Butera
video in scena Tommaso Scorteccia
costumi Luciana Strata
testi canzoni Valerio Apice
musiche di Cose doppie, Mamma mia, Ninè, Perepé Vincenzo Mercurio
arrangiamenti, elaborazione musicale, chitarra classica e battente Salvatore Familiari
coarrangiamenti e realizzazione tecnica Fortunato Serranò
fisarmonica Vittorio Romeo
mandolino, chitarra acustica e percussioni Peppe D’Agostino
produzione Teatro Laboratorio Isola di Confine
La Meglio Gioventù | Stagione 2020
Una Sposa in attesa, aspetta. Da un minuto, da una eternità. Una perdita di identità. Un blocco che la immobilizza. Che cosa sta aspettando? Che cosa le impedisce di andare avanti? Un passato che disgrega il presente e lo rende instabile. Un futuro incerto, buio, ignoto.
Cosa ne sappiamo noi di quanta paura prova e di quanto coraggio ha bisogno la crisalide nel momento della schiusa. Non è più quello che era, non sa cosa la attende, ma non ha altro modo di sopravvivere se non quello di lacerare il bozzolo che fino a quel momento l’aveva fatta sentire al sicuro e lanciarsi nel vuoto.
Un viaggio attraverso la memoria dei ricordi, che con la stessa forza e delicatezza che può avere il primo vagito la riportano al suo vero io. Peripezie buffe, divertenti, rocambolesche che partono dall’infanzia nell’orfanotrofio fascista, fino all’incontro con il primo amore. Un passato e un presente a confronto. A traghettare la sposa in questa avventura sarà un Orsacchiotto gigante. Un Caronte di peluche la catapulta in contesti e situazioni sempre nuovi, manovrando la scena che diventa una stanza senza tempo. La forza dell’onestà e il coraggio della verità semplici e sincere di queste storie che tornano in mente alla sposa, come piccole luci in un sentiero in penombra, la aiutano a ritrovare la strada.
«Lo spettacolo, a carattere autobiografico, prende vita dal ritrovamento di un quaderno di poesie appartenuto a Maria Grazia Botticelli, mia nonna materna. Questa scoperta ha portato ad una indagine sulla storia della mia famiglia andando indietro per quattro generazioni. Il ricordo è il modo più efficace che l’uomo ha per vincere la morte e diventare immortale. Lo spettacolo vuole essere un rituale celebrativo di una vita esemplare di una persona che non c’è più.
Oltre al tema del ricordo, centrale nell’opera è anche il tema dell’attesa: l’horror vacui che rende immobile l’essere umano per la paura di sbagliare, contrapposto all’agire e al vivere fino in fondo. Per capire dove si deve andare, bisogna prima imparare a conoscere se stessi. È a questo punto che la tematica dell’identità connette i due personaggi: per Maria Grazia riguarda la propria famiglia “ignota” e per la sposa l’offuscamento e successivo ritrovamento della propria essenza.
Un’altro tema affrontato nel finale dell’opera è il perdono ma inteso come perdono generazionale che libera tutti. Perdonare le figure assenti e mancanti, che hanno segnato tutte e quattro le generazioni, per dare spazio alla fiducia e alla speranza per un futuro in cui ognuno deve seguire la propria “via”. Gioia di vivere, forza e leggerezza: questa è l’eredità che Maria Grazia ci ha lasciato e che si vuole trasmettere al pubblico.»
Cristel Checca
di Cristel Checca
con Cristel Checca e Alessandro Balestrieri
mostra | Art City Segnala
OTTO Gallery sceglie di presentare per la prima volta in Italia, dopo le mostre realizzate da Studio d’Arte Cannaviello negli anni 80, una parte meno nota, ma non per questo meno significativa, della ricerca artistica del grande maestro svizzero, la sua produzione pittorica. Eclettico e multiforme, l’universo linguistico di Urs Lüthi si apre dagli anni 60 ad oggi alle più svariate forme mediatiche, che fanno della sua opera un insieme estremamente sfaccettato e complesso. Dalla fotografia alla scultura, dall’oggetto alle edizioni, dalla performance al video fino all’installazione, Urs Lüthi non tralascia la pittura che esplora nei primi anni 80 e per la durata di un decennio, sperimentando un nuovo linguaggio tra continuità e rottura.
Nelle grandi tele figurative dipinte ad acrilico e poste nelle sale espositive della galleria in dialogo con cicli diversi di autoritratti scultorei, campeggiano sovrapponendosi gli uni agli altri corpi femminili e maschili ora stilisticamente declinati come rappresentazioni foto-realistiche di nudi quasi classici, ora come figure comiche simili a fumetti o a divertite esecuzioni vicine all’elementarietà del graffitismo. E’ una pittura volutamente banalizzante e ironica, indifferente a tecnicismi e qualità estetiche primarie, che affronta il rapporto esistenziale, di senso tra l’individuo e la sua identità, il corpo e il suo doppio; ma soprattutto il medium pittorico in Urs Lüthi sembra deputato a dare forma e carne ai sentimenti e alle emozioni: gli universi emozionali legati all’amore e alla morte e le pulsioni umane universali più inconfessabili e profonde sono rappresentati in questa serie di autoritratti pittorici tramite una strategia di rispecchiamento dove l’immagine dell’artista diventa la metafora attraverso cui la condizione umana si mostra.
Parallelamente l’indagine pittorica nell’artista svizzero assume anche la forma di partiture decorative svolte con pittura nitida e impersonale: composizioni di campi di colore astratti creano sequenze di pattern geometrici che fanno da pendant alla pittura di corpi dando vita a dittici seducenti. Sono “opere in cui Lüthi compare misteriosamente avviluppato nella pienezza di una pittura scarna eppure concreta, quasi plastica o tattile nel suo linearismo, e in cui hanno trovato posto identità di altro tipo. […] e pur nella diversità di un linguaggio che pare essersi radicalmente trasfigurato, Lüthi rimane come sempre se stesso: ci sono l’azione, l’ironia e quella sua inequivocabile verve che trasforma l’ironica assurdità in un valore su cui meditare.” (L. M. Barbero, Just another travel for Lüthi)
Orari di apertura:
dal 18 gennaio al 10 aprile 2020 martedì-sabato ore 10:30-13 e 16-20
Orari di apertura ART CITY Bologna:venerdì 24 e domenica 26 gennaio ore 10-20, sabato 25 gennaio ore 10-24
Ingresso libero
Stagione teatrale per bambini e famiglie
Il segreto del bosco è uno spettacolo che usa come linguaggio il teatro di figura (21 pupazzi in gomma piuma dipinti, creati dal Maestro Mario Mirabassi) e il teatro d’attore (2 attori). Ha partecipato a 3 festival internazionali (Grado, Lugano e Locarno) ottenendo un notevole successo di pubblico e critica.
Il segreto del bosco ci racconta una paradossale storia notturna sulla diversità, sul riconoscimento di sé e sul pregiudizio. Un’avventura che alterna toni delicati, leggeri ed ironici e che vede protagonisti due animali (una civetta e un pipistrello) spesso visti in modo negativo e sinistro. Essi si rivelano creature delicate, timide, sognatrici, portatrici di valori e sentimenti universali quali
l’amore, la tenacia, l’amicizia. Due creature essenziali per l’eco-sistema ed oggi in pericolo di estinzione. Due animali notturni che hanno un singolare destino: avere molte cose in comune ma essere tra loro molto lontani perché l’uno è il predatore dell’altro.
Stagione teatrale per bambini e famiglie
Verrà costruita con le sedie la “pista del circo” all’interno della quale avverrà lo spettacolo dove i bambini diverranno protagonisti. Il presentatore animatore Vittorio sarà aiutato da un Pierrot-animatore Rita, che indosserà per l’occasione maschere a cappello in spugna, pupazzi, marionette anche all’inglese e animerà tantissimi personaggi del magico mondo del circo; nel finale a sorpresa tutti i bimbi nuoteranno nel grande mare, animato dai genitori al tempo di musica. E dopo un ballo suonato col violino giungerà un dolce regalo…
Tecniche: Teatro di marionette e pupazzi mossi a vista, coinvolgimento diretto dei bambini che diverranno i protagonisti del circo.
Musica dal vivo con violino e ocarina.
Uno spettacolo per tutta la famiglia dai 2 ai 99 anni.